I regali di Budrieri (Berti era da Inter)

22 Dicembre 2016 di Stefano Olivari

Nicola Berti

Il giorno dopo Inter-Lazio è un giovedì come tanti altri, per lo meno al Champions Pub. L’attentato islamico di Berlino, l’ambasciatore russo ammazzato ad Ankara e il modo in cui Poletti vede gli italiani all’estero sono argomenti banali, buoni giusto per riempire un Tg di provincia con in coda il servizio sul menu di Natale nelle varie regioni. E ovviamente scompaiono di fronte al 3-0 con cui i nerazzurri hanno battuto la squadra di Simone Inzaghi a San Siro, chiudendo il loro travagliato 2016. Il Gianni, il Walter, il Franco e Budrieri hanno seguito la partita dal loro secondo anello rosso, di fianco alla tribuna stampa dove Max e Vincenzo erano accreditati per SuperMegaInter.com, che non era la peggiore testata fra quelle presenti. Così anche oggi, mentre il mondo brucia, nella periferia ovest di Milano il parlare di calcio è l’unica cosa che tenga attaccati alla vita insieme agli sconti 30% del Simply, al video poker, al centro massaggi Tuina, al Nails Paradise e alle foto fintamente rubate di Belen e Iannone.

Sono le due del pomeriggio e Paolo-Wang sta servendo agli impiegati della Tuboplast il peggior caffé dell’anno. Tanto sono tutti impegnati a pensare al Natale, sperando di non avere regalato alla coppia di amici lo stesso cofanetto ‘Gourmet Relax Wellness’ dell’anno scorso, con il Motel 69 di Limbiate come migliore soluzione. In ogni caso per i regali hanno dovuto ricorrere al credito al consumo, quasi tutti tramite una finanziaria controllata dai vecchi Tong. Stamattina in quel che resta dell’azienda si è brindato e fatto team building, con Tosoni che gridava ‘Siamo i più forti, operiamo in un settore anticiclico’ mentre gli impiegati si ingozzavano di panettone Balocco scaduto lo scorso 30 aprile e di uno spumante sgasato che Ping ha fatto arrivare da Prato, sotto gli occhi attenti di José Luis, il portinaio originario del Nicaragua che nella guardiola tiene i poster di Somoza, Edy Bivi e Mikaela Calcagno, per motivi diversi suoi punti di riferimento. Mentre a Mariella scivolava qualcosa di simile a un candito dentro al Wonderbra, Il cavalier Brambilla ha tenuto un discorso commovente sui valori fondativi della Tuboplast e Cogodi ha dato appuntamento a tutti per il giorno 9: “Godetevi le feste in famiglia, perché nella vita il lavoro non è tutto”. È seguito un lunghissimo applauso, così il responsabile delle risorse umane Cogodi ha deciso di rinviare a Santo Stefano la comunicazione, via mail, che la Tuboplast riaprirà sì il 9, ma il 9 febbraio e a Timisoara, non più in via Novara.

Paolo-Wang ride delle tristi vite di questi microservi che discutono del ritardato arrivo del Milan a Doha citando charter presi in viaggio di nozze alle 3 del mattino da Villafranca per risparmiare 6 euro, ma le cose non stanno andando bene nemmeno a lui. Michael è infatti stato arrestato dalla polizia irlandese mentre si trovava negli uffici della Algoritmic, da dove mandava tweet minacciosi a Dolores O’Riordan, corredati di sue foto con i pantaloni abbassati. Essendo Budrieri impegnato su più fronti, il portafoglio della finanziaria dublinese è stato così analizzato da Paolo, che ha trovato bond con una duration media piuttosto lunga (circa 132 anni, praticamente dei perpetual) e un rischio paese abbastanza sbilanciato (molta Grecia, molto Venezuela è un po’ di Etiopia: visto che lì si prevede un abbassamento dei tassi allora Michael si è caricato di cedole fisse, e poi il birr è considerato da molti analisti una valuta rifugio). Quanto alle azioni, Michael ha liquidato tutte le posizioni per acquistare una quota di minoranza della Sino Europe.

Il suo stipendio settimanale, 40 euro, Zhou l’ha invece investito tutto sul concerto della Vanoni, lunedì sera al Dal Verme. Ha pianto. E rimpianto l’epoca in cui a Milano si discuteva Strehler, mentre adesso a teatro ci sono quasi soltanto musical tradotti alla cazzo di cane e cantati peggio, per un pubblico vestito a festa che Zhou equipara al CFO di Albenga, al personal shopper di Cividale e al business consultant di Pescara.

Lifen è bellissima e triste, ma le botte di padre e nonno non c’entrano, pur avendole prese anche ieri sera perché l’avevano beccata a guardare Dance Dance Dance invece che a cucire le borse che le avevano assegnato. Martedì è uscita con Samantha, Ylenia e Hadiya per la loro cena di Natale, per una volta non al Calafuria ma da Edo Yu un All You Can Eat asiatico di corso Sempione. Una vera botta di vita, conclusa con una puntata al Jazz, dove Samantha e Ylenia si sono messe a sbavare dietro a Nicola Berti, che quando loro nascevano si era quasi già ritirato dal calcio giocato. Un po’ su di giri ma sempre molto simpatico, l’ex centrocampista dell’Inter ha intrattenuto le ragazze mentre Lifen, che non odia il calcio ma semplicemente ritiene che i cinesi non ne capiscano un cazzo, ha visto nientemeno che Erminio Ottone, che del Jazz Café ha scritto la storia e che per una giovane cinese rappresenta l’uomo italiano ideale: spiritoso ed etico, affascinante e umile, brillante e profondo, Erminio ai suoi occhi ha un solo difetto. È fidanzato. La guida morale della Milano di Bobone e Fernanda Lessa, di Matteo Cambi e Aida Yespica, di Galante e Ana Laura Ribas, adesso è un uomo maturo, forse un po’ imbolsito ma sempre irraggiungibile. Così Lifen ha accettato la discreta (le ha messo una mano sul culo un secondo dopo il ‘Cosa fai nella vita?’) corte di Jacopo, giovane manager della posse di Erminio, reduce da un furto subito in casa: il fatto che non siano stati zingari (è stato rubato anche l’argento, che gli zingari di solito non toccano) e che non siano stati portati via mobili (specialità sudamericana, più della rabona e alla pari con il furto di Red Bull) ha indotto la polizia a seguire la pista georgiana. Giustamente bisogna rispettare tutte le culture, senza cedimenti verso la xenofobia: se vengono in Italia per rubare, dobbiamo trasformare questi furti in poesia, integrazione, musica. Ma prima c’è comunque il ritorno al Mattarellum.

Max è disperato, al punto di integrare i 100 euro mensili (pagamento 360 giorni fine mese data fattura) di SuperMegaInter.com con collaborazioni da cameraman per Luana, quando fa porcate con clienti che vogliono essere ripresi. Ieri pomeriggio, prima di andare a San Siro, un’ora di girato con la sua compagna di banco delle medie e una coppia di mezza età, con mascherine come nemmeno nelle tivù locali degli anni Ottanta quando gente impresentabile si spogliava in stanze arredate soltanto con un ficus e un divano di Aiazzone, con il sottofondo di Fausto Papetti. Queste riprese hard non sono comunque le cose più degradanti della sua esistenza, che rimangono i post sulla carica data da Zhang alla Pinetina o sulla rinascita di Banega. A metà strada stanno le uscite con il Gianni, che su Tinder ha conosciuto una delle donne più brutte del mondo, residente in una baracca in fondo a via Lorenteggio, praticamente a Cernusco sul Naviglio. Una situazione pasoliniana, se non fosse che nessuno è omosessuale. Ma sarebbe meglio esserlo invece che trombare come puro succedaneo della sega, in un posto che non sarebbe a norma nemmeno come porcile, con il cane della signora a cagare e mordicchiare durante l’amplesso. Il Gianni è attizzato dal fatto che Chanel, così si fa chiamare la barbona, sia in condivisione con un giornalista famoso, fascinoso e bravissimo, anche lui tossico di Tinder. In tutto questo Max fa da accompagnatore, perché nelle situazioni ai limiti il Gianni non si fida mai: piuttosto che farsi fottere la Maserati cobrandizzata Vuitton preferirebbe vedere sua figlia Ilaria con un musulmano juventino.

Tornando a Max, bisogna dire che il clima natalizio accentua la sua depressione, in gran parte causata dal ritmo di Ridge Bettazzi, per distacco la firma più presente sul patinatissimo Hidegkuti, roba che al confronto Undici e Monocle sembrano il volantino degli sconti della Coop. L’ultimo spunto gli è arrivato dai 50 anni di Tomba, ma chiaramente la raising star di Pinarella non ha parlato di un personaggio così famoso e ha mandato 96.023 righe, scritte alla Buffa prima maniera, su Pietro Vitalini, che secondo Ridge era più forte di Ghedina e Runggaldier ma boicottato dalla stampa specializzata perché troppo di sinistra: uno dei primi miti dello sport a schierarsi, in seguito, con l’Ulivo. Queste tensioni portarono alla famosa caduta sulla Streif ed è proprio a Kitzbühel che entrano in scena i redivivi Happel e Michels, che analizzando il fenomeno Tomba arrivano al quasi gemello Pagliuca con un passaggio un po’ forzato, ma giustificato dal desiderio di evocare l’Ascoli 2006-2007, a giudizio dei due santoni la squadra più spettacolare del terzo millennio a dispetto della retrocessione in serie B, marchio di infamia soltanto per i beceri adoratori del dio risultato. Squadra che ebbe qualche problema con Tesser, ma da novembre con Nedo Sonetti si mise a volare. Senza ottenere la salvezza, ma lasciando un’impronta indelebile nella mente di chi capisce di calcio: si può dire, senza tema di smentita, che quasi tutti il calcio dei top club degli ultimi dieci anni discenda in maniera diretta da quell’Ascoli. Happel si spinge anche oltre, asserendo che se nel 1978 sulla panchina dell’Olanda ci fosse stato Sonetti (ci fu in effetti un mezzo discorso avviato, ma lo Spezia lo blindò con una clausola di rescissione altissima) quasi certamente Cruijff avrebbe partecipato a quel Mondiale. Un velo di tristezza gli cala sugli occhi, almeno fino a quando Michels gli fa scoppiare l’aorta dalle risate dicendogli che il mercato del Milan è bloccato per problemi di coordinamento con i nuovi proprietari cinesi, così almeno ha letto. Il maestro austriaco rimuore mormorando parole su cui meditare: “Caro Rinus, preferirei perdere un charter insieme a Galliani che salire su un Concorde con Michele Padovano”.

Chiusura del pezzo con la solita citazione di Senad Gutierrez, ancora sospeso dall’università di Ibiza (ma Formentera è pronta a fare ponti d’oro al dissidente bosniaco-cileno), che su Explotadores y Explotados ha voluto ricordare quell’Ascoli anti-sistema: “Quando Cudini entrava al Del Duca l’effetto era immediato ed Ascoli diventava quanto di più simile a Rosario ci fosse nel pianeta. I gol di Bjelanovic erano una sfida all’America di Bush e all’arroganza di Israele, Pagliuca era il Sud del mondo che non si arrende e para tutto, Fini la cultura che si mette al servizio del popolo, Di Biagio, Pecchia e Delvecchio i grandi saggi che difendevano la Costituzione dagli assalti delle multinazionali e del berlusconismo. Non esagero dicendo che quell’Ascoli ha costruito ponti e non muri”.

Per Budrieri la situazione sembra volgere al bello. L’Erminia è presa dai suoi mercatini equi e solidali, dove va con Yannick e la signora Minghetti, anche se Budrieri non capisce dove trovi i soldi. Per Natale le ha comprato la biografia della Cuccarini, mentre a Marilena ha preso una sciarpa al mercato di via Tonezza: 4,90 euro per una sciarpa di puro cashmere, Budrieri è molto soddisfatto dell’affare fatto con quel cingalese. Per D.J. John un ombrello, preso a 4 euro dal gambiano di Bande Nere. Vorrebbe tanto regalare qualcosa alla zingara ma chissà adesso cosa è diventata quella ragazza un tempo libera e senza padroni (a parte padre, nonno, tre fratelli e diciotto cugini), trasformata in una borghese che regala e riceve in regalo Hogan, Fay e iPhone, invece di rubarli. Buone notizie dalla Corte Costituzionale: uno dei giudici avrebbe confidato a Budrieri che per riavere il seminterrato di Gorino non ci sono speranze, ma qualche segnale positivo per la pensione c’è. La Boldrini avrebbe infatti fatto pressioni sulla Corte perché non faccia di Budrieri un martire, una vittima delle élite progressiste, e quindi un possibile leader carismatico della destra italiana.

Mentre Lifen spiega agli impiegati della Tuboplast che non verranno più emessi scontrini fino a quando non arriverà l’autorizzazione del governo cinese, Budrieri cerca di leggere la Gazzetta sul bancone della Sammontana ascoltando in sottofondo il Gianni, il Walter e il Franco analizzare la partita di ieri, mentre Ibrahim, Nabil (che oggi si sente vicino alle posizioni di Speranza, comunque sempre PD) e gli altri spacciatori maghrebini cercano di tirare sera guardando Sky Sport 24. La gloria dell’Atm, di cui non ha mai smesso di indossare il golfino bordeaux, non cade nel tranello dell’antipolitica, ma quando sente frasi del tipo ‘con Pioli la squadra esce alla distanza’ e ‘Banega si è sbloccato’ getta per terra la Gazzetta spiegazzata che titola ‘Tango Inter’ e soltanto con l’arma del suo carisma affronta le migliori menti del Champions Pub, gente che passa le giornate a parlare di Sturaro e Locatelli, anche se lui che visto giocare Lombardo e Dondoni non dovrebbe mettersi sullo stesso piano di chi crede che l’Inter sia stata inventata da Gabigol: “Potevamo chiudere il primo tempo sotto di due gol, ma ci è andata bene. Banega impresentabile come al solito, fino a quando ha pescato il jolly. Poi è stato tutto più facile, ma prima sbagliava anche appoggi elementari. Come caratteristiche nel 4-2-3-1 ci sta, come ci stava nel 4-3-3 di De Boer, il problema è lui. Icardi aveva tanta voglia ed è stato anche servito, la difesa nel secondo tempo ha sofferto poco, Candreva rimane uno dei pochi di qualità superiore e va cavalcato. Difficile prendere Roma e Napoli, a meno che non crollino, questa squadra arriverà quarta con il rimpianto di avere buttato via tre mesi e l’Europa League, proprio da scemi. Poi c’è sempre il sottile piacere di mandare tutto in vacca, io l’entusiasmo per Gabigol appena si scalda lo leggo anche così: un riflesso un po’ morattiano, come se fosse il Recoba della situazione, è un po’ sfottente, sottolineando con gli applausi anche le giocate semplici come se fosse un handicappato. Può fare meglio, ma su di lui mi sono già espresso. Qui quasi nessuno è da Inter, per questo mi ha fatto commuovere la Samantha quando ha detto di avere incontrato il Berti. Aveva difetti tecnici evidenti e non faceva una vita da atleta: una mattina Trapattoni gli fece fare dieci piegamenti e lui dopo il secondo vomitò. Però come seguiva l’azione lui, inserendosi sempre, non l’ho più visto fare a nessuno. Voi dite João Mario, forse volete farmi ridere. E poi il carattere, non gliene fregava un cazzo di niente. La verità nel calcio è semplice: Berti era da Inter”.

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