Resurrezione di un Poeta

12 Ottobre 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal British Museum di Londra dove c’è una piccola sfera di berillio che nel Medioevo serviva per leggere il futuro, valutare il presente, pallina magica che ci aiuta a valutare meglio l’ottimismo di tanti presidenti prestati, ma davvero prestati, al basket che spesso li delude perché è più difficile dirigerlo, come tutto lo sport, se non sai, rispetto ad altri tipi di circus. Ci aiuta a valutare anche il cronico pessimismo di tanti allenatori, che lo usano come difesa dal cialtronismo di chi promette e compra schifezze, arruolati nel coro per farci sapere che il cantiere è sempre aperto e i lavori in corso hanno bisogno di tempo. Da calciolandia oltre le Piramidi nel mondo dove nessun arbitro come ai mondiali di rugby ordinerebbe ad un giocatore abbattuto di rialzarsi in fretta.

Ora possiamo capirlo per chi ha recuperato giocatori che erano altrove, diciamo in Nazionale, ma gli altri hanno avuto almeno un mese per capire che ciofeca avrebbero dovuto bere, perché va bene tutto, ma certi giocatori si dovrebbero valutare appena prendono la palla in mano, meglio poi se qualcuno ci ha parlato e ha scoperto che tipi sono veramente. Non succede spesso. La lingua dei time out è ostrogoto per chi va in campo, nel riscaldamento, con le cuffiette e il telefonino dove è stata inserita la compilation musicale dei risvegli. Non ascoltano, se lo fanno è per far sapere al vicino che non hanno capito.

Colpa nostra che insistiamo a riempire squadre di basso profilo, con la salvezza come unico vero traguardo, con giocatori presi un tanto al chilo, per la verità all’etto visti certi fringuelli che in area volano via se gli soffi contro, figurarsi se incappano nei fischi di arbitri maldestri come quelli che abbiamo visto all’inizio della stagione. Caro Prandi chi dirige davvero la baracca? Se non si fida chieda a gente competente: Gamba ne ha scritto sulla Repubblica per il Milano-Varese scaduto a derby della mutua per la spesa al mercato dei poveri orfanelli del Consorzio bosino dove si litiga persino sull’ovvio perché appare chiaro che mancano al centro e pure dietro. Molti hanno fatto finta di non essere arrabbiati parlando di episodi sfavorevoli, come il povero Griccioli a Mestre.

Due giornate per non capire ancora nulla. Be’, quasi nulla. Vero che è più divertente un libro giallo dove il colpevole non è sempre il maggiordomo, dove bisogna ragionare un po’ per capire dove ti porta l’ex spia Forsyth che avrebbe tanto da imparare se frequentasse questo nostro basket: chi, ad esempio, ha boicottato il presidente di lega Marino nella sua Brindisi, facendo saltare l’elettricità per la prima a mezzogiorno di SKY? Non l’Enel, lo sponsor della società che dirige. Allora chi? Non è la prima volta, se ricordiamo bene. Certo deve essere più difficile avere un palazzo decente a casa propria che mettere d’accordo il salumificio televisivo dove SKY e RAI si sono divise il lardo del campionato e le olive dello spettacolo. A proposito, il Dai e Vai che precede, accompagna, segue la diretta RAI, funziona, la speranza è che regga senza troppa melensaggine. Sempre a proposito di TV diciamo grazie a SKY per aver migliorato la grafica, usando dei sottopancia a canestro segnato che danno informazioni mai banali, dimostrazione che c’è un lavoro ben fatto dietro. Ecco, cara RAI, pensateci un po’ anche voi.

Fra le tante cose da scoprire è perché Cremona che gioca bene, che ha fatto tre terzi di partita sublimi a Sassari e contro Trento, si ritrova a zero punti. Per il veterano Pancotto che ne ha viste tante servirebbe lo specchio dove vedeva il futuro quando si sedeva al caffè San Marco di Trieste. Il tempo gli darà ragione, meglio se al completo recuperando Vitali.

Altre domande sparse nell’aria: la Virtus di Valli che, per due tempi, sembrava persino bella, cosa ha bevuto nell’intervallo? Domanda rovesciata per le Aquile di Trento che hanno recuperato dal meno 33. Mago Buscaglia o cosa?

Il “riscatto” dell’Emporio ha tagliato un po’ la lingua di chi ancora non vede il potenziale di una squadra che, ve lo ricordiamo, tiene pure nell’armadio i 217 centimetri di Stanko Barac. Non abbiamo mai capito quelli che vanno in giro a lamentarsi perché nella Milano rinnovata per l’ennesima volta, in un vorticare di euro, si vede poco talento. Cara gente, le squadre che ricordiamo davvero sono quelle che avevano un’anima difensiva ben visibile, che sapevano risolvere tanti problemi speculando sui rientri tardivi dei nemici: contropiede, transizione. Il talento ti può aiutare quando sei alla fine e serve uno che sappia cosa vuol dire utilizzare i palloni che contano e pesano di più, ma si può trovare una strada diversa. La storia dello sport ce lo ha insegnato. Chiedete voi a Recalcati se domenica notte è andato a letto sereno perché Goss gli aveva risolto il supplementare dove la vera Reyer non avrebbe mai dovuto arrivare, se è squadra da prima fila, contro Capo d’Orlando nata per soffrire, magari giocando bene, ma sempre soffrire. Pensiamo di no.

Rivisto volentieri in RAI un Meneghin dimagrito, per noi è Dino anche se abbiamo sempre pensato che Andrea avrebbe potuto essere fra i cinque di sempre se non avesse perso, volontariamente, i treni per l’assoluta consacrazione. Lo aspettano giorni duri fino a novembre, cioè fino a quando sapremo se uno dei tornei preolimpici lo si potrà vedere a Torino. In casa. Per Pianigiani tutto e di più. Quelli di Roma che saltellano intorno al Petrucci smanioso di preolimpico saprebbero, in caso di fallimento, come dargli altre pugnalate, proprio come quando era presidente federale per il bene comune, spinto a forza in un ruolo che altri non meritavano di ricoprire, una carica onerosa che i garanti non garantirono spesso.

Pagelle tanto per tenersi allegri e se l’andazzo delle partite al lunedì terrà le italiane di coppa nella prolunga della giornata, ovviamente in seconda serata inoltrata per la gioia di qualsiasi giornale, allora sposteremo questo appuntamento con tutti al martedì, anche con i carissimi che ancora oggi giurano di non capire tutto, interpretate, poi questo è dialogo fra gente che sa e non sa, fra amici veri e nemici ben visibili, anche se girano il musetto da altre parti, ti salutano smanettando sul telefonino con dei “come va?” che sembrano uova marce tirate verso il destino cinico e baro che li obbliga a certi incontri. Rubrica, ve lo diciamo subito, che non dedicheremmo mai a chi gestisce il posteggio nel maleolente Forum di Assago dove c’è la tassa anche per chi va a lavorare nella speranza che qualche volta si possa trasmettere una foto, un articolo senza perderci il fegato e la ragione. Lo chiamano il nuovo basket, quello super visto. Tanta televisione, tanti violinisti sui loro tetti di carta. Preferiscono così. Ma non per paura che qualcuno scriva contro. Se succede vanno a cercarlo, lo minacciano, mandano in giro i capitan Spaventa del sistema, quelli che hanno di fianco il pappagallo minaccioso: state attenti che il mio “padrone” ha la querela facile. Risolvono tutto rivolgendosi più in alto. Non fai il giusto inchino, dai voti bassi ai giocatori superprotetti, critichi questo rimescolamento continuo di carte dei genialoni che non arrivano mai fino in fondo al “famoso progetto”, be’, la pagherai. Come? Eh, ci sono mille maniere. Ostacoli sul lavoro, pubblicità dimezzata, dispetti. Ma torniamo a noi e alle pagelle.

10 A Nelson Mandela POETA che torna ad essere Invictus sui nostri campi dopo aver spaccato pietre oltre frontiera. Ancora all’esordio di giovedì con Trento contro Milano ci chiedevamo se aveva un senso credere in questa resurrezione. Sbagliavamo. Ora ce lo dimostri fino alla fine perché ci piace veder sorridere quelli dell’Aquila anche se pure nel loro palazzo non tutti hanno il privilegio di poter vedere bene una partita.

9 Al LAFAYETTE che nell’esordio con la maglia Armani sembrava tarantolato e ci ha messo qualche giorno per tornare il duca nero che ha sempre servito la causa dei principi a cui ha giurato fedeltà. Quell’abbraccio con Gentile a metà partita valeva più dei suoi tanti canestri.

8 Al KAUKENAS che riesce sempre a stupire, cuce, segna, rimedia, sbaglia, si corregge. Un campione senza tempo: ecco, di questa gente avremo sempre bisogno, non di certi barlafusi con passaporto, peggio ancora se inventato con la sigla COTONOU.

7 A Dado LOMBARDI che ha scoperto di aver lavorato davvero bene se per battere il suo record di vittorie alla guida della P. Reggiana c’è voluto tanto e ci è arrivato quello che deve essere considerato il suo allievo prediletto. Menetti lo ha ringraziato pubblicamente e, ve lo assicuriamo, la riconoscenza non è fra i beni nella valigia di molti, anche nello sport.

6 A IVANOV e il polacco CZYZ gettonari per Torino e Pistoia che sembrano avere qualcosa in più di chi ha il contratto assicurato. Potrebbe essere un’idea per molte società insoddisfatte, tanto con le regole che ci sono la porta girevole si muove sempre e agli allenatori nessuno chiede di far migliorare gli uomini ingaggiati. Se non vanno si cambiano. Meglio, si prendono a gettone.

5 A Chuck JURA per la nostalgia che ci ha preso vedendolo ancora così vispo, così amato. In Italia fu Riccardo SALES ad esplorarne per primo il talento, fu GUERRIERI a fargli scoprire il mondo come deve essere scalato anche per gente spesso diffidente come il figlio dello sceriffo. La rabbia viene perché tutti parlano dell’altra Milano e nessuno sembra avere i mezzi per mandarla davvero in campo una seconda squadra in una città che avrebbe tanto bisogno del derby e del confronto.

4 Al CURIERUN che annunciando i 125 anni della Canottieri Milano ha parlato di tutte le sezioni, persino dei tavoli di burraco (?), dimenticandosi che in quella del basket, che esisiste anche oggi combattendo con paffuti calunniatori che stanno in altre zone, sono cresciuti tanti personaggi del basket di vertice, partendo dagli ex azzurri Canetta, Besozzi, Reina, per finire a gente che ha vinto scudetti come Casalini, Arrigoni, coppe, come Faina, costruito grandi vivai e belle squadre come Roggiani, giocato al vertice come Guglielmo Tonin e Benazzi, un supermanager come il compianto Lefebre, la casa madre di allenatori che hanno fatto storia come Mario Borella, che hanno servito una scuola dopo tanta serie A come Bruno Sala. Tanto per chiarire. E quattro è un regalo.

3 Agli ARBITRI che sembrano trincerati dietro il loro scontento dopo la scelta di Petrucci per il consolato del reggiano Prandi ex presidente di Lega. Non vanno tanto bene, eppure hanno buoni istruttori, tante cose da vedere e copiare. Resta in loro l’anima del gendarme che insegue Pinocchio.

2 A BOLOGNA che si è svegliata male anche dopo una domenica senza la deludente squadra di calcio. Virtus a due facce, bruttissima quella travolta nel secondo tempo vero a Brindisi, Fortitudo mangiata nel supplementare ad Imola. Peggio è andata al poliedrico presidente della LNP Basciano che da giorni è il nuovo volto Virtus dopo le dimissioni quasi obbligate di Villalta. Per lui doppietta nel nero di seppia su maglie senza più la Vu nera: ha perso in A2 anche Trapani che è pure nata da una sua costola.

1 Al KADJI di Brindisi perché farà venire tanti rimorsi a Sassari che lo ha lasciato andare via, ma anche tante chiazze per il nervoso al Bucchi che lo ha ritrovato fenomeno dopo 20′ da anonimo. Era il suo difetto anche fra i campioni d’Italia. Certo se regge è un bel soggetto.

0 Al THOMPSON di Varese, fratello di un campione NBA, nato da lombi nobili, perché nella partitaccia del Forum non ci ha tanto impressionato la sua scarsa mira, quanto la ricerca di un capro espiatorio nel compagno che gli stava vicino per uno svarione difensivo. Se questo è l’atteggiamento, non soltanto suo purtroppo in una squadra leggerina e poverina, per Moretti sarà una stagione di lacrime amare.

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