Mayweather-Pacquiao, la truffa in una spalla

6 Maggio 2015 di Stefano Olivari

Mayweather-Pacquiao si rifarà, nonostante le promesse della vigilia questo ennesimo match del secolo non rimarrà ‘definitivo’ come il Leonard-Hagler del 1987, per citare un altro caso di rematch che sembrava già scritto. Il pugile americano si è dimostrato subito possibilista, dopo il verdetto dell’MGM Grand, è a una vittoria dal record di imbattibilità di Rocky Marciano e dopo averlo raggiunto a quota 49 un Pacquiao bis per superarlo potrebbe farlo entrare nella storia, anche se per la leggenda occorre qualcosa di più di una straordinaria tecnica e di una condizione fisica ai confini della perfezione. Nello stesso ordine di idee è Pacquiao, al di là dell’infortunio alla spalla che avrà tempi di guarigione lunghi (un anno) e soprattutto della class action da 5 milioni di dollari (letta la notizia su The Ring) contro di lui e la Top Rank (cioè Bob Arum, l’eterno rivale di Don King). Anche dovesse risarcire il gruppo di telespettatori che si è sentito truffato, perché l’infortunio era noto nell’ambiente della boxe (per non dire in quello delle scommesse: ricordiamo che negli USA sono legali soltanto in Nevada e, ci pare, in Delaware) a quasi tutti, sarebbero comunque briciole rispetto ai 120 milioni incassati dal solo Pacquiao e che di sicuro per il rematch non scenderanno. La formula Las Vegas più celebrity potrebbe essere rivista a beneficio di uno stadio, per proporre una situazione anche televisivamente diversa. Ogni discorso organizzativo è comunque prematuro, ma dopo più di 40 anni un altro ‘Thrilla in Manilla’, con Mayweather che entra nella leggenda passando per la fossa dei leoni, sarebbe il sogno di tutti gli appassionati del mondo. Poi non ci sono più Alì e Frazier, ma ci sappiamo accontentare.

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