Ci voleva Mario Boni

1 Settembre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con una scorta di medicine per combattere la terribile artrosi, seduto col cappello in mano davanti alla casa di Lucio Gigliotti, professor fatica di cui Oscar Eleni con una scorta di medicine per combattere la terribile artrosi, seduto col cappello in mano davanti alla casa di Lucio Gigliotti, professor fatica di cui vi parla altrove il diretur, sdraiato per alleviare il dolore nel giardino del professore bresciano Gabriele Rosa chiedendo anche  a lui asilo “ politico” quando finirà questa festa del mondiale di basket servito da Sport Italia. Avremo bisogno di recuperare. Come il maratoneta toscano Meucci, campione d’Europa, uno che non le manda a dire a Conte  e al calcio babbano che non si vergogna mai con la scusa che certe schifezze le impone il mercato, andremo in Kenia o, magari in Cina, con la squadra di Rosa, per riabituarci ad un basket in pillole, così diverso da quello meravigliao servito da Sport Italia come nelle vecchie trattorie di una volta, dando vita ad ogni piatto, creando, servendo con passione il cliente.

Come riabituarsi al tran tran quotidiano. Quello dove se critichi,un giocatore, un arbitro, una società, devi stare in ansia due notti ascoltando agenti, i potenti del piccolo reame, facendo una gran fatica a seguire l’onda di un entusiasmo robotico. No, qui, dal mondiale spagnolo seguito via tubo, ti rendi conto che è davvero nata una generazione di gente almeno appassionata come eravamo noi quando facevamo bivacchi su qualsiasi campo, per una partita, un allenamento. Dopo Giordani sembrava che ci fosse un modo nuovo di  far conoscere uno sport nel mondo calciocentrico, furono bravissimi anche quelli di SKY, ma paludati, bravissimo, prima del peccato, il Bruno che aveva  rimesso in pista Peterson, però questa gente del canale digitale 153 ci ha restituito il piacere di litigare col video, di mandarli a quel paese, condividere, esultare. C’è passione. Per questo perdoniamo il pappagallismo preso al piano di sopra, coi canestri sputati e altre linee della carità. Non eravamo più abituati a certe analisi tecniche capaci di graffiare, vedere le cose come stanno, senza superlativi assoluti della minchia. Certo che Michelini e, speriamo, Alice Pedrazzi, potrebbero essere divertenti come Caja, Frates, Sacripanti, il Ferrari di Legnano che sulla cena mette tutto un sapore diverso, ma sono nel mondo degli incatenati per dare ragione a quasi tutti. Persino ad una Lega che non dovrebbe stare nel lago del silenzio, spiegandoci bene, magari, cosa succede ancora ad Avellino.

Teniamoci questi quindici giorni da sballo vero, non quelli degli idioti  a Gallipoli o dei nudi in Catalogna, rendendo omaggio all’eternauta Mario Boni che non cerca mai di chiamare il pane in modo diverso. Ci voleva lui per dire una cosa che il povero Sasha Djordjevic non era riuscito a dire al Cerebuch di Trieste, dove Azzurra Tenera, in quel caso, non si lamentava delle botte prese, godendo delle poche che riusciva a dare: il fallo che ha deciso la sconfitta contro i francesi lo poteva fischiare soltanto un uomo dal grande candore, uno che sta chiudendo la carriera e ancora non accetta il discorso che in partita vera tutte le cose, persino le regole, appaiono difficili da applicare e sono tanto diverse dalla mera teoria. Povero Djordjevic che si era illuso di avere lasciato al basket italiano una eredità che andava almeno onorata con saggezza. Non esiste il fallo su entrata disperata a  decimi dalla fine, a meno che non si usi la mannaia. Non è stato così per gli sciagurati serbi contro la Francia dove manca Parker, ma non il talento, costruito con squadre giovanili che si fanno onore ovunque, hanno appena vinto un altro titolo con gli under, un mondo basket che noi facciamo fatica a copiare, salvo litigare poi sui premi “produzione” da riscuotere quando capitano drami sportivi come quello di Siena.

Bravo Boni, anche se siamo d’accordo con Belinelli, accidenti come si è arrabbiato sentendo Mario mitraglia criticare le rotondità di Boris Diaw, un genio, un colosso che balla sulle punte, quando chiede maggior rispetto per chi ha vinto così  tanto, da protagonista. Ecco al Beli da Sangio piace la televisione dove tutto viene servito in pillole. Con il massimo rispetto. No. Adesso noi vogliamoquesta linea del basket naif proposta su Sport Italia dove intanto hanno anche acquistato le partite di coppa che farà Cantù. Speriamo che si accodino anche altri. Vuoi mettere la goduria del digitale, nella domenica dei temporali mentre le parabole sussultavano, e il tuo basket te lo tenevi bello stretto. Certo avremmo voluto vedere Turchia-Stati Uniti di fianco a Boscia Tanjevic e ai ragazzi di SKY, quelli che stanno sempre al piano di sopra.

Ci saremmo divertiti un mondo anche con il nostro allenatore preferito che adesso non si “occupa” più, ma dai a chi la racconta, di basket, preso totalmente dalla letteratura e dagli amici scrittori Rumiz e Piccolo, o quel suo amico che ha scritto il capolavoro “ La figlia”, o del Kusturica che gli dava vita anche in chemio. Vedere la zona di Ataman che faceva diventare la lingua grossa  al grande allenatore di Duke gli avrebbe ricordato che nella sua ideona di avere omoni per sfidare la NBA ci poteva stare anche una scelta strategica da nervi piallati, gli sarà venuto in mente perché da ragazzini odiavamo tutti gli allenatori che usavano la zona nel settore giovanile.

Boscia, sempre Boscia, hanno ragione i nuovi ammiragli Nelson del parquet a lamentarsi. Non sei mai tenero con loro. Non con tutti. Non cone quelli che danno l’impressione di succhiare al giocatore, non donando mai.Ci piace il coraggio, il rischio, la condivisione dei sogni anche quando sembrano soltanto utopia. Meglio ridere con Mario Boni che impastarsi sul pick e ripick.

Chi vince il mondiale? Gli Stati Uniti hanno tutto, ma la Spagna non ha di meno e gioca in casa. Serve. Quando le presero dalla Russia di Blatt non servì. Vediamo questa volta. Noi ci saremmo stati bene in questo campionato? Noi come  altre eliminate della vecchia Europa. Ma il discorso è uguale per tutti gli sport quando si fanno mondiali o si va alle Olimpiadi. Un po’ come capita ai naturalizzati americani che saltano le selezioni, i trials, prendendo passaporti di comodo.

Spettacolo i seimila finlandesi super innamorati. Meraviglioso il popolo che sostiene i filippini e il commentatore che ci ha raccontato dei loro campionati.

Non si notano tanti vuoti sulle tribune dei bellissimi palazzetti, anche nella prima fase. Altra goduria nel regime dove il mondiale viene nascosto nelle brevi, a parte la rosea.

Raduno speciale sulla nuvola dove Kasumoto Porelli, il vero ultimo samurai, ha voluto brindare con  Piero Parisini e Beppe Lamberti. Alla sua maniera l’avvocatone, a cui non si riesce a strappare un giudizio sulle nuove Virtus che hanno seguito la sua splendida creatura, ha voluto festeggiare col Papa la vittoria di una squadra bolognese nell’anno nero dello sport in una città dove tutto era armonia e le buone idee non andavano mai sprecate anche accettando la boria dei “so tutto” che, in realtà, sanno poco e niente e hanno fatto molti danni scegliendo ogni volta i numeri uno sbagliati sul campo e fuori.  La Fortitudo di baseball ha vinto lo scudetto. Per Parisini la gioia  senza limiti paradisiaci, o anche da purgatorio, chissà dove stanno tanti nostri amici, visto che sul batti e corri aveva costruito la prima passione in San Felice, tifoso ai tempi di Isa Seragnoli (nella storia della Effe qualcuno ricorderà che i Seragnoli hanno dato parecchio alla casa e alla causa?), del Montenegro, dei suoi amici Toro Rinaldi e Meli. Per Lamberti il piacere di scoprire che la vera Fortitudo non cambierà mai quando gli hanno comunicato che la società aveva rifiutato la stella del decimo scudetto perché il primo fu vinto non dalla Effe fatata, ma dalla Libertas. Dite voi se questa non è la Bologna che ci mancherà di più. Anche  nella stagione peggiore una luce, forte dal nuoto, stupenda sul diamante.

L’Argentina ci offre il nuovo presidente mondiale del basket con Horacio Muratore da Tucuman. Italianità evidente, speriamo ci tenga in considerazione adesso che siamo così lontani dal mondo.

Siamo con Belinelli quando alza lo scudo per Diaw contro Boni, ma saperlo nella giuria di miss Italia ci fa capire che certe  cose cambiano troppo se hai scelto il mondo per apparire dopo tanta fatica. Per questo, non soltanto per la presenza nel concorso, dubitiamo che sarà disponibile per Azzurra Tenera.

Bella mossa di Alberani e della Virtus Roma con Tonolli. Ambasciatore per il basket nella scuola, osservatore, bandiera che resta in società. Se riuscissero anche ad andare all’Eur saremmo disponibili ad accettare una notte intera  con Dalmonte che ci contesta quasi tutto quello che per noi è basket vissuto alla mohiocana.

Grande Attilio Caja in versione artiglio nella fotografia del Roko Ukic che manderà il povero Gelsomino Repesa al manicomio, come del resto ha fatto con tutti gli allenatori che lo hanno scelto come presunto regista e la Croazia lo scoprirà  ancora una volta.

Qualcuno nella reggia dei campioni d’Italia dove è arrivato uno sceriffo nuovo, il Portaluppi che non dovrà mai essere presidente come il Brian Dennehi di Silverado, ci sa dire se nella ricerca della grazia per Hackett è stato finalmente risolto il problema fisico di un giocatore che per giustificare l’ammutinamento  ci spiegò che non poteva immolarsi per nessuno con quei tendini, con quella colonna vertebrale sbricoloata (dove?). Se ne parla poco. Volete dire che è guarito e pronto per fare l’italiano di coppa, con la possibilità, come dice lui, di migliorarsi ancora di più. Come è strana certa gente che difende certe posizioni.

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