Madrid, Zverev e il giovane Berrettini

Il campione italiano ha perso la finale del Masters 1000 spagnolo ma il suo status è ormai stabilmente quello dei grandi. Lui va avanti, ma i criteri di giudizio di molti appassionati sono rimasti quelli di una volta...

10 Maggio 2021 di Stefano Olivari

Matteo Berrettini ha perso contro Alexander Zverev la finale di Madrid, ma ha conquistato la posizione numero 9 nel ranking ATP (era stato anche 8) e confermato uno status da giocatore che può tranquillamente vincere tornei di questo livello: per lui è stata la prima finale in un Masters 1000, anche se non il risultato più importante in carriera, che rimane la semifinale degli U.S. Open del 2019.  Una finale fra l’altro benissimo giocata fino a metà del secondo set, con il tedesco in difficoltà enorme e mai padrone del gioco, nemmeno nei suoi game di servizio. Una finale però persa, in uno sport che non consente il bar: chi vince è sempre quello che, tutto compreso, ha giocato meglio.

Il punto è questo, perché Berrettini da molti giornalisti e da molti appassionati di tennis viene a 25 anni trattato come un ‘giovane’, secondo le peggiori tradizioni italiane, quando Zverev ha un anno meno di lui ed il primo dei suoi 4 Masters 1000 l’ha vinto nel 2017 a Roma. Poi come punte di rendimento negli Slam non è che abbia fatto, in proporzione al resto, tanto meglio di Berrettini, visto che più di lui ha la finale degli U.S. Open letteralmente buttata l’anno scorso con Thiem. La domanda però potrebbe essere un’altra: Berrettini gioca meglio di Zverev? Basta qualche considerazione da esteti dei poveri e qualche statistica (32 a 16 i vincenti per l’italiano) per affermare una cosa del genere?

Perché questo è un altro luogo comune che si usa per gli sportivi italiani, nel tennis applicato anche a gente molti piani sotto a quello di Berrettini, da Camporese fino ad arrivare a Cané, passando per Pescosolido, Bolelli, eccetera. Il mito del ‘giocare bene’ è duro a morire e del resto ha il suo riferimento nobile in Panatta, che però qualcosa di importante aveva vinto. In altre parole, Gasquet è stato più bravo di Courier? Come se il talento risiedesse soltanto nel tocco. Poi è chiaro che tutti amiamo i Musetti e registriamo i successi dei Sinner (ma anche dei Berrettini, possibilissimo vincitore di uno Slam nei prossimi 5 anni), però il tennis non è il calcio. Purtroppo, perché interessa a pochi e noi faremmo più click scrivendo dei torti arbitrali subito dal Benevento, ma anche per fortuna.

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