Vilas: tutto o niente, l’inganno del numero uno ATP

9 Dicembre 2020 di Paolo Morati

Guillermo Vilas è stato uno dei tennisti che ci ha più affascinato, noi ancora bambini quando era al vertice. Grande campione in un’epoca d’oro di questo sport, in cui a qualsiasi livello convivevano diversi stili: da quello arrotato dell’argentino al gioco ricamato alla Panatta-Nastase, dalle progressioni di Connors al serve and volley di McEnroe, fino alla forza mentale di Borg che superava tutto il resto. Personaggi da vera leggenda, non perché fossero più forti di Djokovic e Nadal, anzi è probabilmente vero il contrario, ma per la loro forte caratterizzazione, la loro unicità. E anche, siamo onesti, perché la televisione in chiaro crea personaggi più facilmente rispetto alla pay-tv. È per questo che appena lo abbiamo notato su Netflix non abbiamo potuto fare a meno di guardare il film Vilas: tutto o niente.

Un film dedicato sì alla storia di Vilas, ma soprattutto alla lotta per vederlo riconosciuto numero uno del mondo per alcune settimane tra il 1975 e il 1976, quando al vertice c’era Jimmy Connors, lotta portata avanti dal giornalista Eduardo Puppo per oltre un decennio e con i no ricevuti dall’ATP rispetto alla mastodontica documentazione prodotta con la collaborazione di un matematico, Marian Ciulpan. Il tutto partendo dalla considerazione che “Dicono che voler cambiare il passato sia irrazionale. Ma non si può tradire la propria storia”.

Di fatto l’incredibile carriera di Vilas, un giocatore straordinario in un momento storico altrettanto straordinario per lo sport con la racchetta e le palline, in questa opera diretta da Matías Gueilburt viene ripercorsa nei minimi dettagli parallelamente a testimonianze di colleghi vecchi e giovani – da Rod Laver a Borg fino a Federer passando per Wilander, Becker e Nadal e a Gabriela Sabatini – tutti certi della grandezza del tennista mancino e non solo terraiolo (record di 651 vittorie su questa superficie).

Il film è costruito benissimo, tra documenti d’epoca e la voce dello stesso Vilas, i suoi appunti scritti e vocali, e l’enorme archivio dei suoi ricordi legati anche a singole partite compresi polsini sudati e magliette sporche. Puppo è il custode di tutto questo e non mancano momenti emozionanti ma anche frasi importanti da parte del giocatore ma anche di altri protagonisti della narrazione. Ne citiamo alcune. Il suo maestro Felipè Locicero “E se ti dicessi che il tennis non è difficile? Il fatto è che non lo puoi migliorare se non lo capisci”. L’allenatore che gli fece compiere il salto di qualità, Ion Țiriac: “Nel tennis ci sono giocatori che hanno paura di perdere. Vilas non aveva paura di perdere. Vilas aveva quasi paura di vincere… In quegli anni Guillermo fu di gran lunga il numero uno”. Fino al pensiero dello stesso Vilas: “Il difficile di una vittoria non è vincere. È convincere l’altro che perderà”. Da scolpire su pietra, o meglio, su terra rossa.

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