Ventitre punti e non vederli

30 Aprile 2008 di Stefano Olivari

Per essere in linea con i veri giornalisti, o meglio con il giornalismo moderno, iniziamo con un po’ di prosa scadente (ci riesce benissimo). Del tipo il sole tiepido, il silenzio del centro in un lunedi mattina, eccetera: non a caso i giornalisti hanno smesso di cercare notizie (comunque per averle devi avere dei contatti, non é facile) rifugiandosi nella letteratura, scrivendo un libro (letto solo dai parenti) dietro l’altro, mentre le pagine dei quotidiani sono vuote. Dunque, un po’ di prosa e un po’ di marchette. Tutto va bene per giustificare l’apertura di un giornale, dopo tanto tempo. Il direttore dela Settimana Sportiva é diverso da noi, si vuole dare un tono per cui compra tutto e legge tutto: peggio per lui, che però apprezziamo perché almeno non scrive romanzi. Ma – e qui viene la marchetta – lunedì mattina eravamo a Milano in Corso di Porta Venezia, in un bar mica male, Lino’s. Ve lo consigliamo, ci sono almeno cento tipi di caffé, vi consigliamo l’espresso con il caffé indiano. Ebbene, ebbri dell’aroma del caffé siamo stati colti da un raptus di generosità verso il mondo intero. Così abbiamo sfogliato un quotidiano, arrivando all’articolo di Mario Sconcerti.
La dice sempre meglio degli altri, Sconcerti sul calcio, tranne qualche volta. Per sua sfortuna, é accaduto nel giorno nel quale ci ha preso la voglia di leggere. Tutta colpa del caffè. preso da Lino’s, tanto per ripetere la marchetta (speriamo si capisca l’ironia, visto che paghiamo regolarmente il conto al contrario di chi va nei ristoranti stracitati nei servizi). Diceva, il signor Sconcerti, che la distanza fra l’Inter e il Milan non é giusta, che non ci sono 23 punti fra le due. Che i 23 punti sono troppi. Non diceva, badate bene, che in una partita secca il Milan può battere la squadra di Mancini, cosa possibilissima visto il tasso di classe dei titolari rossoneri, ma proprio che la classifica del campionato era bugiarda. Visto che deve seguire venti partite contemporaneamente, con un occhio dedicato solo alla Fiorentina, pensiamo che Sconcerti non abbia visto almeno una quindicina di gare rossonere di questa stagione. Piccolo elenco: in casa contro Parma, Empoli, Catania, Livorno, Samp, Atalanta, Roma, Lazio, e siamo già a otto. Di sicuro qualche prestazione tragica del Milan l’abbiamo dimenticata. Lui forse ha visto il Milan contro la Reggina e contro il Livorno, non proprio due squadre da corsa (tant’é vero che stanno per retrocedere) e ne ha tratto conclusioni universali.
La domanda é questa: com’é possibile che uno dei più autorevoli critici calcistici italiani abbia detto una cosa del genere? 23 punti sono tanti numericamente, ma giusti viste le partite. Aggiungiamo che il Milan non ha vinto una partita di campionato in casa fino al 13 gennaio 2008, il Milan-Napoli dell’esordio di Pato. Agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre…Tutto questo mentre l’Inter massacrava le avversarie, camminandoci sopra con la sua fisicità e solidità, e la Roma provava a tenerne il passo. Abbiamo il difetto di seguire le partite dei grandi club, magari anche in differita quando ci sono sovrapposizioni, e non potremmo analizzare tecnicamente la stagione del Cagliari (nemmeno Sconcerti, peraltro), ma non avendo perso nemmeno una sua partita quella del Milan senz’altro sì. Un Milan 2007-2008 molle, spento, senza foga, senza agonismo, senza forza, senza senza senza. Signor Sconcerti, dia retta a noi: i 23 punti ci stanno tutti e dopo il derby al massimo saranno 20. Però continui a parlare di calcio, perché abbiamo letto il suo recente articolo sullo sport professionistico americano, sempre sul Corriere della Sera: cose del tipo ‘Dallas rappresenta il Texas’ o ‘la squadra di Miami rappresenta tutta la Florida’, in contrapposizione al localismo italiano. Certo, in Italia ci sono le retrocessioni. Ma non per i giornalisti.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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