Vent’anni a combattere il marcio del calcio

10 Dicembre 2009 di Marco Lombardo

di Marco Lombardo
Il sempre vulcanico Zamparini, la realtà virtuale di Platini e il tifo di Ronaldo.

1. Maurizio Zamparini è uno di quei presidenti a cui la stampa non rifiuta mai il “vulcanico”. Così lui, a sua volta, non rifiuta mai le irruzioni verbali su giornali e tv (preferibilmente tv) per spiegare come il calcio sia marcio e lui sia l’unico che potrà salvarlo. Siccome lo dice da più di un ventennio probabilmente non ha trovato ancora la ricetta giusta, nel frattempo però ci prova esonerando allenatori in serie. Naturalmente ha ragione quando esonera e mai quando assume quello che poi esonererà, ma questo ovviamente non glielo dice nessuno perché il “vulcanico” è simpatico per definizione (a parte il dettaglio che a volte è sponsor di quelle stesse trasmissioni). E poi si attende sempre la prossima puntata di casa Zamparini, ovvero l’ennesima minaccia di lasciare il calcio. L’ultima è stata qualche giorno fa, quando l’auto di Cavani e Bertolo è stata colpita e calci e catene da due persone in scooter. “Se sono stati i tifosi del Palermo lascio la squadra” ha detto Zamparini. Tranquilli: resta.
2. Nella schiera dei grandi ex sicuramente c’è Michel Platini, che grande lo è stato davvero. Come presidente dell’Uefa però la valutazione è sospesa, anche se l’intemerata contro la tv fa un po’ pensare. “La televisione ha ucciso l’arbitraggio”, ha detto, “con venti telecamere intorno al campo quello che vede l’arbitro non è più la realtà”. La soluzione a questo punto sarebbe adattare il calcio a quella realtà, ma Platini non ci sente. Dunque restano altre due alternative: eliminiamo la tv o eliminiamo l’arbitro. Si, vabbè, ce ne sarebbe una terza…
3. Il Flamengo campione del Brasile è il trionfo della felicità di Adriano, che ha celebrato la sua seconda vita di campione nella favela in cui è nato. Alla festa anche il sodale Ronaldo, il quale – dopo aver promesso amore eterno a, in serie, Barcellona, Inter, Real Madrid e Milan – aveva garantito che avrebbe finito al carriera nel Flamengo poco prima di firmare con i “nemici” del Corinthians. E dunque, che ci faceva lì? “Come giocatore del Corinthians ho vinto campionato paulista e coppa del Brasile, come tifoso gli scudetti di Rio e del Brasilerao”. Giusto. Ma il vero trionfo è come faccia di bronzo.
Marco Lombardo

Share this article