Seedorf non concordato

28 Aprile 2014 di Marco Lombardo

Oddio, l’intervista non era concordata. Panico nelle redazioni, sembra quasi vederlo, anzi toccarlo: non è che poi il dirigente si arrabbia? Già, funziona così spesso nei giornali e nelle tv nostrane che parlano di calcio. Anzi, per le tv è ancora peggio, perché pagano milioni di euro di diritti per poi magari nascondere le notizie scomode, ovviamente non per il pubblico. Però questa volta l’intervista non concordata è finita in onda, per cui in effetti guardiamo dentro ai nostri quotidiani e facciamoci una domanda: può un giornale avere un’esclusiva e poi trattarla come se riguardasse qualcun altro?

La domanda – come diceva qualcuno – sorge spontanea leggendo l’edizione di oggi della Gazzetta dello Sport, nella quale si fa sapere alle pagine 2-3 che la Gazzetta è stata chiamata a fare un’intervista che la Gazzetta ha pubblicato senza che lo fosse. Uno stenografico, come se l’avesse fatta qualcun altro (sì Sky, però…),  probabilmente per minimizzare. Insomma: Seedorf decide di dire la sua, visto che su tutti i quotidiani che si occupano (molto) da vicino di Milan si afferma con sicurezza che tra poco sarà cacciato. Forse si sarà domandato pure lui da dove viene tanta certezza. E forse si sarà domandato come mai le sue parole sono diventate la “sfida di Seedorf”, visto che – avendo ancora due anni di contratto ben pagato – ritiene di non dover essere confermato da nessuno: c’è scritto tutto nero su bianco. E allora parla. Senza concordare. Per carità, lui non sarà un simpaticone (anche se durante un’intervista un anno e mezzo fa è stato davvero cortese), avrà un ego a livelli di guardia (questo si può tranquillamente confermare). Però i risultati finora sono dalla sua parte: dopo un inizio stentato, l’allenatore per corrispondenza ha portato il Milan a ridosso di un’Europa League fino a poco tempo fa impensabile. E allora che fai: mi cacci?

Diciamolo dunque: Seedorf sta sulle palle ad Adriano Galliani e al  suo – oggi si chiama così – entourage. Niente di male, per carità, visto che Galliani è colui che ha retto le sorti della squadra in questi anni facendo spesso da parafulmine. Però dire che gente come Poli, Abate e Montolivo non sono per un Milan da vertice è peccato. Per evidenti motivi. E così l’uomo che al suo arrivo era stato giudicato l’unione di Phil Jackson e Mandela (è stato scritto, il direttore di Indiscreto lo può ritirare fuori a richiesta) è diventato un inesperto rompiballe. A prescindere.

Ecco allora il punto: il rompiballe ha fatto una cosa che non si deve fare. Lo ha ribadito oggi Adriano Galliani: “L’intervista non era concordata, cosa che è vietata dal regolamento. Però Seedorf non ha detto nulla di censurabile e dunque non c’è nulla”. Il che vuol dire: 1) le interviste che leggete sui giornali – sappiate – sono tutte concordate; 2) secondo le leggi del calcio d’oggi Seedorf avrebbe dovuto farsi scrivere le risposte dall’ufficio stampa; 3) meglio comunque un’intervista concordata ma censurabile di una non censurabile ma non concordata.

Tutto questo, si badi bene, non riguarda solo il Milan, ma riguarda il calcio moderno. E soprattutto noi, ovvero la categoria dei giornalisti. Che a forza di interviste concordate e ovviamente banali – in attesa magari di notizie sottobanco (e concordatissime) –  perdiamo copie ogni giorno riuscendo a chiederci anche perché. Nessuno ha la ricetta giusta. Neppure il sottoscritto, figuriamoci. Ma l’esperienza da capo dello sport (al Giornale) durata due anni è servita per quantomeno cominciare a pensare. Ad esempio c’erano colleghi che si chiedevano come fosse possibile preparare le pagine a mezzogiorno e magari chiuderle talvolta alle sette di sera: “E se poi succede qualcosa?”. Se succede si cambia, ma se non succede porti avanti la tua idea. E c’erano dirigenti (precisiamo: non del Milan) che telefonavano minacciando di non far concedere interviste (appunto) concordate alla testata da parte dei giocatori. Risposta: questo dispiace, ma il giornale uscirà lo stesso. E usciva, tra l’altro, con qualche idea e a volte (già) con qualche notizia. Ad esempio come quando Massimo Moratti disse con un paio di mesi d’anticipo al collega Claudio De Carli che avrebbe venduto Ibrahimovic. O come quando Josè Mourinho, allo stesso De Carli, concesse l’unica intervista ai giornali italiani durante la tourneè estiva dell’Inter negli Stati Uniti, quella in cui aveva deciso di restare muto con la stampa. Nel primo caso De Carli andò a cercare Moratti a Forte dei Marmi (e l’ufficio stampa dopo averlo saputo telefonò allarmatissimo), nel secondo il giornalista lo scelse direttamente Mourinho (per poi essere costretto a rilasciarne una anche alla Gazzetta dall’ufficio stampa), in purissimo stile Mourinho: guerra frontale agli intoccabili, anche quelli con tesserino stampa. Ecco, insomma, per dire: ci sono interviste e notizie che si possono avere lo stesso, anche se non sono concordate. Ed è davvero incredibile: la gente le legge lo stesso.

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