Uno credibile

30 Maggio 2009 di Stefano Olivari

La logica becera della bacheca è resa ridicola proprio da uno che potrebbe camparci, come Guus Hiddink, che ha appena lasciato il Chelsea ad Ancelotti vincendo una FA Cup. Niente di storico nel battere a Wembley un Everton senza sceicchi, per cui l’anno prossimo ripetere il quinto posto in Premier League sarebbe un sogno, molto nel riuscire a lasciare una traccia non solo in terreni vergini come potevano essere la Corea del Sud o l’Australia della situazione, ma anche in realtà popolate da professionisti che le hanno viste tutte. Quelli che a metà febbraio erano campioni, ex campioni e onesti gregari allo sbando (e venivano dalla gestione Scolari, non da quella di un passante) hanno iniziato a giocare come una squadra, adattandosi alle idee del momento del c.t. della Russia: tanti moduli cambiati ma con la costante di tirare fuori il meglio da ogni singolo. Per dire, oggi se l’è giocata con un 4-3-3 semianarchico, con Anelka che partiva da destra per andare dove voleva, ma la migliore partita dei suoi tre mesi (secondo noi, come del resto tutto) insieme al ritorno con il Barcellona se l’è giocata ad Anfield Road in Champions League con Drogba unica punta davanti a Kalou, Lampard e Malouda, con il purtroppo declinante Ballack eroico mediano insieme ad Essien. Sulla lavagna sanno disegnare tutti, il raccomandato Gea dai dieci esoneri o il più asino di Coverciano ne sanno tatticamente come Hiddink: la differenza è l’essere credibili e capire cosa ti può dare di diverso Aloisi rispetto a Drogba. .

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