Twittando con Villanueva

31 Luglio 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Non frequentiamo spogliatoi NBA, quindi non potremmo proporre pezzi del tipo ‘I segreti dei Bobcats’ senza copiare, però al di là di Belinelli ai Raptors stiamo seguendo su vari giornali USA il dibattito su come stia cambiando il rapporto fra campioni e giornalisti. Rimanendo alla NBA, forse non ci sono ancora addetti stampa che dicono ‘Oggi parla Toldo‘ o ‘Manda a Del Piero le domande via mail’ ma di sicuro è in atto un processo di disintermediazione. In italiano significa che gli atleti con una grande immagine hanno iniziato a sfruttare la tecnologia per avere un rapporto diretto con il proprio pubblico, al di là del fatto che quasi sempre al loro posto rispondano giornalisti-schiavi oppure amici accattoni. L’ultima moda è ovviamente Twitter, che solo da pochi paesi (gli Stati Uniti sono ovviamente fra questi) si può aggiornare via sms senza pagare tariffe internazionali: perchè in teoria si potrebbe fare anche da uno spogliatoio italiano, ma chiamando un numero inglese con roaming e tutto quello che ne consegue. Steph Marbury è un patito di Ustream (da noi poco frequentato, è una specie di sintesi fra You Tube ed un sito di video live in streaming), su cui carica anche sue poco interessanti vicende private, Brandon Jennings è stato tradito sul più tradizionale You Tube dall’inevitabile amico rapper che ha postato i suoi ‘veri’ giudizi sul draft, mentre è già storia il twittering in panchina di Charlie Villanueva durante alcune partite dei Bucks della scorsa stagione (con tanto di sfuriata di coach Skiles: adesso il dominicano del Queens è ai Pistons). Tre giocatori che non si negano ai media professionali, ma che come mille altri riservano le presunte ‘cose buone’ ai propri siti o ai channel bulgari del club o dello sponsor. Non è un segreto che nella serie A italiana di calcio molti ‘cronisti da campo’ vadano magari anche al campo (c’è la nota spese da compilare, in fondo) ma che si accontentino della conferenza stampa istituzionale che si può vedere in diretta praticamente ovunque. Il giornalismo è screditato, venendo visto dai più come scrittura su commissione (tale rimarrà, finchè il sistema si reggerà su pubblicità finta ed editoria ‘impura’), quello sportivo ancora di più: siamo d’accordo, vista la pratica. Ma l’informazione data direttamente dagli oggetti delle notizie è spazzatura anche in teoria.
stefano@indiscreto.it
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