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Giochi Olimpici

Tokyo 2020, dopo Jacobs e Tamberi il nulla

Stefano Olivari 01/08/2021

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Dove eravamo domenica 1 agosto, verso le tre del pomeriggio, quando Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi vincevano l’oro olimpico nei 100 metri e nel salto in alto? La giornata più importante nella storia dello sport italiano, senza aspettare vent’anni per provarne nostalgia e perché il calcio gioca in un altro campionato. In questo istante abbiamo la sensazione che da domani tutto ciò che guardiamo e commentiamo ci sembrerà nulla. Poi anche le emozioni più grandi passano.

Due ori nello sport più importante, di cui uno nella gara più importante, potrebbero già adesso far archiviare come trionfali questi Giochi, come meglio di noi ha spiegato il faccione tempista di Malagò che ha quasi avuto più spazio di quello dei due campioni. Allora non è vero che le medaglie sono tutte uguali…

Ancora non ci crediamo, siamo sotto shock e non per modo di dire. Se la vittoria di Jacobs è stata quella meravigliosa ma in teoria possibile di un outsider di 27 anni, che quest’anno aveva fatto il salto di qualità sotto i 10 netti, quella di Tamberi con 2,37, ex aequo con Barshim, va al di là di ogni previsione ottimistica: dalla maledetta notte di Monte Carlo sono passati 5 anni, e mai Tamberi in questo periodo aveva saltato più di 2,33. Anzi, spesso è stato molto sotto questa quota, con problemi fisici che si sono mescolati ad incertezze tecniche. Ci credeva solo lui ed è per questo che il suo oro ha un valore umano assurdo, mentre quello di Jacobs è in assoluto più importante e gli dona l’immortalità. 9″80 dopo il 9″94 di ieri ed il 9″84 della semifinale: record italiano e poi doppio europeo. Potremmo chiudere qui.

I confronti con il passato sono difficili è affascinanti, ma certo è che il valore delle medaglie di Jacobs e Tamberi è nettamente te superiore a quello delle loro carriere. Non stiamo insomma parlando di Mennea o della Simeoni, ma nemmeno di Cova o Baldini: ori arrivati al termine di un percorso vincente. Questo non toglie nulla a Jacobs e Tamberi, che hanno vinto con tempi e misure che avrebbero dato l’oro anche in tante altre occasioni.

Cosa accomuna Jacobs e Tamberi? Tante cose, ma soprattutto un atteggiamento positivo e non vittimistico. Le loro parole dopo la vittoria di una vita lo dimostrano: nessun nemico da zittire, nessuna rivincita se non contro la cattiva sorte, nessun livore, nessun coming out, nessun ‘noi da soli contro tutti’ anche se a volte è stato davvero così. Campioni che ci hanno commosso anche per questo, veri influencer per vendere il prodotto Italia.

La positività non manca nemmeno a Luminosa Bogliolo, mediaticamente ancora più sfortunata della Osakue: per lei record italiano nei 100 ostacoli in 12″75, superando Veronica Borsi dopo 8 anni, e finale mancata di 8 centesimi. Nel 99% delle altre giornate olimpiche sarebbe stata la prestazione italiana del giorno. E cosa dire della finale di Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli con un tempo quasi da miglior Mori? Nelle nostre spiagge non si parlerà nemmeno del record mondiale nel triplo stabilito dalla venezuelana Rojas, che dopo 26 anni (!) ha superato la misura della non genuina ucraina Kravec: 15,67 contro 15,50.

Il nuoto italiano esce di scena alla grande, con il bronzo della 4×100 mista di Ceccon, Martinenghi, Burdisso e Miressi, il cui peso specifico è forse addirittura superiore all’argento nella 4×100 stile libero, un bronzo di quattro ragazzi tutti già con la loro medaglia olimpica. 6 medaglie totali come Sydney 2000, ma senza gli ori di Fioravanti e Rosolino, tanti finalisti, diverse situazioni sfortunate perché senza mononucleosi l’oro di Paltrinieri nei 1500 sarebbe stato prenotato, per non parlare della Quadarella. Confermato lo status di potenza in uno dei due sport che caratterizzano i Giochi, raro ambiente in cui funzionano sia il privato sia il pubblico.

Tendenze. I ringraziamenti a federazione, gruppo sportivo, famiglia, eccetera, stanno facendo posto a quelli per i mental coach.

Mattinata consacrata alla pallacanestro, con la Slovenia contro la Spagna per il primo posto nel girone e quindi la certezza di evitare nei quarti Francia e Stati Uniti. Ai nostri tempi si sarebbe parlato di ‘gabbia per Doncic’ e Scariolo non c’è andato molto lontano, complice un arbitraggio permissivo: la Spagna sembrava dilagasse, ma Doncic ha rinunciato a forzare sapendo di avere sempre almeno due compagni con tre metri di spazio. Per la Slovenia una grande vittoria, con poi il sorteggio che le ha regalato la Germania nei quarti: probabile che pazzesca striscia vincente di Doncic in nazionale si allunghi, a meno che in due giorni ingrassi di 10 chili (cosa per lui possibile). Martedì alle 3.00 ci saremo, poi alle 6.40 uno Spagna-Stati Uniti da sogno e alle 10.20 l’ennesima impresa impossibile a cui è chiamata l’Italia di Sacchetti: questa volta il mostro, che arriva a turno un po’ come in Jeeg e Mazinga, è la Francia. Il nostro meraviglioso martedì si concluderà alle 14.00 con Australia-Argentina.

L’oro di Tokyo è la svolta nella carriera del piazzato di lusso Alexander Zverev, per certi versi potrebbe essere come il Roland Garros 1984 per Ivan Lendl. Anche se il suo McEnroe è arrivato in semifinale.

Medaglie italiane di oggi, ce le ricorderemo meglio di altre. Oro di Marcell Jacobs (Fiamme Oro) nei 100 metri e di Gianmarco Tamberi (Fiamme Oro) nel salto in alto. Bronzo nella 4×100 misti maschile con Thomas Ceccon (Fiamme Oro), Nicolò Martinenghi (Aniene), Federico Burdisso (Esercito) e Alessandro Miressi (Fiamme Oro).

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