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La credibilità di De Bortoli

Stefano Olivari 25/09/2014

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Il Corriere della Sera ha scaricato Renzi attraverso una recente serie di editoriali, quasi tutti incentrati sulla politica economica del Governo, serie perfezionata da quello del direttore (ancora per pochi mesi) Ferruccio De Bortoli. Dopo la cui pubblicazione si è innescato un dibattito meraviglioso: chi a favore delle tesi espresse dal dimagrito (era anche il giorno del nuovo formato tabloid e della nuova tremenda grafica simil-Stampa) Corsera, chi contro, chi facendo mille distinguo. La costante è stata che tutti gli intervenuti davano per scontato che la mano di De Bortoli fosse armata da altri: a un primo livello gli azionisti RCS (Banca Intesa, Fiat, eccetera), ad un secondo l’establishment finanziario italiano sbertucciato (a parole) da Renzi, ad un terzo gli inevitabili poteri forti internazionali. Quindi secondo gente che da una vita lavora nei media italiani il direttore del più prestigioso quotidiano d’Italia non sarebbe capace di elaborare un pensiero politico suo, al di là della sua fondatezza. Certo è che l’editoriale fa sorridere, soprattutto quando De Bortoli butta lì ‘stantio odore di massoneria’. Forse ha dimenticato per qualche minuto come vengano scelti molti (non tutti, ma molti) direttori di giornali e telegiornali, non solo in Italia. Contro De Bortoli gioca anche il fatto di scrivere pochissimo, in 10 anni di direzione del Corriere della Sera meno di quanto Padellaro o Feltri producano in una sola settimana, quindi se scende in campo tutti pensano che ci debba essere per forza sotto qualcosa. Però al di là di retroscenismi spesso contraddittori (tipo Elkann contro Renzi e Marchionne pro Renzi), rimane il fatto che nessuno in Italia creda più nel giornalismo pagato dagli editori impuri. Il nostro editore impuro, Google, ci permette di scrivere che secondo noi De Bortoli pensa davvero le cose che ha scritto, che in ogni caso non nuoceranno (anzi) a sue future carriere. Come diceva un famoso direttore di giornale, ai tempi socialista, dal giornalismo bisogna saper uscire in tempo. De Bortoli può.

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