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Basket

Terrorizzati da Jokic

Oscar Eleni 01/02/2021

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Oscar Eleni dal faro argentino nel canale di Beagle dove si vedono le cime della Patagonia e un filmato molto istruttivo che arriva da Londra. Nelle immagini un bel signore con gamba di gesso e cane al guinzaglio che lo segue zoppicando come lui. La storia finirebbe qui se il signore non avesse portato il cane dal veterinario, pagando anche tante sterline, per sentirsi dire che la meravigliosa bestia zoppicava non per un dolore, ma per solidarietà con il padrone. Non la fa più nessuno, figurarsi lo sciopero della fame aspettando il ritorno a casa di malati curati con più affetto, si spera, in tempo di finti eroismi e furti ospedalieri di ogni tipo, del Maradona a quanto si sente dire.

Zoppichiamo volentieri per sembrare Sofia Goggia che non meritava davvero di vedersi portare via, prima di correre, il Mondiale a Cortina. Lo facciamo se ce lo chiede Stefano Mei salito sull’accelerato che dovrebbe portare la nostra atletica oltre i confini della pubblicità a prescindere, e Tamberi sembra abbia iniziato bene come la Bogliolo. Sulle elezioni FIDAL non avevamo preferenze, sognavamo che facessero un triumvirato. Campioni alla guida di federazioni non ce ne sono tanti. Spesso hanno scoperto di essere caduti in un rettilario. Chiedere ad Arese, che certo avrà avuto le sue colpe, magari anche a Meneghin che sa benissimo quali sono state le sue colpe per non aver usato il lanciafiamme appena entrato nella palude votaiola che un tempo faceva la fronda persino a Rubini, per non parlare di Porelli.

Il cane finto zoppo ci chiede di essere tolleranti con questo basket italiano che guarda con terrore il serbo Jokic dominare nella NBA pregando che lo blindino a Denver invece di farlo tornare per il preolimpico a Belgrado contro Azzurra Fremebonda. Lo ascoltiamo volentieri il veterinario consolatore mentre il campionato più irregolare dal 1950 ad oggi ci fa sapere che Trento ha deciso di lasciare a casa il giovane allenatore Brienza che ci aveva colpito per un inizio stagione di qualità pur con una squadra nuova e con qualche peso morto da nascondere, con le speranze Ladurner e Mezzanotte sperdute in valle. Qui se la squadra zoppica non lo fa per solidarietà col tecnico, è la scusa buona per dire colpa sua, non certo nostra secondo il verbo di San Cellino.

Nella giornata in cui l’Armani ha davvero esagerato nelle rotazioni, lasciando a riposo il trio jazz Delaney, LeDay, Punter, celebriamo la Trieste più bella ed ispirata, che le ha rifilato addirittura 100 punti. Un passivo tossico per il difensivista Messina che, fortunatamente, ha reso gli onori a Dalmasson e Ciani e al Lobito Fernandez che Milano fece arrivare in Italia salvo scaricarlo molto presto. Ès tata ripagata con 24 punti da chi ha comunque ammesso di essere in una notte speciale dove ogni palla alzata finiva nel cesto. Succede. Si ricordi le coordinate quando tornerà per la Coppa Italia sullo stesso campo dove l’Armani ha perso la seconda partita di una stagione che stava andando bene.

Certo Messina, andando a farsi leggere la mano per un febbraio che potrebbe essere meno esaltante se dovesse andar male la coppa Italia, vorrà anche sapere quanto deve ancora al  Veneto, la sua vera culla cestistica quando Tonino Zorzi, che lo allevava nelle giovanili gli disse che da allenatore avrebbe fatto molto meglio visto che sul campo non lo aiutava proprio. Certo i fioi che vanno a trovarlo gli ricordano il pegno: il primo a batterlo in campionato il veneziano Vitucci con Brindisi, il secondo un altro veneziano, il Dalmasson che ha portato Tireste dalla zona retrocessione, dal lazzaretto del Covid, alle finali della coppa in Assago. Due davvero bravi.

Così come è stato bravo Piero Bucchi a non gettare il fegato ai cani zoppi di Desio nel giorno in cui si celebrava un derby delle lacrime fra Cantù, appena ereditata dal veterano Pancotto, e la Varese del Bulleri denudato da troppe sventure dopo essere subentrato a Caja. Mentre la Lega fingeva preoccupazione, sapendo che due società che hanno dato al nostro basket 22 trofei europei, due squadre che si sono prese 13 scudetti, erano in battaglia per la retrocessione, ben sapendo che non riuscirà a mettere d’accordo i filistei del consorzio, siamo andati a sentire anche quelli della A2. Certo che a Tortona e Forlì fanno bene ad alzare la voce: vincono, hanno progetti, le regole all’inizio prevedevano due promozioni. Ora temendo che la toppa sia peggio del buco stiamo a vedere come risolveranno nel covo dove hanno poco e niente, partendo dal coraggio e la genialità. Al momento sembra che sia Varese la condannata.

Vedremo fino a dove arriverà il cinismo di chi non ha avuto il coraggio di considerare dal primo giorno la pandemia, la calamità delle porte chiuse e dei debiti in crescita, lasciando che società già disperate dilapidassero quattrini, risorse, per andare a prendere giocatori stranieri di qualità non altissima. Serviva prestare attenzione al vivaio in magazzino, era necessario avere sul campo più gente come Procida, Alviti, Imbrò, Akele, che certi bei tomi. Era davvero strano vedere che in Germania Aito ci stava restituendo il Fontecchio ai ceppi nel basket dove lui ascoltava sirene sbagliate, scoprire che Trinchieri, al di là delle recite alla Cyrano, alla Porthos, ai suoi urli come se fosse davvero il generale Custer accerchiato, stava preparandoci a Monaco un ragazzino di qualità come il classe 2002 Sasha Grant rimasto in campo per oltre 20 minuti nella trasferta magica dei bavaresi sul campo di un CSKA che aveva messo in castigo James, già perdonato, che non trovava luce da un confuso Hackett, perdendo partita e, per infortunio, il Milutinovic che aveva lasciato ferite in casa Armani.

Siamo nella stagione dove devi essere un santo come Buscaglia per sopportare quello che sta succedendo a Brescia: arriva per sostituire Esposito, più vittima che colpevole, raddrizza una barca piegata ai voleri di gente viziatella, appena comincia ad andar bene ecco che il  serbo Ristic, appena rilanciato nel partitone che ha dato il successo contro la Virtus Bologna, saluta la compagnia per andarsene a Rostov. Non bastasse la squadra, appena rifatta, si mette a dormire contro Treviso e va al riposo sotto di 28 punti. Per fortuna sua nessuno lo ha cacciato nell’intervallo, per fortuna di Brescia qualcuno ha ricordato che serve dignità prima di andare a chiedere lo stipendio, rimonta quasi riuscita, anche se chiusa con sconfitta, ma almeno la faccia era salva.

Felici che Marcelo Damião, un ragazzo splendido, giocatore di qualità, cuore brasileiro, che Boscia Tanjevic portò nel gruppo per l’oro di Parigi, abbia trovato un lavoro come agente responsabile dell’area brasiliana per la FG Team. Curiosi di sapere se Luca Banchi, uno che lo scudetto lo ha vinto e lo ha fatto vincere in Italia, ha trovato il posto giusto come assistente nella lega di sviluppo NBA dove giocano i Long Island Nets. Esaltati dal nuovo trionfo nel volley di Fefè De Giorgi che ci ricorda la fraterna ciucca brasiliana dopo il mondiale vinto con Velasco.

Ringraziando Peterson per l’omaggio a Wingo, ricordato da un bellissimo striscione da Cantù nell’esilio di Desio che forse terminerà se ora anche la Giunta ha accettato il progetto per avere un palazzo nel cuore vero del Cantuki. Non distante dalla Parini dei ricordi indimenticabili nei giorni di Corsolini, Stankovic, del  grande Aldo Allievi e  del suo genio creativo, il Walshingham Alfredo Broggi che sapeva  cambiare le teste della gente. Ai remi dal faro argentino per le pagelle e i rimpianti.

10 A DALMASSON, a Trieste, perché quando pensavamo che i troppi complimenti avessero ubriacato i muli ecco la super partita per battere Milano ad Assago.

9 Al diabolico DE RAFFAELE che a Pesaro, sotto di 10 nell’ultimo quarto, ha portato Venezia ad una vittoria importante, interessante avviso per i naviganti di coppa Italia che certo non hanno dimenticato che anche l’anno scorso la Reyer ottava si vinse il trofeo alla faccia di chi sentiva di avere tutto.

8 Al SAUNDERS che la Bologna fortitudina guardava con sospetto, al DALMONTE che ha fatto scoprire all’altra faccia della mela bolognese che esiste anche la difesa, anche se dispiace che a farne le spese sia stato il Brienza liquidato da Trento.

7 A IMBRÒ, Giò DE NICOLAO, TONUT, DA ROS, ALVITI, PROCIDA  italiani da nuova trincea che renderanno meno noiose le giornate di Sacchetti che ora pensa alla sua bolla azzurra di febbraio domandandosi ancora cosa aveva sbagliato nel prendersi quella Fortitudo che ora il suo successore sta cambiando davvero.

6 A MENETTI e BUSCAGLIA per la partita delle due lune se hanno capito davvero la Brescia sciagurata dei primi 20 minuti, la Treviso meravigliosa per due tempio e poi in volo cieco , se ci sanno spiegare il cambiamento. Squadre mistero, belle, ma pericolose per chi le ama.

5 A LONGHI e TRAINOTTI che nella splendida gestione di Trento, anni davvero dorati, si sono trovati davanti al triste dilemma sul destino di un giovane e promettente allenatore. Auguriamo alle Aquile di volare sicure, convinti che Emanuele MOLIN sarà un buon nocchiero nella tempesta così come era buon a spalla per Messina da cui poi ha dolorosamente divorziato.

4 All’ARMANI se continuerà a litigare con la fortuna perché nei giorni in cui tutti ammettevano il suo salto di qualità come squadra ecco la sconfitta e gli infortuni. Con Micov era già abituata, sul pollice di Rodriguez vedremo.

3 Al DERBY delle LACRIME che Cantù e Varese hanno giocato a Desio. Stavamo male a vedere cosa era rimasto di due grandi società, anche se Bucchi avrà meno angosce di Bulleri.

2 Al GHERARDINI che vive la giusta resurrezione del Fenerbahce, attenti tutti, anche Milano, perché da Istanbul, sussurrando al Vanetti che, questa dell’Italia, gli sembra una stagione irregolare ci fa credere che da noi ci sia qualcuno in grado di capirlo e ascoltarlo.

1 Alla ROMA del santo FONSECA, attaccato nei giorni dispari, un po’ come GATTUSO, perché nella serata delle partite in TV alle 20.45, genialata che si ripete da troppo per non credere che facciano apposta, ci costringeva a guardare anche il calcio lasciando  la bella sfida  di Pesaro, anche se alla fine eravamo contenti per i vincitori e dispiaciuti per REPESA e JURIC due che meritano onori e grandi squadre.

0 Alla FEDERAZIONE se pensa di essere assolta per i troppi tentennamenti in una stagione dove poteva rivoluzionare e rilanciare il suo basket soltanto perché l’ultimo consiglio ha stanziato sei milioni di euro per aiutare le società. Auguriamoci che chi gestisce il tesoretto veda giusto, ricordando che se muoiono le società di base la carestia non sarà scongiurata neppure se avessimo la fortuna di ritrovare un Peterson, un Messina da guerra, un vero Tanjevic, figlio giusto di Nikolic, il termidoro nazionale da Bianchini a Zorzi. I soldi non vanno a canestro, ma se li sai spendere forse salveranno vivai ormai rinsecchiti.

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