Stop alle auto a benzina dal 2035

15 Luglio 2021 di Stefano Olivari

Dal 2035 non saranno più vendute auto a benzina? Sì. Anche se per il momento è solo una proposta presentata dalla Commissione europea, che ovviamente riguarda anche il diesel, il consenso politico è ampio e nessuno ci tiene a passare per nemico dell’ambiente anche se le modalità di produzione dell’elettricità e lo smaltimento delle batterie rendono il discorso più complesso. Certo i baretti milanesi pieni di fuoricorso lucani criptogay, cazzuti product manager con mocassino senza calze laureati online e assistenti che riferiscono solo al CEO che nella Prima Repubblica sarebbero state definite segretarie, non saranno più disturbati dal rumore delle volgari auto a benzina e anche quegli ultimi centimetri liberi di marciapiede potranno essere occupati da tavolini con spritz acquosi e patatine rancide.

Detto che nel 2035 buona parte di chi sta leggendo questo post, noi compresi, sarà impegnato a leggere le istruzioni della pasta per dentiere più che l’ultimo numero di Quattroruote, non c’è dubbio che l’abbandono dell’auto a benzina significhi la fine di un mondo e di un’economia il cui inizio in maniera grezza potremmo collocare nel 1908, con l’inizio della produzione della Ford T. Il piano chiamato ‘Fit for 55′, cioè per ridurre del 55% le emissioni di CO2, ha molti altri capitoli, ma non c’è dubbio che l’auto abbia un impatto sull’immaginario collettivo paragonabile a pochi altri prodotti dell’ingegno umano. Fra l’altro tante aziende, un po’ per l’ambientalmente corretto e molto per incamerare sussidi pubblici, ben prima del 2035 metteranno in vendita soltanto auto elettriche e quindi la legge della UE si limiterà a fotografare la realtà.

Veniamo al punto: con l’eliminazione della benzina e del gasolio ci libereremo finalmente della tirannia finanziaria degli arabi? Secondo il rapporto dell’International Energy Agency la previsione a breve termine è che nel mondo si continueranno a consumare sempre più combustibili fossili, con i 100 milioni di barili di petrolio al giorno superati nel 2023 (nel 2020 sono stati circa 91 e negli ultimi anni pre-pandemia erano in zona 100) e i 104 nel 2026, con l’Asia a trainare questo boom.

Da sottolineare che di questo petrolio circa il 48% (31 auto e 17 generico trasporto su strada) sarebbe interessato da questa svolta elettrica, anche se ad un secondo livello bisogna valutare come viene prodotta l’energia nei singoli paesi. In Italia, per dire, circa il 36% dell’energia arriva da fonti rinnovabili. E quindi, verrebbe da dire, il 64% no. Asterisco: da soli gli Stati Uniti producono più petrolio di Arabia Saudita, Emirati Arabi e Kuwait messi insieme, quindi già adesso gli arabi sono marginali. I soldi veri li hanno incassati e reinvestiti nei decenni scorsi.

In definitiva crediamo che per l’aria che respiriamo la spinta politica verso l’auto elettrica, diciamo pure l’obbligo di auto elettrica (fra non molto anche i cultori del motore termico saranno chiamati ‘negazionisti’), sia giusta. Nella realtà, visto che stiamo scrivendo nel 2021 con la strade e le colonnine del 2021, il gigantesco ‘contro’ dell’auto elettrica non è il prezzo di acquisto, visto che lo si ammortizza con il minor costo chilometrico, ma l’autonomia ed il tempo necessario per ricaricare, oltre alla disponibilità di punti di ricarica.

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