Sport del tubo

15 Maggio 2009 di Stefano Olivari

I telespettatori più attenti avranno notato negli ultimi tempi il predominio pressochè incontrastato delle telecronache cosiddette ‘dal tubo’, cioè fatte dallo studio senza spese di trasferta ma anche senza alcuna possibilità di raccontare a chi sta a casa qualcosa in più rispetto alle immagini della regia internazionale. Sempre che chi va in trasferta sia in grado di capire quello che vede, cosa tutt’altro che scontata. I telespettatori attentissimi hanno anche notato che in una famosa emittente sportiva l’unico sport a salvarsi da questo blocco delle trasferte è il calcio, che spesso manda prima e seconda voce sul posto anche per le partite più insulse. Grandi strategie aziendali, da master alla Sorbona, o risparmi miserabili? Buona sia la prima che la seconda, perchè l’input del risparmio proviene di sicuro dai supermanager (‘Tagliare i costi’, ovvero quando il salumiere ne sa più di un MBA) mentre la disparità di trattamento è stata una scelta per così dire qualitativa. Il budget giornaliero (albergo più viaggio) per chi segue il calcio è infatti molto superiore rispetto a quelli di chi segue basket o volley, al punto che certe trasferte diventano improponibili già in partenza. Così quelli extracalcio se non riescono a risolvere con Ryanair e bed & breakfast se ne stanno in redazione. Per chi guarda cambia spesso poco, al di là delle lamentale corporative (in fondo chi se ne frega di sapere mezzo secondo prima chi si sta scaldando a bordocampo?), ma la cosa che ci sembra interessante è che chi segue ‘le varie’ (così gli sport diversi dal calcio vengono tristemente definiti nei quotidiani sportivi) viene considerato di serie B.

Share this article