Resurfacing, il lungo addio di Andy Murray

Su Amazon Prime Video il film-documentario sugli ultimi anni dell'ex numero 1 del mondo, fra dubbi esistenziali e pellegrinaggi da ogni tipo di medico...

5 Maggio 2021 di Stefano Olivari

Che fine ha fatto Andy Murray? Dopo infiniti problemi fisici ed operazioni l’ex numero 1 del mondo sta provando a migliorare il suo ranking in singolare, passando con umiltà da Challenger (in febbraio è andato in finale a Biella) e torneini pur essendo chiaro che non tornerà più ai livelli di un tempo, nonostante sia coetaneo di Djokovic (34 anni) e di un anno più giovane di Nadal. Buona parte della sua sofferenza è stata ben raccontata da Resurfacing, film-documentario che è su Amazon Prime Video da fine 2019 ma che noi abbiamo visto soltanto di recente.

Resurfacing, titolo che gioca anche con il tipo di operazione all’anca a cui si è sottoposto Murray, alterna immagini di repertorio e del presente con video amatoriali girati dallo stesso campione scozzese. Il film è Murray visto da Murray ma anche da chi gli sta vicino: da Jamie Delgado, l’ultimo suo coach (ne ha avuti tanti, i risultati migliori ovviamente con Lendl), alla moglie Kimberly, dal fratello Jamie alla madre Judy, passando per i tanti collaboratori, consulenti, medici, psicologi che ruotano intorno al bicampione olimpico e di Wimbledon. Che abbiamo avuto la fortuna di veder giocare dal vivo tante volte, godendoci il suo rapporto di amore-odio con il team. Un lato sgradevole di Murray, mostrato con onestà e legato alle peculiarità del tennis: in pratica le persone che dovrebbero guidare il campione sono dal campione stipendiate e sanno che senza di lui tornerebbero nell’oscurità.

Il documentario però è in molti punti, quelli con i dubbi di Murray sul senso della sua vita, davvero commovente, per certi aspetti è un mini-Open anche se i traumi giovanili di Murray (la strage di Dunblane, la separazione dei genitori, le aspettative enormi di tutta la Gran Bretagna) sono soltanto accennati. Di fatto dal 2017 Murray ha passato più tempo a curarsi che a giocare e sarebbe stato facilissimo dire basta, con decine di milioni guadagnati e un futuro da grande ex. Tanti, da Borg in giù, sono andati fuori di testa all’idea di non poter essere più in cima al mondo, Murray non ne fa una questione di questo tipo: ammette però di non essere pronto a rinunciare alla routine delle tennis, alla battaglia, al tifo della folla (da brividi le immagini della battaglia, al 50% delle condizioni fisiche, contro Bautista-Agut nel primo turno degli Australian Open 2019). Andando avanti non fa male a nessuno, nemmeno a sé stesso.

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