Remare è un po’ morire

5 Dicembre 2007 di Paolo Pemulis

Dopo l’ottimo tennis mostrato contro il moldavo Radu Albot, il giovanissimo ambasciatore del tennis italiano negli Stati Uniti ha avuto un passaggio a vuoto contro un avversario apparentemente abborbabile come il croato Luka Somen. Quando a 15 anni inizi a sentire la pressione di dover vincere perchè il mondo ti guarda, perchè c’e’ gente crede in te, a volte la tensione può giocare brutti scherzi e le partite facili sulla carta tendono a complicarsi. Niente di drammatico. E’ mancato quindi l’acuto di Miccini, ma l’Eddie Herr nel suo complesso ha stravinto.
E’ stata una settimana avvincente, grazie a numerosi match tirati, divertenti e di qualità tecnica elevata. L’Eddie Herr ha confermato una tendenza in atto da tempo: il tennis di oggi – per non parlare di quello di domani – da un punto di visto tecnico è sempre più un tennis globale. Le differenze tra le varie scuole nazionali sono meno marcate rispetto al passato, quasi tutti i giovani prodigi sono impostati con un tennis aggressivo, in cui la ricerca del punto è sistematica, mentre la preparazione fisica acquisisce un peso fattoriale sempre maggiore, anche nel tennis femminile. La prima regola è: rischiare, essere aggressivi in campo, cercando di togliere il tempo all’avversario. Poi magari si perde perchè si commettono tanti errori e le cose non funzionano come dovrebbero ma il verbo “remare” è sostanzialmente bandito dal vademecum del giovane prodigio.
E’ stata anche una settimana straordinaria il tennis americano. Sul fronte Under-18 femminile era dal 1994 – quando il torneo si svolgeva a Lauderhill, nella Contea di Broward, FL – che cinque statunitensi non raggiungevano gli ottavi. E dal 1993 – anno in cui il torneo Under 18 è diventato un torneo internazionale – ad oggi, le statunitensi non erano mai andate oltre le Semi. Madison Brengle – già vincitrice del torneo U-16 nel 2004 – sembrava quella più attrezzata a rompere il digiuno. Invece alla fine il tabù è stato infranto da Melanie Oudin (foto), sedicenne di Marietta, Georgia, che si è imposta 6-1 6-4 sulla polacca ‘Kasia’ Piter nella finale del Torneo U-18. La Oudin, che si allena ad Atlanta con il coach Brian De Villiers, ha vinto con pieno merito: aiutata un po’ dalla sorte nei quarti, quando la sua avversaria Julia Boserup si è infortunata alla caviglia nel terzo set; autrice di una grande rimonta in Semi contro una solidissima Simona Halep; risoluta e poco fallosa in finale contro una Piter provata dalle fatiche della Semi contro Tammy Hendler e danneggiata da un paio di chiamate dubbie nel secondo e decisivo set. Con il successo ottenuto a Bradenton la Oudin ha allungato la sua striscia vincente a 22 partite (4 tornei consecutivi); la sua ultima sconfitta risale allo Us Open, contro Anastasia Pavlyuchenkova.
Nel torneo Under 18 maschile si continua a parlare portoghese: dopo il successo ottenuto dal paulista Nicolas Santos (oggi n. 725 del ranking Atp) nella precedente edizione, nel 2007 si è imposto il lusitano Gastao “Pepe” Elias, classe 1990, allievo di Bollettieri e rappresentato dalla Img. Elias sembra già pronto per il circuito Pro (a novembre ha vinto un 10mila in Messico ed è già n.637 del ranking Atp), tuttavia gli mancava l’acuto nel circuito junior (il suo miglior risultato era la finale all’Astrid Bowl 2007). Elias è il classico giocatore universale che può esprimersi bene su tutte le superfici: possiede un ottimo servizio, è solido e non molla quasi mai nei momenti importanti del match. A fronte del mezzo passo falso di Giacomo, fanno ben sperare le ottime prove di Gian Luigi Quinzi e Alessandro Colella, due con un futuro da pro assicurato. Il primo, classe 1996, è stato assolutamente strepitoso nel torneo Under 12, arrivando a un passo dalla finale (sconfitto 61 57 46 dallo statunitense Lederman). Il secondo, classe 1992 e n.16 del ranking Tennis Europe, è stato fermato ai Quarti dal quotato statunitense Sekou Bangoura, molto noto in Florida poichè parrebbe essere un fenomeno non solo a tennis, ma anche nel golf, a scacchi e con il pianoforte!
L’Eddie Herr 2007 è stato, inoltre, la vetrina ideale per due stelle del firmamento del tennis giovanile: il bulgaro Grigor Dimitrov e il serbo Filip Krajinovic. Dimitrov, vincitore del doppio maschile Under 18 (in coppia con Ignatik) e premiato da Bollettieri come “2007 Rising Star”, ha una mano pazzesca e il suo quarto di finale contro Ignatik (vinto 6-4 al terzo) meriterebbe una nomination per il più bel match del torneo. Di Krajinovic e della sua campagna d’America vi abbiamo già parlato le settimana scorsa: la sua striscia vincente di 22 partite è stata interrotta ai Quarti dal bombardiere statunitense Alex Domjan, che in Semi ha poi battuto anche Dimitrov. Il match più bello del serbo è stato senza dubbio quello contro Harrison, vinto 7-6 al terzo dopo aver annullato due match point, in cui ha mostrato una mentalità vincente soprattutto per come ha giocato sul secondo dei match point di Harrison, chiudendo lo scambio con una pregevole volèe vincente.
Ci siamo, infine, divertiti a curiosare nell’albo d’oro del Torneo Under 18 e abbiamo notato che – considerando le ultime sette edizioni – il croato Marin Cilic è l’unico vincitore del torneo ad aver fatto ingresso nei top 100 del ranking Atp. La situazione è opposta sul fronte femminile, poichè Monica Niculescu e Ula Radwanska (che è ancora una junior ed ha un potenziale da prime trenta al mondo nei pro) sono le uniche vincitrici delle ultime dieci edizioni a non aver varcato la soglia delle top 100. Chiudiamo ricordando agli appassionati che questa settimana è in corso, a Key Biscayne, la 61esima edizione dell’Orange Bowl, l’ultimo torneo di Grado A della stagione 2007, decisivo per stabilire chi concluderà la stagione tra i Top 10 del ranking Itf. Berankis, in teoria, è ancora in corsa per scavalcare Ignatik, mentre la Radwanska ha la matematica certezza di chiudere il 2007 al vertice del ranking.

Paolo Pemulis
pemurama@yahoo.it

Share this article