Quelli che non guardano Juventus-Roma

6 Ottobre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal castello dell’Innominato verso i Navigli milanesi svuotati dall’EXPO per la gioia dei canottieri. Rifugio antiquerela alla ricerca del genio che organizza l’attività del nostro basket. Ci è sembrato demenziale mandare la Supercoppa fra i ghiacci di un mare sportivo dove chiedono tutti nuovi stadi, più moderni, senza spiegare chi ci manderanno dentro questi “gioielli” se poi ci tocca assistere all’olimpiade dello sputo e dell’insulto come per Juventus-Roma. Nessuno nel protobasket guarda i calendari degli altri sport? Il mondiale femminile di pallavolo, il calcio vorace con la sua partitissima. Si poteva anticipare di un giorno. Sempre ghiacci pericolosi, ma danni collaterali inferiori.

Castello dell’Innominato per mandare un piccione viaggiatore verso chi presenterà il campionato giovedì prossimo facendo sanguinare il cuore di chi amava la centralità bolognese dove, fra l’altro, c’è, forse sarebbe meglio dire c’era, la Lega inventata da padri fondatori che amavano davvero il basket, l’unione per avere più forza, e non si baloccavano con l’effimero. Siate sobri, ma avete la fortuna di poter parlare di un campionato che non avrà un solo padrone come sembrava dopo la campagna dell’estate. La Milano purificata dall’esorcismo contro il malocchio dello scudetto da rivincere nel nuovo secolo sembrava bella solida arroccata dietro uno slogan che colpiva: adesso non siamo più obbligati a vincere, adesso vogliamo farlo. Perfetto. Approvato anche da New York. Peccato che si siano dimenticati di guardare bene certe cartelle cliniche. Una fissazione, prendere giocatori non proprio al meglio. Lo hanno fatto in passato, si ripetono oggi senza poter presentare James come sostegno a Samardo Samuels, sapendo, per esperienza diretta e messaggi da Reggio Emilia, che la volontà di Gigli non basta a far guarire quel ginocchio maledetto chegli ha complicato la carriera. Ora si sente anche mormorare che nel fiume scudetto non tutti si sono purificati e già borbottano. Sembra che una squadra rimasta intatta per sette dodicesimi faccia fatica a riprendere dai giorni della grande paura nella stagione dove le cadute sono state molto dolorose e l’unica risalita che ha portato al titolo è stata fatta affrontando cavalieri Sarmati senesi senza un domani.

Visto l’atteggiamento delle partite di Sassari, pur considerando il cantiere, a Milano chi non tollera un cantiere aperto come quello infernale del vecchio Palalido, come i tanti per l’EXPO, ci sembra che qualcosa non funzioni fra vecchio e nuovo, soprattutto se il nuovo scintilla, s’impegna tanto come fanno Ragland, Kleiza e MarShon Brooks per far capire che nuovi sceriffi sono in città e davanti al misuratore del talento non basteranno le protezioni che un tempo garantivano di passarla sempre liscia, scaricando le colpe sull’egoismo altrui, sul modo trinariciuto di guidare una squadra. Adesso che in società sembrano parlare tutti la stessa lingua imparata sul legno duro sarà più difficile fare i cocchi del maestro. Certo ci vorrà tempo per chiarire ogni cosa e, considerando che nelle prime dieci partite sette verranno giocate lontano dal Forum esaurito dalla passione per le farfalle della pallavolo, sarà meglio regolarsi anche se la felicità per avere un campionato combattuto non deve far dimenticare l’abisso fra aristocrazia dell’euro e disperata ricerca dal pareggio in bilancio e nei risultati. Insomma fra le prime due file e le altre c’è un bel divario. Si può recitare sottotono nel nostro campionato, ma l’Eurolega strangola, rende tutto molto complicato e ci stupisce che non sia stato trovato subito un rimedio alla situazione James che non poteva essere garantito da nessuno, neppure dall’agente amico e condiviso da chi ha fatto certe scelte.

Milano ha quasi tutto,ma resta sempre scoperta nella famosa tonnara sotto canestro e in Europa servirà tantissimo, per la verità Sassari ha dimostrato che anche qui da noi sarà meglio ripararsi dalle tempeste sopra il ferro per non perdere la faccia insieme ai troppi rimbalzi. Magari Reggio Emilia e Venezia non saranno così solide sotto, però hanno qualità e poi anche la fisicità di Cantù ha fatto la differenza, come si è visto nel Lombardia vergognosamente disertato da chi comanda nella regione che un tempo era il faro e non la terra dove palestre storiche, affittate a caro prezzo da chi dirige, vengono considerate inagibili dopo anni di utilizzazione come quella del San Pio X dove sono cresciuti fiori di allenatori e giocatori.

Certo ci piacerebbe avere qualche risposta dal Petrucci pronto a ricandidarsi, a combattere per il basket, lasciando perdere i piromani del Circeo, su queste scivolate nei vari comitati dove i borosauri fanno il gioco di sempre, mentre a noi manca davvero forza nel reclutamento come ci dimostrano quelli di altri sport. Il presidente della Lega pallavolo maschile, l’ex cestista Righi, appena ha saputo della disponibilità di certi impianti milanesi si è subito messo in contatto per vedere, stipulare accordi. Qui, se bussi ti ridono in faccia con la scusa che stanno lavorando per te senza però riuscire a dimostrarlo. Possibile che nella due giorni a Sassari dove, finalmente, si è rivisto Simone Pianigiani ad una partita fra società fornitrici del legname azzurro, non abbia capito che qui moltissimi hanno ancora una certa rogna se si fanno intrappolare fra i ghiacci di eventi sportivi più importanti di una supercoppa di basket dilatata dalla creatività RCS.

A pochi giorni dall’inizio del torneo la partita più attesa, Varese-Cantù, non è stata ancora piazzata nel palinsesto Rai, anche se sembra logico vederla in onda alle 20.30 della domenica lasciata vuota da Azzurra calcio. Accidenti, sfruttatela questa settimana senza campionato. Dovevate scegliere subito, considerando che Varese-Cittadella di calcio è stata posticipata al lunedì. Così come scegliere il partner televisivo per il pacchetto d’argento, quello che darà più visibilità al movimento. I fatti hanno dimostrato che Sportitalia, anche in povertà di offerta, è meglio di chi cerca rilanci d’immagine personale, di chi ha un buco in palinsesto e pensa di mettere il basket come palliativo per trovare una pubblicità sempre avara con gli “sport minori”. Anche se in questa Lega ci sono ancora colossi che, quando vogliono, dominano la scena, obbligano a virare di bordo su certe critiche. Nel tempo Sportitalia ha servito bene il basket. Peccato che ci sia stato il fallimento con danno grave per tanti giovani talenti. Ma adesso che hanno ricominciato, perché non dare una mano, sapendo che organizzare dirette in proprio è durissimo? Certo stuzzica l’idea di un accordo per dare anche al basket quello che fa SKY per il calcio domenicale, con il vantaggio di avere digitale e satellitare.

Ci vorrebbe l’umiltà di studiare cosa è accaduto prima dell’avvento di questa nuova generazione, ma perché chiedere tanta fatica? Avete visto qualcuno della Lega che conta nella notte infausta del Memorial Paola e Gigi Porelli a Bologna all’inizio di questo mese? Checcefrega checceimporta, quelli nel vino ci mettono l’acqua a prescindere. Certo nella notte dei grandi tradimenti tutti hanno cercato una scusa banale, meschina per disertare l’evento che mai avrebbe dovuto essere organizzato in quella gelida casa che è il palazzo di Casalecchio dove nella sala stampa non si sono neppure preoccupati di mettere un quadro ricordo dell’uomo che ha fatto la storia moderna della Virtus. Ci siamo rimasti davvero male. No, siamo gli unici ad aver capito perché un Peterson poteva rinunciare al viaggio: lui adesso ha in mente la rimonta televisiva e bussa a tutte le porte, il Memorial non gli avrebbe dato niente. Assente lui, non visti tantissimi giocatori dell’era porelliana. Deserto di pubblico con la scusa che pioveva e poi giocava la Juventus. Scusa principale? Molti non credono che la Fondazione sia stata fatta soltanto per non far dimentiare un grande dirigente. Ognuno con la risposta pronta nel giardino dell’invidia e dell’odio, anche se è difficile capire cosa pensano davvero a Bologna delle loro grandi squadre sportive finite alla deriva. Siamo sempre allo stesso punto, quando l’avvocatone davanti a certi insulti alzava il braccio e ci appendeva l’ombrello dell’ironia guardando il quadro dove un poeta gli ricordava che la vita è sogno e sarà tale soltanto se sai sognare.

A Bologna è venuto Petrucci dopo una maratona di lavoro abbastanza dura. Non poteva mancare. E’ venuto il Toto Bulgheroni che qualche impegno importante lo ha sempre, ma per il grande amico ha accettato di ascoltare per tutto il viaggio Dante Gurioli, il più grande affabulatore di questo sport, vero demiurgo del famoso Canaglia Club dove si parla di tutto e si sa valutare quando è ora di fare causa comune e quando è il momento di meditare. Questo ci ha commosso. Ma era troppo il furore per il deserto intorno a noi, in quel buio spettrale, con tabelloni segnaletici velati dall’incuria. Certo l’incasso sarebbe stato utile alla Fondazione che ora si batterà per intitolare a Porelli un parco, una strada, per irrobustire le borse di studio da offrire in collaborazione con un rettore che   avendo respirato il basket pesarese sa bene come si rende omaggio ad un uomo che ha scritto la storia per l’italietta ancora divisa in comuni. Quella che si è domandata il motivo per i tanti posti vuoti di Sassari dove pure la Dinamo ha venduto quasi tutto in abbonamento per la sua stagione. Prezzi troppo alti? Sbarramenti di altri sport pur in giornate storiche? Ah saperlo. Di sicuro anticipando di un giorno molte cose sarebbero andate a posto.

Pagelle dal castello dell’Innominato che non porteranno a querele, a ridicoli palleggi accompagnati da letterine di comodo che hanno fotografato perfettamente lo stato delle cose nel nostro basket, così come Juventus-Roma ha dato l’immagine precisa di uno sport italiano dove il presidente del CONI è stato squalificato da un suo associato sapendo che tutto finirà anche peggio della faccenda Hackett ancora in fremente attesa per il perdono presidenziale che, probabilmente, arriverà per Natale con la Befana.

10 A Romeo SACCHETTI e PASQUINI per aver portato il presidente Sardara sulla spiagga dove esistono tesori che si chiamano idee. Sassari è all’avanguardia in tante cose e questa seconda coppa del 2014 un premio anche minimo per chi considera il gioco piacere e giusta sofferenza.

9 A PETRUCCI costretto a fare viaggi su viaggi per andare a cucire, medicare situazioni, chiarire punti di vista, ma adesso si prenda una giusta pausa sul mantra “fate giocare gli italiani” perché avrà visto anche lui che spesso sono i primi a lamentarsi di tutto, un male che giganti come Velasco, Tanjevic, Rudic, Coste, avevano tentato di estirpare finendo stritolati dall’invidia.

8 A Sandro CROVETTI per aver accettato di andare con il solo pugnale nell’acqua torbida lasciata da una crisi che ha cancellato la Fortitudo vera e ha reso quasi una squadra di provincia la gloriosa Virtus che partirà in penultima fascia.

7 Al DYSON che cercava a Sassari una dimensione più vicina ai suoi sogni NBA. Ha cominciato alla grande, ma la Dinamo da alimentare ha bisogno di dedizione completa per tutta la stagione ed è su questo che dovrà dimostrare di essere un grande leader.

6 Al TRAINOTTI direttore generale della neopromossa Trento per il meritato premio che gli hanno dato i compagni di viaggio della LNP dell’anno scorso, premio che andrebbe esteso a molti uffici stampa delle società della serie Gold e Silver, cominciando da Treviglio, Ferrara, Casale dove sembra ancora un piacere servire il prossimo piuttosto che scodinzolare dietro al potente di turno.

5 Agli STATI UNITI che non lasciano briciole nei mondiali dove mandano le loro stelle, uomini o donne non è importante, perché ci fanno venire quel senso di impotenza che invece si può vincere se ragioni come un Djordjevic, come gli spagnoli.

4 Alla TRISTEZZA di certe arene dove, probabilmente, si giocheranno le fasi decisive dei play off del 2015 perché Venezia, Reggio Emilia, Sassari meritano palazzetti diversi da quelli che pure cercano di rendere confortevoli, ma non trovando quasi mai collaborazioni nelle giunte dove il basket serve soltanto al momento di raccattare voti e poi, come a Cantù, ti lasciano sempre con le stesse angosce di dieci anni fa.

3 Agli ARBITRI convinti che con la riduzione di un tiro libero per fallo tecnico sia molto più facile ed indolore lasciare il marchio facchiniano su ogni prestazione. Certo la maleducazione sportiva di molti merita di essere castigata subito, indicando una strada, ma questo doveva avvenire prima, nei settori giovanili, nelle famiglie. Invece andremo avanti con la stessa idea che i vincitori non riuscirebbero mai senza l’aiuto esterno di chi si fa ammaliare dal potente di turno. Continueremo ad allevare piccoli arbitri con la stupida idea che sono stati chiamati non per partecipare al gioco, ma per schiavizzarlo all’ottusità del regolamento mai interpretato.

2 Alla LEGA per aver dormito troppo sugli ostacoli per rendere popolare anche la Supercoppa. Neppure seimila spettatori in due giornate, deserto in gara uno fra Milano e Brindisi quando si poteva sfruttare l’occasione con le scuole basket dell’isola, uno sforzo senza entusiasmo e non vorremmo che andassero così Coppa Italia e Partita delle stelle promesse a troppi.

1 A Luca BANCHI per fargli capire che saremo sempre dalla sua parte per come sa lavorare, per come si è battuto per far diventare l’Emporio una squadra vera, ma non quando cerca scuse che a pochi giorni da campionato e coppa diventano boomerang in un cortile dove cercano d’infilarsi sempre troppe comari, quelli che tormentano lo sport professionistico facendo diventare un covo di giocatori serpenti quelli che dovevano essere fortini per squadre che la pensano alla stessa maniera e non nascondono orecchini dietro cuffie gigantesce.

0 A PETERSON e alla BOLOGNA che non ha onorato il Memorial Paola e Gigi Porelli. Un dolore, un errore. Una prova che non è più il tempo del “noi siamo noi” come diceva l’avvocatone tornando verso San Luca dopo aver catechizzato l’onorevole Casini sotto lo specchio del glorioso Diana. Queste amnesie sentimentali aggravano tante situazioni in molte isole dove il basket aveva trovato i suoi santi e i suoi profeti. Siamo qui sul fiume ad aspettare che passino quelli che danzavano quando Seragnoli e Cazzola se ne andarono, quando Livorno, Pesaro, città con palazzi nuovi sono state abbandonate al destino del livoroso tanto peggio tanto meglio che adesso fa diventare meno tracotanti gli stessi che non sanno spiegarsi perché Siena in serie C, come del resto la Fortitudo, hanno più spettatori e seguaci di molte società che hanno perso ogni contatto col pubblico per arroganza e poca lungimiranza.

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