Pozzecco doppio tecnico

20 Novembre 2023 di Oscar Eleni

Oscar Eleni alla ricerca del cobra allenatore che possa spiegare la storia di un serpente in fuga costretto a  scappare fra mazze da golf roteanti a Città del Capo, forse lo stesso campo dove nel 1973 ci portò a meditare Sergio Ottolina. Era il tempo della ricerca per  il riscatto di Fiasconaro tormentato dai tendini, prima che nell’anima, ai  maledetti Giochi di Monaco. Sergio, invece, aveva dimenticato la sua gloria in pista e cercava di portare il culto del buon vino in Sudafrica, anfitrione splendido, amico per sempre rimpianto.

Dicevamo del serpente. Assalitore o assalito? Roba da chiacchere spinte e vuote in televisione dove si fa confusione su tutto e la parola pace non fa ascolto, così come la parola pietà al pronto soccorso o, ancora di più, negli ospedali. Di sicuro un cobra dorato e pericoloso un po’ come gli allenatori che, finalmente, si ribellano quando vengono insultati da gente senza nome. L’ultimo il Messina furioso che si è curato con due belle vittorie, il penultimo  Pozzecco viandante felice a Lione col Villeurbanne che se la prende se, parlando dei suoi successi, della nuova esperienza, fa notare che l’ultima espulsione per due falli tecnici è l’unica cosa che interessa. Certo anche in altri sport ci sono allenatori cobra che non sopportano l’agguato dell’anonimo, ci sono tribune  piene di assalitori che si sentono assaliti dall’incompetenza se la loro squadra non vince. Gente che inventa di tutto. L’ultima che abbiamo sentito sull’Armani, ad esempio, è che Melli non guarda in faccia Mirotic, un messaggio buttato sul letame proprio nel momento in cui il capitano dell’Olimpia accarezza il braccio fatato del gitano con talento che considera la difesa un ‘offesa  ai suoi muscoli di  seta.

Inventare e calunniare, senza firmare. Messina  e il suo furore trasmesso ad una squadra costruita male. Qui lo firmiamo e lo ribadiamo e, come l’anno scorso, peggio per gli altri se poi alla fine è Milano a vincere lo scudetto del basket. Magari pure quello del calcio, ammesso che la Juventus sia d’accordo dopo aver sentito di tutto sulla gestione di Allegri che, proprio come Messina, qualche titulo lo ha vinto.

Litigando col barelliere che non ci ha voluto portare all’aero per Roma nel giorno in cui il basket si è ritrovato col presidente federale al  cinema Farnese per rivedere il docufilm sulla “vita e le opere” come avrebbe detto scherzando lo stesso  Dino Meneghin protagonista, certo felice ed orgoglioso del lavoro girato e pensato dal Samuele Rossi regista del bellissimo Glassboy, ex cestista delle minori in  Toscanasca, nativo di Lucca, dove, magari ha incrociato qualche volta il Massimo Masini che nella storia di super Dino è stato importante, anche se lui, nato nel 1984, non ha potuto vederli in battaglia, ai tempi in cui Varese e Milano dominavano la scena.

In platea anche il presidente del CONI Malagò che per un paio d’ore non penserà alla maledetta pista  di bob, disciplina dei Giochi invernali che, con lo slittino, ci ha  dato medaglie e prestigio,  ma che al momento, come direbbero, quando vengono tagliate le loro gare storiche, quelli della marcia, altro medaglificio sempre in azione, sembra un dente cariato  per l’organizzazione, così come lo stadio di San Siro che qualcuno vorrebbe abbattere  anche se la cerimonia d’apertura dei Giochi sarebbe una meraviglia nella Scala del calcio che Milan e Inter hanno deciso di abbandonare e che, purtroppo, non diventerà neppure un condominio come il mitico stadio dell’Arsenal abbandonato,  anche se non ancora del tutto dimenticato.

Occuparsi del basket nella settimana dorata di Sinner che anche col secondo posto dietro a Djokovic ha riaperto  il teatro magico del nostro tennis, pensare al baloncesto, guardando Andres Feliz, giocatore di Badalona, infilare  un pallone tirandolo dalla sua area di tre secondi nel finale vincente contro Bilbao, sa un po’ di fanatismo, dimenticando Bagnaia che forse si riconferma campione della moto GP, fingendo di non vedere Leclerc fra i tombini di Las Vegas feroce come i ferraristi vorrebbero  che fosse sempre il loro primo pilota. Figurarsi poi se ci sarà attenzione per la genialata del posticipo cestistico nel lunedì dove il calcio e la Nazionale cercano un posto all’europeo. Peccato per Brescia e Virtus Bologna che si giocheranno la testa del campionato  davanti ai soli fedelissimi, perché di certo lo share su DAZN non sarà oltre “Avanti Popolo” anche se in molti registreranno questa sfida che anticipa una settimana europea dove la Virtus avrà certo meno problemi in casa, col Fener del tormentato Itoudis, dell’Armani impegnata a Belgrado contro la Stella Rossa che non va benissimo.

Il cobra che  avrebbe dovuto aiutarci ad allontanare la barella e il fuoco mai estinto, anche dopo i suggerimenti di tanti medici, l’aiuto e il conforto di Caterina Meneghin che aveva cercato fra i suoi colleghi  dottori  lo specialista per battere un santo davvero dispettoso  anche davanti alle preghiere,  come ci aveva consigliato Campana prima del bellissimo Domenicale del suo Basket vision, questo cobra, dicevamo, adesso vorrebbe pure le pagelle e magari anche voi. Chiedendo scusa per la noiosa tiritera  di questo lunedì eccovi qualcosa per far partire insulti via cavo:

10 A POZZECCO che ha fatto benissimo ad accettare il doppio incarico perché almeno potrà vedere giocatori che poi troverà da avversari con la Nazionale, mentre   qui sarebbe ammuffito guardando partite dove quasi sempre nei quintetti base non ci sono italiani come è capitato ad esempio per Treviso e Napoli.

9 A Sandro SPINETTI che nel Domenicale di Basket Vision ci ha ricordato il Bianchini Day che il 17 dicembre andrà in scena al Pala Tiziano riconquistato e riaggiustato per la sfida fra Luiss Roma e Cantù purtroppo in A2. Lui, il Vate, ci soffrirà, perché alle due città ha dato titoli e gloria, ma certo incornicerà quello che ha scritto uno dei grandi della Stella Azzurra sulla vita di un allenatore, divulgatore, comunicatore  che al basket ha dato  il suo genio.

8 Al LAMBRUSCHI che ci ha ricordato su BV che le lavagnette nascondono il male del basket moderno, schiavo della tattica  e mai della tecnica, ingannando chi crede ancora che i giocatori non vadano guardati in faccia, come faceva, magari esagerando, il caro Bufalini, senza aprire bocca. La lavagna nelle giovanili fa ridere. Fra i professionisti può soltanto rammentare cose provate cento volte e, se guardate bene, gli ascoltatori attenti sono al massimo due, quelli che dovrebbero salvare la baracca nell’ultimo assalto.

7 Al graffio finale di HANLAN per Varese e di Zubcic per Napoli in partite sofferte e decise soltanto nei secondi finali.

6 A PISTOIA e CREMONA due neopromosse che lasciano segni sulla pelle di squadre come Sassari e Pesaro che pensavano di essere uscite dalle sabbie mobili.

5 A  Devon HALL, decisivo per l’Armani contro l’Efes, importante, per tenere le distanze contro una Venezia diroccata, se non terrà questo livello di gioco e concentrazione per il resto di una stagione che aveva iniziato davvero male.

4 A PESARO che non può passare ai brindisi per la prima vittoria in casa al disastro di Cremona dove i pochi  tifosi al seguito hanno fischiato una squadra e un progetto che tutti pensavamo fosse adatto per tornare al grande livello.

3  A TORTONA se non riuscirà a spiegarci e  a spiegarsi i tanti balbettamenti d’inizio stagione dopo una vittoria come quella di Reggio Emilia ottenuta nel quarto tempo, quello, solitamente, dei disastri.

2 A TREVISO che pur avendo in mano la partita con la peggiore Napoli della stagione, cominciando da Owens, ha mancato l’appuntamento con il primo successo in campionato. Forse molti giocatori dovrebbero sprecare meno energie protestando e pensando invece a giocare come ha fatto il solo MEZZANOTTE finalmente tornato a graffiare.

1 A  BRINDISI dove sono ancora convinti che la colpa fosse degli allenatori per i 0 punti in classifica. Anche SAKOTA, che l’anno scorso salvò Reggio Emilia, farà fatica a compiere il miracolo con i giocatori che gli hanno dato.

0 A  SASSARI che pensavamo  avesse trovato soluzioni per tornare fra le prime della classifica. I 63 punti segnati a PISTOIA dicono che la malattia sarà ancora lunga.

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