Più mock che draft

10 Aprile 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

1. Orfani del college basketball giocato, cerchiamo di farci piacere la versione parlata di un mondo che rappresenta (secondo noi, come del resto tutto) la vera essenza del gioco. Partiamo provincialmente da Daniel Hackett, che si dichiarerà per il prossimo draft rinunciando quindi all’anno da senior ad USC (ed in pratica anche all’estate con Recalcati). Purtroppo per i Trojans, eliminati nel torneo dalla straordinaria (in relazione al talento) Michigan State di Izzo, anche il freshman DeMar DeRozan ha avuto la stessa idea. Previsione: ha più mercato NBA DeRozan, mentre Hackett potrebbe essere scelto a metà del secondo giro. Incertezza quindi sul futuro suo e del padre Rudy: rimarrà a USC a fare il preparatore atletico? Per la serie ‘Non c’è bisogno di dare soldi in nero per attirare i talenti’. Nemmeno la NCAA è perfetta.
2. Al college le figure di riferimento sono ovviamente gli allenatori, visto che tutto il resto cambia a velocità vorticosa (sperando che Stern si sbrighi con il limite di entrata NBA a 21 anni). E fra i tanti movimenti il più clamoroso è al momento quello di John Calipari da Memphis a Kentucky. Già diretti i primi allenamenti, visto che secondo le regole NCAA è possibile allenare fino al 15 aprile prima della ripresa ufficiale, Calipari si è portato dietro tutto il suo staff: in primis Rod Strickland, proprio l’ex ottima (sia pure in contesti perdenti) point guard di mille squadre NBA. Per Calipari contrattone (4 milioni di dollari lordi, più incentivi e benefit vari) fino al 2017 ed una missione che Memphis non è riuscito a compiere solo per qualche tiro libero sbagliato.
3. Avete presente l’Air Force One visto in tanti film? Ecco, è da lì che Barack Obama ha telefonato a Roy Williams congratulandosi per il trionfo di Detroit da lui pronosticato (forse senza fantasia, ma quasi nessuno degli esperti era andato comunque più lontano di lì, Connecticut o Pittsburgh) e dando appuntamento alla Casa Bianca. Di sicuro Williams, che per la cronaca guadagna esattamente la metà di Calipari, perderà quasi tutta la squadra campione: i senior (Hansbrough, Green, Frasor), certamente Ty Lawson e magari anche gli altri junior Ellington e Thompson. Se gli ultimi tre citati cambiassero però idea il sogno di superare Dean Smith per tornei vinti non sarebbe campato per aria.
4. A proposito di North Carolina, il figlio di Michael Jordan ha scelto il college. Il diciottenne Marcus, nelle fila di Whitney Young miglior giocatore del torneo delle high school (class 4A, quella dei licei più grossi) dell’Illinois, andrà a Central Florida raggiungendo un suo vecchio compagno di high school. Scelta di profilo basso ma non rasoterra (4 apparizioni al torneo NCAA su 19 anni di Division I), in un’università che come gloria sportiva ha Michelle Akers, due volte campionessa mondiale ed una olimpica (di calcio). Dicono (noi l’abbiamo visto solo in mezza partita, oltretutto in streaming) che come guardia tiratrice potrebbe avere un futuro professionistico, sia pure senza statue. Nella stagione si è fatto onore anche il meno dotato fratello Jeff, di due anni più grande: lui è rimasto a casa, giocando a Illinois come walk-on (cioè senza la borsa di studio sportiva), ma tre mesi fa ha ricevuto la ‘full scholarship’ degli Illini di Bruce Weber. Lo si intravede solo per qualche minuto a partita, al di là del giudizio tecnico nemmeno lui sembra schiacciato dal mito.
5. L’elenco di chi si dichiara per il draft prima dei quattro anni di college mette tristezza ma non ci ispira commenti: quanti di noi di fronte alla prospettiva di guadagnare soldi veri a 19 anni avrebbero rimandato l’incasso nel nome della propria formazione umana e culturale, oltre che cestistica? Con il senno dei 19 anni, precisiamo. L’ultimo della lista, mentre scriviamo queste righe, è DeJuan Blair, il centro sophomore di Pittsburgh che qualche mese fa aveva promesso solennemente al coach Jamie Dixon che sarebbe arrivato all’anno senior in ogni caso. Poi spinto dal suo entourage e da vari siti di previsioni (l’ha dichiarato lui stesso) sul draft, ha ritirato la parola come il Vieri dell’Atletico Madrid con Sacchi.
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