Non volevamo Micov la luna

29 Maggio 2012 di Fabrizio Provera

Vlado Micov: 7.5. Il conte di Belgrado, che legge le dinamiche di gioco ‘un secondo e mezzo prima degli altri’ (copyright Trinchieri), è mancato nei momenti cruciali: contro il Barcellona e contro Pesaro. Ma come si può negare il suo impatto sui match più importanti, che trascende ogni dato statistico, anche se quando Micov ha centrato una prestazione difficilmente la Bennet è uscita sconfitta? I continui fastidi al ginocchio sono un problema, speriamo presente e non anche futuro. Ciò detto, per la prossima stagione il contributo di Micov sarà determinante, pur non conoscendo affatto i dettagli del mercato canturino.

Marco Scekic: senza voto. E tanti rimpianti.. Un vero peccato il suo infortunio, che lo ha escluso dopo poche settimane.

Manuchar Markoishvili: 8-. Ha giocato da 1, 2, 3 e 4. Se necessario, si adegua anche a guidare i pullman (copyright Trinchieri). Scherzi a parte, la dimensione totale di Manu è emersa più volte nel corso dell’anno: ha saputo dare punti e consistenza offensiva, coraggio e presenza difensiva, ha saputo attaccare il ferro con generosa continuità o mettersi al servizio del collettivo. Voto alto per l’elevata caratura, agonistica ed umana.

Maarten Leunen: 7.5. Una quercia, una presenza forte ma nel contempo discreta. Forse meno luccicante dello scorso anno, ma nei momenti che contano il contributo del biondo dell’Oregon non è mai venuto meno. Rimarranno indelebili le immagini dell’infortunio alla caviglia contro Siena, al Paladesio, e la sua voglia di rimanere in campo zoppicante e ai limiti dell’immobilità. Un grande giocatore, spesso e volentieri anche per i cultori dei numeri e delle statistiche. Ma non solo.

Denis Marconato: 6.5. Ha sempre risposto presente, specie nelle difficoltà (e non ne sono mancate affatto, sotto le plance canturine). Scampoli di grande gioco del campione che è stato, in Eurolega e in campionato, ne abbiamo visti parecchi. Denis Marconato ha vissuto, sta vivendo, la stagione del tramonto con grande dignità, e se necessario sacrificio.

Nicolas Mazzarino: 7.5. Passano gli anni, calano i minuti di impiego (specie nei primi mesi), ma non  viene mai meno l’impegno sommato alla encomiabile dedizione, in allenamento e in gara. Un campione nel sapersi adattare, a ogni momento e a ogni assetto tattico. L’indice del suo gradimento, da parte del pubblico canturino, è il fragore che accompagna le sue triple. Onore al Capitano.

Doron Perkins: senza voto. Non vogliamo che dell’ex play del Maccabi rimanga, a tutti noi villani canturini, l’immagine della brutta prestazione di gara 5 contro Pesaro: pertanto sospendiamo il giudizio, almeno quello numerico. Siamo partigiani, ossia di parte, e abbiamo salutato con grande favore l’arrivo di Doron, dall’esordio in coppa Italia contro Avellino passando per Eurolega e campionato. Il giudizio rimane sospeso, tra prestazioni maiuscole ed altre molto meno significanti (specie a livello offensivo), ma è come le migliori storie d’amore: rimpiangiamo quel che sarebbe potuto essere, e che forse non è stato. Buona vita, Doron… Ovunque tu sarai.

Giorgi Shermadini: 7. Sì, a tratti è stato dominante, anche nelle partite dove i falli lo hanno limitato a 15-20 minuti di impiego. Il recupero sulla linea laterale d’attacco a Tel Aviv, con passaggio al principe Basile per tripla mortifera, deve aver convinto il potente ed opulento  Maccabi dell’eterno Shimon Mizrahi ad assicurarsene i servigi. Peccato. Non possiamo tuttavia dimenticare alcune prestazioni maiuscole, assieme a una continuità di rendimento indiscussa e indiscutibile. Vederlo inutilizzato, nei due mesi decisivi, ci ha fatto molto male. E ha pesato, tantissimo. Ne risentiremo presto parlare, ai piani alti dell’Eurolega.

Andrea Cinciarini: 6.5. Alti e bassi, prestazioni importanti ed altre meno, speranze ben riposte ma anche vanificate (in parte). Accetta il delicato ruolo di play titolare affidatogli a inizio stagione, con determinata abnegazione. Non china il capo al cospetto di avversari molto più quotati, anche se a volte evidenzia i suoi limiti. Lo vogliamo ricordare nella bella prestazione di gara 2 contro Pesaro. Grazie Andrea.

Greg Brunner: 6.5. L’esordio contro la Virtus Bologna, a gennaio, fu davvero rimarchevole. Ma non è stata l’unica prestazione da elogiare del roccioso svizzero di origine Usa; Brunner ha dato spesso sostanza e anche punti, senza mai limitarsi o rinunciare a lottare sottocanestro (l’occhio nero rimediato contro Pesaro ne è la dimostrazione). Certe critiche nei suoi confronti ci sono parse ingenerose. Sufficienza piena e meritata.

Gianluca Basile: 7-. Media ponderale, più o meno, di prestazioni da incorniciare, specie in Eurolega (contro il Caja Laboral la migliore, a nostro modesto avviso),  e di altre meno brillanti. Ma dopo 1 anno di stop, e con 37 primavere sulle spalle, solo un pazzo avrebbe potuto chiedere molto di più al Baso. Che a Cantù ha portato in dote una saggezza acquisita nel tempo, un’attitudine carismatica, una dose massiccia di attributi e molto altro ancora. Davvero non sappiamo se passerà un altro anno in Brianza, ma noi non ce ne priveremmo. Mai.

Andrea Trinchieri e Bruno Arrigoni: 8. Delle tre stagioni passate a Cantucy, con una semifinale raggiunta nel 2010 e una finale scudetto nel 2011, i quarti di finale del 2012 sono il piazzamento peggiore per il coach nei tre anni di permanenza alla Bennet. Ma quale ardito funambolo potrebbe negare il lavoro eccelso condotto fino a che la formazione è rimasta a ranghi completi? Cosa sarebbe accaduto con la squadra senza acciacchi, in Eurolega? Cosa in campionato, dove sicuramente saremmo partiti dalla seconda piazza e non dalla terza, quindi senza  il dannato accoppiamento con Pesaro? Tutto è possibile, ma anche nella pallacanestro contano i dati oggettivi: e pur considerando errori o partite forse non del tutto azzeccate, dal punto di vista tattico, noi terremmo Andrea Trinchieri (ed anche mister Arrigoni, of course) sino a quando i capelli non diverranno grigi, tutti e non solo alcuni. Dopodiché, accada quel che deve accadere.

Anna Cremascoli: 9. Nella pallacanestro, come del resto nella vita, la gratitudine spesso non esiste. Ma noi siamo villani canturini, mica gente qualunque, perciò la passione e la dedizione (oltre agli schei, of course) messi dalla presidente della società rimarranno per sempre meritevoli di lode. Cantù che torna alla gloria europea, che riempie il Paladesio grazie alla coraggiosa e vincente scommessa societaria, Cantù tornata a pieno diritto tra le grandi: nella pallacanestro, come nella vita, contano i risultati. E questi risultati si devono alla pervicace tenacia della sciura Anna. Coraggio ingegnere, avanti così verso l’ingresso nella storia canturina.

Eagles Cantù: 8.5. La curva biancoblù ha fatto ribollire il Pianella e il Paladesio come non accadeva da lunga pezza, contagiando col proprio entusiasmo professionisti attempati e giovincelli alla loro prima apparizione ai due palazzi. La tifoseria canturina dimostra la verità scientifica del nostro assunto: Cantù è storia, aristocrazia del cesto. Con tutto il rispetto che si deve agli altri, noi siamo una cosa diversa. ‘Noi siamo i bianco blu/ Cantù noi amiamo/ Noi siamo i bianco blu’. Nunc et semper.

Fabrizio Provera, da Cantù (29 maggio 2012)

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