Nella morsa del ragno

4 Giugno 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

1. Viaggio senza soste nel basket che si illude di avere attenzione giocando ogni giorno. No, quella tocca al tennis. Un mistero. Ma ci pensate cosa accadrebbe se avessimo anche qualche italiano da quarti di finale, non diciamo da turni nobili? Facendo i conti, su certi giornali bisogna essere grati dell’attenzione anche se regna la notizia in breve. Righe contate, scontate, tagliate. Uno si domanda, lo chiede umilmente ai capiservizio che tutto sanno e tutto vedono, se non c’erano lettori di giornale interessati ad opinioni diverse da quelle SKY, da quelle scambiate con il vicino di posto, con gli amici al bar, fra i novemila di Milano, i cinquemila di Biella, se non ci fossero curiosi indagatori fra il bel pubblico di Treviso e, naturalmente, quello di Siena. Ti diranno che alla gente il basket, soprattutto notturno, interessa poco. Ti diranno di tutto pur di umiliare la richiesta di spazio. Forse hanno ragione. Nessuno protesta, scrive due righe, si fa sentire, ma forse l’iniziativa dovrebbe partire da chi gioca con i nuovi assetti dei computer, non dalla gente che pure mette sul tavolo tanti euro anche per guardare dei mercenari senza testa e dignità.In Lega fingono di non vedere, non capire, non sentire. Pazienza.
2. La rotativa di questo sito gira comunque e per il mercoledì 3 giugno vi dobbiamo fare una confessione che, magari, offenderà il suscettibile Pianigiani, l’unico che non considerava scontata la vittoria ed il passaggio alla finale dei suoi campioni: insomma dopo un quarto e mezzo abbiamo deviato su Morgan Freeman, perché anche rivedere “Nella morsa del ragno” sembrava più divertente che stare dietro a gara tre fra il Montepaschi che spiega al colto, all’inclita, ai presidenti burloni che ogni estate organizzano la caccia ai migliori senza riuscirci, ovviamente, e la Benetton che ha chiuso una bella stagione, ma si sarà certamente resa conto di essere molto distante dalla vetta.
3. Questo è un pensiero che dovrebbe tormentare tutti gli altri, ma per adesso li senti frinire in attesa che l’inverno si porti via le loro solite frasi: Siena è ricca, Siena è avanti, Siena ha progetti a lunga scadenza che noi non possiamo permetterci. Palloncini da luna park pieni di umor nero. La verità di Siena che, come sappiamo, non ha certo i migliori in Europa, è che sul campo la palla viaggia, tocca i polpastrelli dorati per mezzo secondo: dignità nel gioco a tutti quelli sul campo, non gregari, non privilegiati che fanno sudare la palla ma non vogliono sudare per recuperarla, quella palla. Se costruisci una squadra in questo modo, ti direbbe Andrea Capobianco che lo ha fatto a Teramo e sapete dove è arrivato, allora puoi cominciare a discutere anche con Siena. Se invece credi più ai Boykins di passaggio, se dai retta a tutti i ragazzi fragili che tirano bene, ma non passano bene, che fanno qualche punto ma ne subiscono il doppio, che straparlano sognando mondi impossibili, sputando su questi che pure li mantengono e anche bene, allora finirai male.
4. Ieri ci eravamo dimenticati di fare gli auguri a Spartaco Gamba, 77 anni di roccia non deteriorabile, salvo qualche ruggine quando deve fare il passo dell’oca, ci eravamo dimenticati di rendere omaggio ad un grande, ad uno della hall of fame, a uno che va in giro ancora ad insegnare, ma che i nuovi turchi guardano senza capirne la sostanza, impegnati come sono a trovare la giacca giusta ed il grembiule adatto per servire in tavola piatti che sanno di trielina.
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell’autore)
Share this article