Nazionali da buttare

21 Giugno 2010 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
L’ultimo tabù rimasto nel calcio è quello legato alle squadre nazionali. Per forza devi allinearti e dire che sono la cosa più importante, che unisce, espressione più vera del calcio, eccetera. Per noi (escluso il direttore, che non ha perso un secondo nemmeno di Cile-Honduras) la scarsissima qualità tecnica del Mondiale e soprattutto la forma scadente dei grandi giocatori è una gioia infinita. Un calcio così scadente non lo vedrete mai, quando ci sono in campo con gli stessi giocatori Chelsea, Inter, Arsenal, Manchester United e Barcellona.
Ashley Cole che non scende mai sulla fascia come con il Chelsea, Rooney che non riesce in una progressione che sia una, Ronaldo che non tira quasi mai, Lampard che non si inserisce, Ribery che non fa un dribbling, Anelka che non trova la porta, Drogba che non ruggisce fanno parte di quelle soddisfazioni a volte insperate. Giocassero nei loro club sarebbero al massimo della forma. Difatti per dieci mesi li ammiriamo e non riusciamo a staccarci dalle partite delle grandi: qui invece una tristezza infinita com’è giusto che sia per istituzioni polverose come le nazionali, che vanno avanti per inerzia e motivi politici. Sono come un ente pubblico di basso profilo, con un ambiente pieno di gente stanca e vecchia, luoghi comuni e altro che toglie entusiasmo.
In più si gioca male perché i calciatori sono stanchi, hanno dato tutto in Champions e in campionato, la nazionale è un obbligo e lo si vede. 
Poi c’è sempre, sui giornali e in tivù, chi tuona bolsamente: “E’ un onore venire e vestire la maglia della nazionale”. No, è un obbligo e basta. Certo, i paladini del grigiore diranno che si gioca troppo: certo, a quel punto per giocare meno basterebbe togliere l’obbligo di presentarsi e di partecipare, cosi ci andranno solo i calciatori che vogliono mettersi in vetrina. Fanno ridere i media francesi quando sputano contro i loro calciatori, considerandoli una generazione fallita. Falliti chi? Ribery vi pare un fallito, dopo una stagione strepitosa con il Bayern? Anelka segna sempre e vince con il Chelsea, Gallas è il capitano dell’Arsenal e così via. Dov’è il fallimento? Le Figaro ha scritto che la nazionale non ha un’anima, che i giocatori non si impegnano, non mettono il cuore. Per forza, quando sei obbligato a venire lo fai malvolentieri. Se uno si sente appagato con i successi nel club potrà sentirsi a posto o no? L’Equipe ancora peggio: “Mostrate indifferenza, siete senza furia, senza carattere, senza alcuna capacità di reazione, siete una generazione di fasulli”. Ma cosa state dicendo? Da fine agosto basterà guardare i vari campionati e la Champions per rendervi conto del carattere e della voglia di vincere dei vari componenti della vostra nazionale. Il grande calcio è nei club, la qualità è nei grandi club. Non è un’opinione, basta guardare Chelsea e nazionale inglese, Inter e nazionale italiana, Barcellona e nazionale spagnola. Per fortuna fra due mesi torna il calcio vero, quello in cui puoi tifare per chi ti è più simpatico senza sentirti dare del traditore della patria. Ci sono romani che tifano Inter o milanesi che tifano Juventus, senza che la cosa sembri strana. Perchè uno solo per il fatto di avere un passaporto italiano dovrebbe entusiasmarsi per il dubbio Pepe-Quagliarella? Lippi, la sua scialba nazionale e le sue scelte possono anche risultare indifferenti.
Dominique Antognoni
(in esclusiva per Indiscreto)

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