Lo sceicco bianco

21 Gennaio 2009 di Stefano Olivari

1. Nell’interessante blog di Laura Alari, inviata del QN, su Quotidiano.net è stato pubblicato il senso dello sfogo di Mourinho davanti ai suoi giocatori ventiquattro ore dopo la disfatta di Bergamo. Come atteggiamento nulla di nuovo, come contenuti e soprattutto volgarità sì: in pratica l’uomo inseguito per anni da Moratti più che sull’analisi tattica ha puntato sulla denigrazione delle tre stagioni precedenti dicendo a venticinque persone stupefatte che l’Inter di Mancini in fondo in fondo ha vinto uno scudetto burocratico (tesi Tuttosport-Ben Johnson), uno senza avversari (tesi Moggi-Libero, peccato che lo stesso Milan di quella stessa stagione avesse vinto la Champions League) e uno all’ultimo minuto (come se fosse una colpa). In sostanza Mourinho se l’è presa non con chi è arrivato quest’anno, nonostante la sua inconsistenza (Muntari a parte), ma con chi c’era in quelli scorsi. Da mesi Moratti gli sta riservando lo stesso trattamento riservato ai predecessori: equilibrio in pubblico, bastonate in semi-pubblico ben sapendo che tutto sarà riferito. Il solito schema, magari anche il solito scudetto visto che la classifica direbbe questo, però di sicuro Mourinho sta cercando in qualche modo di uscirne e per questo assume atteggiamenti ben oltre quelli del Mourinho medio. Sia che la stagione si concluda da ‘perdente’ alla Avram Grant (così l’allenatore portoghese lo definì dopo l’ultima finale di Champions: con lui in panchina John Terry non sarebbe mai scivolato sul dischetto) che da vincitore di tutto, Mourinho ha posto solide basi per un 2009-2010 dallo sceicco vero, non da quello ‘bianco’ che ha già trovato. E non sventolerà maglie dal balcone.
2. Avevamo dato la nostra parola di non parlare più del caso Kakà e dei suoi aspetti di fiction. Ma, come disse una volta genialmente Bobone Vieri a Sacchi (che si aspettava di allenarlo all’Atletico Madrid, avendo avuto dall’attaccante assicurazioni in tal senso), la ritiriamo. Perché le mille storie a margine descrivono l’ambiente del calcio meglio di quella principale, cioé un’offerta (reale, strumentale o finta che fosse) non accettata. Una delle più illuminanti riguarda un incontro notturno di Galliani con i troppi mediatori di questa operazione: due televisioni stazionano fuori dal ristorante, e una ha la pazienza di aspettare questi personaggi fino a notte fonda. Belle immagini, bravissimo operatore, peccato che la televisione sia in qualche modo collegata al Milan. Così Galliani dopo aver pronunciato frasi da padrone delle ferriere (senza esserlo, perchè del padrone delle ferriere lui è un impiegato), ‘chiede’ ed ottiene che il girato non venga messo in onda. Era un semplice incontro fra operatori di mercato, una di quelle cose che di solito ci inventiamo a tavolino quando mancano cinque righe per finire un pezzo, ma che un giornalista volesse andare oltre le solite veline è stato ritenuto un affronto. Sono abituati troppo bene, anche con i giornali di gossip. Ma anche lì c’è un perché.
3. Non si scriverà mai abbastanza, anche perché i procuratori che ci passano quelle poche notizie non gradirebbero, che il tumore dei bilanci calcistici sono i giocatori di medio livello. Che quando sono attaccati al carro giusto vivono carriere inspiegabili con ingaggi lordi ancora meno spiegabili rimanendo nei confini del codice penale. Soprattutto quando riguardano centrocampisti di quantità in declino fisico: il classico esempio che di calciatore che non si riprende più, mentre da una punta si può sempre tirare fuori qualcosa. Non è mai un errore invece mettersi in casa i giocatori noti in tutto il mondo, da Beckham ad altri meno mediatizzati. Ronaldo, l’originale, non sta giocando in pratica da un anno, ma Il Corinthians ha venduto alla tivù Globo i diritti della recente amichevole con l’Estudiantes per l’equivalente di circa 270mila euro. Cifra notevolissima anche per l’Europa, roba da arabi vogliosi di integrarsi (nonché di disintegrarci), in aggiunta secondo la Folha di San Paolo a mezzo milione di incasso allo stadio e circa 200mila euro di ricavi pubblicitari. Alla fine un milione per il nulla quasi assoluto, visto che R9 si è palesato solo ai microfoni. Ma il novanta per cento delle persone (ne facciamo parte) al calcio chiede sogni ed emozioni, non coppe o coppette.
4. Alessandro Moggi e il più noto Luciano sono stati condannati qualche giorno fa per violenza privata da un tribunale italiano, che ha stabilito che tentavano di lavorarsi giocatori della loro o di altre scuderie usando maniere forti. Non mazze da baseball, ma minacce sì. Ieri la Commissione agenti della Figc ha preso atto di questa sentenza ed ha sospeso Alessandro. La risposta? Indiretta, immediata, inequivocabile, molto moggiana: come se nulla fosse successo in serata l’ex ragazzo ha blindato il suo Calaiò al Siena. La giustizia sportiva non ha sanzioni che possano andare al di là della sospenzione o della radiazione: insomma, non può certo sparare ai Moggi o incarcerarli. E’ diversa da quella ordinaria, anche se i cronisti miracolati di Big Luciano mettono tutto insieme. Giova ricordare, come ha fatto Luigi Ferrajolo sul Corsport, che il calcioscommesse del 1980 decapitò la peggio gioventù italiana ma sul piano penale nessuno dei 28 indagati fu condannato (anche perché non esisteva ancora il reato di frode sportiva). Non c’è comunque sentenza sportiva che tenga se il ‘sistema’ accetta ancora la presenza dei Moggi: perché in larga parte non è meglio di loro, in questo senso l’ex re del mercato (era capace di vendere il miglior giocatore del mondo al Real Madrid che lo chiedeva, praticamente un genio) ha ragione.
5. Come tutti i grandi imprenditori Urbano Cairo non ha un comportamento ‘medio’, passando in breve tempo dalla megalomania all’eccessiva umiltà. L’idea di fondare un quotidiano sportivo nazionale, free, da far dirigere a Giancarlo Padovan e magari da trasformare nel primo vero tabloid popolare italiano, dopo mesi di elaborazione si è scontrata con la realtà tragica del mercato pubblicitario italiano. L’idea invece di dare una stabilità ad alto livello al Torino è invece ancora viva, nonostante i mille errori fatti. L’ingaggio di Rino Foschi come direttore sportivo va proprio in questa direzione. Foschi ha fatto bene al Palermo di Zamparini ed è reduce da mesi tremendi con Preziosi al Genoa, ma soprattutto fra gli uomini di fiducia di Moggi (”Tu sei il pupillo mio”) nel calcio è uno dei pochi con una faccia presentabile. Insomma, si torna a Torino ma non da Cobolli e dall’altro ‘pupillo’ (anche lui nel magro file ‘presentabili’) Alessio Secco.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
(appuntamento a domani verso mezzogiorno)
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