Il fair play della Juventus

26 Marzo 2021 di Indiscreto

Il fair play finanziario della UEFA è morto ed il Covid è solo una giustificazione per salvare la faccia, dopo dieci anni in cui ai ricchi veri (Manchester City e soprattutto PSG) è stata consentita ogni genere di porcheria, con la vetta del finto prestito di Mbappé. Le parole di Andrea Traverso non sono una posizione ufficiale della confederazione presieduta da Ceferin e di fatto da Agnelli, ma una semplice presa d’atto del fatto che senza una percentuale dei ricavi (quelli da stadio) che va dal 20 al 50% a seconda delle realtà quasi nessuno potrebbe stare in piedi seguendo le regole ideate a suo tempo da Platini e messe nero su bianco da Infantino.

Da mesi comunque i grandi e medi club europei stanno programmando il futuro come se il mitico FPF, oggetto di tanti inutili post (anche nostri, ovviamente) e commenti, quindi causa di vita buttata, fosse sulla via della cancellazione dopo dieci anni assurdi che hanno permesso ai ricchi di diventare ancora più ricchi scavando un divario incolmabile con la classe media. In pratica si è impedito che un nuovo Paolo Mantovani arrivasse alla Sampdoria, ma si è ritenuto invece etico che i club con più tifosi (frutto di decenni di spese folli, non della simpatia dei club) diventassero sempre più forti e strutturati.

Perché a parità di buona amministrazione chi ha ereditato un condominio di lusso in centro con vista su una cattedrale gotica vincerà sempre su chi ha ereditato un trilocale di periferia con vista su un kebabbaro. In Italia fra l’altro questo meccanismo è avvenuto solo per la Juventus, visto il decennio letteralmente buttato dai condomini di lusso Inter e Milan fra magheggi societari e dirigenti impresentabili. Si può dire che Platini, peraltro nostro idolo dentro e fuori (le intenzioni, anche con il fair play finanziario, erano buone) dal campo, abbia vinto di più con la Juventus nell’ultimo decennio rispetto a quando giocava. Perché ai tempi esistevano gli avversari.

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