L’Italia dopo Mancini

17 Novembre 2021 di Stefano Olivari

Cosa sarà di Mancini se l’Italia a fine marzo non dovesse qualificarsi per Qatar 2022? Non è uno scenario assurdo, visto che una sconfitta con la Polonia in semifinale (per citare la più forte delle non teste di serie) o contro il Portogallo in finale non sarebbero fantacalcio ma risultati possibili, pur ritenendo l’Italia al completo la più forte delle 12 che il 26 novembre entreranno nel sorteggio di Zurigo. E il suo allenatore il migliore in questo contesto.

In caso di eliminazione l’Italia si ritroverebbe però con un c.t. con un contratto da 8 milioni lordi a stagione fino al 2026, contratto firmato prima di Euro 2020 e quindi ai tempi ancora più rischioso, e la zavorra psicologica di un fallimento, sempre comunque da legare ad un Europeo straordinario ma non più di quello della Grecia nel 2004. Dellas era peggio di Bonucci, Karagounis di Barella, Charisteas di Immobile, eccetera.

Ma i pensieri cattivi rimandiamoli, così come dovrebbe rimandarli la RAI che su Qatar 2022 ha giustamente, perché in ogni caso si tratta dell’evento sportivo più importante del pianeta, investito quasi 200 milioni. Parlando del presente, una domanda: cosa farà l’Italia nei quattro mesi che la separano dagli spareggi mondiali? Niente, a meno che nel fine settimana di domenica 30 gennaio non si riesca ad organizzare un’amichevolina, uno stage, un qualcosa, contando sullo stop già previsto della Serie A per permettere i recuperi in Sudamerica.

Certo una Lega illuminata, che non pensasse soltanto alle briciole della parte variabile del contratto con DAZN, farebbe slittare in avanti il turno del 20 marzo dando a Mancini più di tre giorni per preparare le due partite della vita. Non che ci siano invenzioni da fare, o formule che più del 4-3-3 assicurino gol: sarebbe giusto per stare insieme, ricreare uno spirito, evitare veleni ed infortuni dell’ultimo minuto. Certo in un calcio come quello attuale, con statistiche drogate da cambiamenti di regole in chiave anti-difesa, fa impressione che i primi tre marcatori della storia azzurra siano Riva, Meazza e Piola e che il migliore in attività Immobile, a quota 15. Il secondo? Balotelli, che l’azzurro non lo vede da tre anni…

Dovesse andare male, ma male male male, chi dopo Mancini? La linea di Gravina è quella di un bravo allenatore di giornalisti, come è diventato Mancini smentendo la sua storia di calciatore (in pagella sempre un voto in meno, Franco Rossi a parte) e come è necessario in Nazionale, anche se dopo l’era Bearzot il senso critico non è mai stato esercitato nemmeno nei confronti dei grandi antipatici. Certo se Conte avesse previsto il crollo azzurro nelle ultime partite del girone si sarebbe goduto la buonuscita di Zhang ancora per qualche mese.

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