L’interruttore di Scavolini

5 Giugno 2012 di Oscar Eleni

Non sarà una finale Siena-Milano con baionette della grande guerra fra Bianchini e Peterson, fra Bologna e Milano, fra RubiniNikolic  e, ancora prima, Tracuzzi. Minacce preventive su accoglienze tremende al Palaestra e al Forum, tutte cose già viste e sentite, tutte cose che lasciano indifferenti se la produzione creativa dei tifosi si riduce a quello che ci perseguita  in questi ultimi anni: palazzi dove è impossibile anche parlarsi, come sui pullman delle squadre, perché la musica viene sparata a palla, arene vagamente confortevoli e moderne: Siena senza aria condizionata, Assago con aria forzata che ogni  tanto abbandona come il  “vuaifai”, eh sì lo pronuncio così, come chi corre a sentire il verbo dei capi e dimentica le tormentate cronache dei cronisti perduti nella notte. Vedremo se il campo offrirà qualcosa di speciale,  stando lontani dalle faide greche dove l’Olympiakos ha battuto il Panathinaikos in quasi tutto: nella corsa europea, nella corsa al titolo nazionale,  perdendo soltanto quella delle multe per le finali turche visto che alla squadra di Obradovic verranno portati via 100 mila euro e a quella di Ivkovic “ soltanto” 15 mila.

Lasciamo in lacrime la tagliatella della Maria a Novilara, le scaramanzie pesaresi,  sapendo che nessuno addetto stampa avrà la dolcezza, l’ironia, la competenza e la preparazione di Elio Giuliani amante dell’arte e delle discese ardite nel mondo dello sport che fa soffrire, sempre. Ce ne andiamo con l’anatema di Elisabetta Ferri, Pentiselea che vede benissimo nel cuore dei giocatori, sapendolo poi riportare bene ai suoi lettori, che ha adottato la storia Scavolini e il figlioccio Daniel, sapendo che dice la verità: ”Dite a quelli di Milano che  per battere Siena dovranno giocare molto meglio”. Sicuro. Sarebbe bastata una pedina in più a Pesaro per arrivare alla quinta, una pedina vera, però. Ma così non è stato. Lasciamo la cagna pastora di Massimo Carboni anconetano venuto in visita pastorale con i cognati per gara quattro  anche se torneremo sulla storia della belva incinta che ha una sua poltrona per vedere programmi televisivi  soltanto sui suoi simili, pronta a raggiungere il padrone dopo la sigla di chiusura. Abbandoniamo il club Nautico dopo aver ritrovato il decoder per intepretare  quello che dice Alceo aruspice inascoltato dai suoi dei che prevedeva una 3-2 Scavolini. Ce ne andiamo nella notte degli zombie e della luna piena lasciando Pea nelle spire di Artiglio Caja e  al pesciolino del Cozza Amara che garantiscono superiore a quello del nuovo Alceo. Cattiverie, ma forse è anche vero. Quando sei campione, molto spesso, ti adagi sullo scampone bollito e il riso con spumante Zonin. Noi crediamo ai cani campioni del nostro ristoratore di colle Ardizio, anche se ha sbagliato pronostico.

Adesso andiamo dentro la finale d’amianto leggendo di un 4-2 per Milano su Repubblica secondo la previsione  del sciur Gamba, l’ottantenne del volli fortissimanente volli, l’uomo che  nel suo ultimo libro scritto con Vanni Spinella, il Chandler italiano, secondo lui, ha fatto un grande regalo al mondo basket che, naturalmente lo sottovaluterà ancora una volta. Noi facciamo finta di non essere mai stati a bordo ring, anche se dal primo giorno di professione gli schizzi di sangue dei pugili dilettanti del teatro Principe arrivavano in tribuna stampa, e ci teniamo qualche idea aspettando la prova di verità per due colossi che, finalmente, si affrontano senza intermediari, avvocaticchi, minacce, pagnotte rancide, finte recite dettate dal super io dei protagonisti. Sono il meglio perché hanno tutto. Non potevano, almeno in Italia, fare di meno che arrivare a giocarsi il titolo. Siena che punta al sei superperfetto ha tutto da perdere e non la squadra completa che sognava all’inizio. Milano ha le spalle più leggere dopo aver vinto contro chi non poteva non vincere,  garantendosi ceri votivi anche da chi l’aveva vista girare raminga nel periodo senza Hairston, da quelli che hanno digerito male la recita da Vispa Teresa in Eurolega dove rientrerà dalla finestra grande al posto della Roma solatia strano paese. Questo stato d’animo diverso ci farà capira chi è Muhammad Alì e chi si accontenta di essere Frazier. La folla griderà “bumaié’” agli eroi di casa, ma non basterà, Servirà anche l’arte.

Share this article