Le premesse di Pantani

3 Novembre 2007 di Paolo Pemulis

Molti di voi già sapranno che Martina Hingis ha dichiarato alla stampa di essere risultata positiva alla cocaina durante l’ultimo torneo di Wimbledon e contestualmente ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica. Giovedì 1° novembre 2007, la notizia ha compiuto il giro del mondo ed è stata riportata da quotidiani, agenzie, rotocalchi che normalmente ignorano il tennis giocato. The Swiss Miss si dichiara innocente al 100%, afferma di non aver mai preso droghe. La decisione del ritiro – stando alle sue parole – è legata a problemi fisici (all’anca) e all’effetto demotivante del “fango” riversato su di lei dallo scandalo della presunta positività.
Veniamo ai fatti: Martina Hingis viene informata (non si capisce bene quando) che il primo controllo anti-doping (c.d. Test A) effettuato dopo la sconfitta subita a Wimbledon da Laura Granville – il match risale al 29 giugno scorso – è risultato positivo a un metabolita della cocaina. Subito dopo aver ricevuto la comunicazione, Martina dichiara di aver effettuato il test del capello – che, ricordiamo, può evidenziare tracce di cocaina assunta fino a 90 giorni prima dell’analisi – con esito negativo. Dopo qualche tempo, le controanalisi (c.d. Test B) confermano la positività alla cocaina. Gli avvocati ingaggiati dalla Hingis hanno riscontrato una serie di contraddizioni sul campione di urina utilizzato per le analisi, sono convinti che i test siano stati svolti così male che gli esaminatori non potranno provare l’effettiva provenienze delle urine risultate positive. Gli stessi avvocati hanno, tuttavia, anticipato alla diretta interessata che un eventuale battaglia legale contro le risultanze del test anti-doping potrebbe durare anni e Martina ha comunicato la sua decisione di non voler trascorrere i prossimi anni a difendersi dalle accuse di doping.
La nostra opinione è che, innocente o colpevole che sia la Hingis, le accuse hanno un effetto devastante sull’immagine e la reputazione della ex numero uno al mondo; indirettamente, ne esce male anche il Tennis, che nel frattempo viene lavorato ai fianchi dall’inchiesta sul caso-scommesse. Urge fare chiarezza e ci rifiutiamo di credere che una come la Hingis – che ha urlato la sua innocenza – rinunci a difendersi da accuse così gravi. Potremmo riflettere a lungo su verità, verità processuale e giustizia, ma riteniamo che al momento la cosa abbia poco senso e che soprattutto il tempo sarà galantuomo a riguardo. Quanto alla Hingis, solo un anno fa ha giocato un Masters straordinario, con quel set da incorniciare strappato alla Henin. A seguire, in gennaio, l’esibizione del berlocco di fidanzamento ricevuto da Radek Stepanek. A fine gennaio, è la volta del trionfo di Tokyo, con una Martina in salute che sbaraglia la concorrenza e mette le mani su quello che poi risulterà essere (?) l’ultimo torneo vinto in carriera. Dopo Tokyo, qualcosa si inceppa, iniziano i problemi fisici all’anca, Martina si allena poco e inizia a perdere da avversarie inferiori. Salta il French Open e si ripresenta a Wimbledon, dove rischia di esser sbattuta fuori al primo turno da…Naomi Cavaday. In estate, poi, c’e’ il triste annuncio di Radek: fine dell’idillio sentimentale tra i due che resteranno amici ma…ognuno per la sua strada. E la strada di Martina sembra un precipizio.
Concludiamo riportando le parole di Larry Scott, general magager della Wta, sul caso Hingis: “La Wta non ha ricevuto alcuna informazione ufficiale con riguardo alla positività del test di Martina Hingis e, pertanto, non siamo nella posizione di commentare l’accaduto. Comunque, è importante ricordare che, in materia di anti-doping, vale la presunzione di innocenza…Con riguardo all’annuncio del ritiro, Martina Hingis sarà sempre ricordata non solo per i suoi trofei vinti, ma anche per il suo incredibile tocco, per la sua intelligenza sul campo e per la sua professionalità fuori dal campo”. Saranno anche parole di circostanza quelle di Larry, ma in momenti come questo rappresentano un argine – benché fragile – al fango mediatico. Il nostro auspicio – per Martina, per il Tennis e per lo sport in generale – è quello di evitare un nuovo caso Pantani. Poiché, quando una come la Hingis entra nel tritacarne dei Media per una vicenda di doping, le premesse di un linciaggio ci sono tutte.

Paolo Pemulis
pemurama@yahoo.it

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