Le categorie di Salvatore Bruno

30 Luglio 2020 di Gianluca Casiraghi

Salvatore “Sasà” Bruno e una carriera vissuta per il gol. Sono quasi duecento, per la precisione 195, le reti segnate tra Serie B, C e D dal centravanti nato a Napoli nel 1979, ottavo marcatore della B con 98 gol, considerando solo i giocatori ancora in attività. Bruno ha esordito poco più che diciottenne in A nella stagione 1997-1998 con la maglia azzurra del Napoli, una prima volta che chissà quante volte avrà sognato da bambino. La nostra intervista con lui parte proprio da qui.

Giocare in serie A con il Napoli, al San Paolo davanti a 60mila spettatori sono emozioni che non ti so nemmeno descrivere: già dovevo essere titolare due mesi prima a Genova contro la Sampdoria, ma mi feci male nella rifinitura. Debutto rinviato di un po’: 3 presenze in una squadra che a fine anno è retrocessa in Serie B

A buttarti nella mischia, poco più che ragazzino, contro il Brescia in quella domenica del gennaio 1998 fu Giovanni Galeone, uno dei guru del cacio anni Ottanta e Novanta.

Galeone mi stimava tanto e spingeva per inserirmi in squadra. È un grande conoscitore di calcio e una persona senza problemi, per certi versi stravagante. Un tipo di personaggio che manca nel mondo del calcio degli ultimi anni, un mondo in cui la seriosità domina. Già allora mister Galeone era grande amico di Massimiliano Allegri, che era mio compagno nel Napoli, al quale è stato molto vicino nelle sua lunga carriera di tecnico”.

Si intravedevano già le qualità di Allegri come allenatore?

In realtà era molto schivo, non parlava molto, quando giocava però aveva già il piglio dell’allenatore in campo. Anche lui era un mio estimatore ai tempi dell’esperienza napoletana e tutte le volte che l’ho incontrato successivamente, specialmente negli anni in cui io giocavo a Modena e lui allenava il Sassuolo, è stata una cosa piacevolissima”.

La stagione successiva ti mandano alla Fermana in C1 per farti le ossa.

Fu stato un anno di crescita, in cui ebbi la fortuna di vincere subito un campionato e ottenere la promozione in B”.

Da Fermo non torni al Napoli, società in cui era cambiato tutto. Firmata la comproprietà con il Chievo inizi a girare l’Italia.

Sì, non c’erano le condizioni per rientrare al Napoli e al Chievo, allora in B, non trovai spazio. Tra l’altro era l’anno del servizio militare e fu molto difficile, stavo in caserma dal lunedì al giovedì mattina, prima di potermi aggregare alla squadra. Fu un periodo di depressione e nella mia mente c’era anche l’ipotesi di smettere, di ritirarmi. Ma tenni duro: giocai con Cremonese, Spal e Alzano Virescit in C1, senza troppe gioie. Poi la svolta con il mio trasferimento ad Ascoli, sempre in C1, nel 2001”.

Cosa cambiò con l’esperienza di Ascoli?

Per me questa fu una scommessa vinta, tutti mi consigliavano di andare a giocare in altre squadre dove sarei stato la primadonna e avrei guadagnato di più e di lasciar perdere Ascoli, che in quegli anni era considerata una piazza difficile. Scelsi invece proprio l’Ascoli, dove partivo da quarta punta. Feci una grande preparazione e il fato mi diede una mano con l’infortunio in attacco del titolare e la prima partita di Coppa Italia la giocai io, non uscendo più dalla formazione. Doppia cifra di reti sia in C1 sia in B e senza rigori, quelli ho iniziato a calciarli dopo i trent’anni, prima trovavo sempre un rigorista più esperto tra i compagni, e un rapporto splendido con la città e i tifosi che dura ancora adesso”.

Sembra il momento di spiccare il volo, invece in quattro stagioni giri sei squadre tra A e B: Ancona, Bari, Catania, Torino, Brescia e Chievo due volte, con 12 presenze in A in cui non trovi il gol.

Sinceramente non aver segnato un gol in A e completare la serie dalla massima divisione alla D non mi pesa e in mezzo a questa sfilza di squadre c’è un grande campionato in B con il Brescia con 13 gol, il Brescia allenato da Rolando Maran che per me è come un fratello maggiore, non dico padre altrimenti si incazza… E poi come dimenticare nel 2006-2007 le due presenze da titolare in Coppa UEFA con il Chievo? Sono entrambe fermate della mia vita calcistica che non posso scordare”.

Dal gennaio 2007 il tuo giro d’Italia il tuo diventa un piccolo giro dell’Emilia, due stagioni e mezza al Modena e due al Sassuolo in B.

Modena è un’altra delle tappe fondamentali della mia carriera, con 52 reti sono diventato il terzo marcatore della sua storia, non male. A Modena ho conosciuto Alex Pinardi, che devo ringraziare per i suoi assist con il contagiri, credo che una metà delle reti segnate lì siano nate da un suo passaggio”.

Le esperienze di Modena e Sassuolo ti convincono anche a fare dell’Emilia-Romagna la tua casa.

Ci siamo trovati bene, poi mia moglie lavora a Milano ed era comodo per noi come situazione e abbiamo fatto casa in provincia di Piacenza e adesso siamo ancora lì”.

Anche se dopo la fine del contratto con il Sassuolo tu torni in Campania, per giocare in B con la Juve Stabia. Una stagione non male come rendimento, 26 presenze e 7 reti. Nel 2013 rientri al Modena ma la seconda volta non è come la prima e decidi di scendere di categoria.

Una scelta azzeccata, tra Lega Pro e C sono state quattro stagioni piene di soddisfazioni. Una con il Real Vicenza con cui sono stato capocannoniere sia in campionato sia nella Coppa Italia di categoria, e tre a Gorgonzola con la Giana, in due delle quali abbiamo raggiunto i playoff e nella seconda occasione siamo andati vicinissimi a eliminare negli ottavi il Pordenone, che poi è stato letteralmente scippato della finale promozione per la B dal Parma. A Gorgonzola ho ritrovato Pinardi e, infatti, sono sempre andato in doppia cifra, eguagliando il mio record di gol in campionato, 18, che avevo stabilito nel Modena”.

A Gorgonzola e alla Giana avresti voluto restare oltre le tre stagioni disputate, perché è finita?

Era l’ambiente ideale, una vera famiglia e non è una frase fatta. Per me, cresciuto giocando a pallone per strada era come un ritorno al passato. Racconto un episodio con protagonista mister Cesare Albè, che mi ha fatto capire subito dove ero capitato e che mi sarei trovato bene. Vado a Gorgonzola in sede per firmare il contratto, non conosco quasi nessuno e vedo un signore con i sandali alla Padre Pio e i bermuda e, tra me e me, mi chiedo chi sia; me lo presentano, era proprio il mio futuro allenatore Cesare Albé. Ok, questa è casa mia mi son detto e così è stato per tre anni. Avrei voluto restare anche un’altra stagione, anzi esagero, avrei firmato per dieci anni, ma qualcosa era cambiato ed ero lì lì per smettere. Avevo quasi 39 anni e di battaglie ne avevo combattute”.

Invece, accetti l’offerta del Rezzato in Serie D e Bruno-gol non appende le scarpe da calcio al chiodo.

In estate mi avevano cercato Lucchese, Pistoiese e Pontedera, quindi avrei potuto continuare tra i professionisti. C’è però stata subito dopo l’occasione offertami dal Rezzato: è a una quarantina di minuti da casa e potevo fare avanti indietro come a Gorgonzola, e comunque si trattava sempre di Serie D, così ho accettato. L’anno successivo è andata ancora meglio e ho firmato, sempre in D, per la Vigor Carpaneto, ancora più vicino a casa: questa volta sono solo 10 minuti!”.

Ancora 15 gol in una stagione e mezza e siamo a 195 in carriera, questa volta è finita?

E no! Ho appena firmato per l’Agazzanese, formazione piacentina di Eccellenza”.

Il prossimo 9 novembre compirai 41 anni, fino a quando ti vedremo in campo?

Da tre o quattro anni a questa parte ogni campionato sembra l’ultimo, però mi diverto ancora e sto bene fisicamente, per questo ringrazio i tanti preparatori atletici avuti in carriera, infatti alcune delle mie migliori annate le ho avute tra i 35 e 39 anni in Lega Pro e Serie C. Rifammi la domanda a maggio prossimo…”.

In 22 anni di carriera, dal Napoli alla Vigor Carpaneto, quali sono stati il giocatore e allenatore che ricordi con più affetto?

Il compagno è stato Alex Pinardi, una sintonia perfetta sia in campo sia fuori tra Modena e Gorgonzola. E l’amicizia continua. Tra gli allenatori ho già detto del fratellone Maran e prima ancora Bepi Pillon che mi lanciò ad Ascoli, mi ha allenato a Bari e mi ha permesso di esordire in Coppa Uefa con il Chievo Verona”.

Quest’anno punti al duecentesimo gol. Hai già risposto, ma ti rifaccio la domanda: non ti manca un gol in Serie A?

Lo so, un gol in Serie A lo sognano tutti i bambini che giocano a pallone e avrei completato la statistica fino alla D, anzi quest’anno voglio aggiungerci anche l’Eccellenza. Però sono soddisfattissimo di ciò che ho fatto dal 1997 fino a oggi. Potevo fare di più, specialmente in Serie A? Può darsi, più di una persona mi ha detto che avrei potuto giocare 20 anni in A ma come li avrei fatti? Magari tra tanta panchina e tribuna e poche partite e per uno come me, nato e cresciuto con il pallone tra i piedi in strada, sarebbe stata una sofferenza. Più o meno ho sempre giocato e segnato dappertutto. Il 60 per cento della mia carriera l’ho deciso io e non me ne pento. Sono ancora in campo a divertirmi e adesso sotto con l’assalto al muro dei 200 gol”.

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