Calcio
L’arrivederci del Fantozzi furbo
Stefano Olivari 01/06/2009
Il modesto sogno di ogni giornalista non asservito al modello di informazione dominante (quella degli uffici stampa, dei siti ufficiali e dei channel, senza la vituperata ‘mediazione’) era che Carlo Ancelotti spiegasse con la sua voce i motivi dell’allontanamento dal Milan dopo una stagione conclusa con il massimo risultato possibile con una squadra di giocatori declinanti ed in parte indesiderati, cioè l’accesso diretto alla Champions League. Al di là dell’anno di contratto residuo e del fatto che il Chelsea non sia un inferno ma una della naturali candidate alla Champions, il sogno di uno che ha vinto tutto a livello di club è una nazionale in un Mondiale. Non una nostra illazione, ma un chiodo fisso di Ancelotti: scontato il sogno dell’Italia post 2010 (magari dopo un fallimento lippiano in Sudafrica, in modo da avere meno pressione), molto più concreti i contatti con la Costa d’Avorio prima che venisse messo sotto contratto Vahid Halihodzic e anche dopo. In una recente intervista il presidente federale Jacques Anouma ha affermato di essere pronto ad accettare un Ancelotti anche ‘solo’ per la fase finale del Mondiale. Insomma, sorvolando sulle cene da Giannino con insegna ben ripresa da Sky ed i baci notturni di Leonardo, un altro anno di Milan l’avrebbe vissuto più che volentieri. Invece alludendo senza dire ha fatto la figura un po’ del Fantozzi, aziendalista anche quando l’azienda ti caccia, e un po’ del furbo. Difficile che comprino al suo successore i campioni nel fiore degli anni che hanno negato a lui, facile che in caso di risultati uguali o peggiori venga mitizzato. Il terreno per un ritorno è stato preparato benissimo: con le vittorie, con l’amore del tifoso medio, con la gestione del declino e soprattutto con il silenzio. Mai come in questi tempi apprezzatissimo da Papi, che archiviate le battute sondaggistico-zoffiane di Sharm magari se ne ricorderà. Sempre che fra un anno la pratica non sia in mano a Ligresti.