La sciabolata di Lacerenza

10 Ottobre 2022 di Stefano Olivari

Qualche giorno fa a pranzo con tre amici dall’ottimo Sophia Loren si discuteva, giuriamo, della sciabolata di Davide Lacerenza ed in generale delle tecniche migliori per aprire una bottiglia di champagne con quella che a tutti gli effetti è una sciabola, ma può anche non esserlo (basta molto meno, come abbiamo scoperto). Il pretesto era ovviamente il fatto che nel locale di Lacerenza, la Gintoneria di via Napo Torriani (Milano, zona Stazione Centrale), si vedano spesso sia Wanna Marchi sia la figlia Stefania Nobile, protagoniste del recente documentario di Netflix (da Indiscreto già recensito) e ieri sera anche da Giletti. Stefania è infatti la ex di Lacerenza ed i rapporti sono rimasti buoni, al punto che qualche anno fa lei e la madre hanno aperto due Gintoneria in Albania, a Tirana e Durazzo.

Ma al di là del presente delle due televenditrici, interessante è il fatto che la Gintoneria sia tornata di grande moda dopo le chiusure da Covid e varie altre vicissitudini, tutte raccontate da Lacerenza su Instagram ai suoi 284.000 follower. Pochi i milanesi, numerosi i calciatori e i personaggi televisivi, da Rafael Leão a Diletta Leotta, molti i clienti di passaggio e quelli che vengono nel locale da città nel raggio di due ore di auto. Negli ultimi tempi si arriva spessissimo anche dal Sud, dove molti ambiscono a festeggiare il compleanno o altre ricorrenze venendo qualche giorno a Milano e facendosi stappare più bottiglie di Cristal e Krug, in un tripudio di selfie per far schiattare di invidia gli amici del paese che al bar si macerano sul futuro di Allegri.

La Gintoneria era nata, come dice il nome stesso, come locale basato sul gin ma poi si è allargata ad altri alcolici e adesso la sentiamo citata soprattutto per lo champagne. Dai racconti degli amici non è un locale per noi e quindi non ci andremo nemmeno per il gusto, questo davvero molto milanese, di frequentare apposta in un locale fuori dal proprio target per poi poterne parlare male. Personalmente la sola idea di essere selezionati da un buttafuori per avere il privilegio di pagare 40 euro un gin tonic in quello che a tutti gli effetti è un bar, con il frontman a fare il simpatico, ci fa rivalutare una serata con Hoffenheim-Werder Brema. Poi tante volte siamo capitati in situazioni simili, ma non è un buon motivo per cercarle apposta.

Tutto quanto abbiamo scritto è un pretesto per parlare della sciabolata, conosciuta più come sabrage, che non è un’invenzione di Lacerenza ma un modo antico che i militari francesi avevano di aprire le bottiglie di champagne per festeggiare una vittoria. Non è necessario avere lo champagne, basta anche un prosecco della Lidl: l’importante è che il vino non sia fermo, perché i due requisiti della bottiglia affinché riesca la sciabolata sono la pressione interna ed il fatto che la temperatura sia freddissima. Senza contare la differenza dei tappi e dei colli fra vini fermi e non.

Comunque non conta la lama ma trovare il punto giusto, alla Bruce Lee. Anzi, a dirla tutta la sciabolata può essere eseguita da uno capace con qualsiasi oggetto piatto, anche la base di un bicchiere o uno smartphone: del resto non tutti sono ufficiali francesi reduci da Austerlitz. Insomma, c’è un mondo che non conosciamo e quindi non sappiamo spiegare, ma il divertimento non è qualcosa di oggettivo. Certo lo champagne sciabolato sembra studiato apposta per far sentire intelligenti gli spettatori di La Sette, i lettori di Repubblica o, peggio del peggio, i moralisti che lavorano gratis per Twitter: in realtà non fa male a nessuno e potrebbe anche essere divertente. Nella nostra prossima vita da Steven Zhang lo proveremo di sicuro.

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