La scelta sbagliata di Sacchetti

7 Dicembre 2020 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con le ciabatte dell’indecenza, come nella parodia della riccastra a Quelli che il calcio, dove sono bravi, ma si parlano spesso uno sull’altro, davanti alla Scala milanese dai suoni magici, anche se dentro ci sono solo artisti e nessuno del pubblico. Festa cittadina brindando a distanza con Arturo Kenney che ci augura buona festa in milanese, leone vero dell’epoca rubiniana, così diverso dai finti felini di Messina, domatore che immagini sempre con la frusta, anche in passeggiate varesine, mentre i suoi lanzichenecchi, dalla gabbia, come dice il Pedrazzi, replicando al basket quantistico, deterministico del professor Carlà, sembrano aspettare che lui entri, per sbranarlo.

È successo anche nei circhi più applauditi. In questi nove giorni saprà con chi ha davvero a che fare perché da Mosca, contro gli ultimi del Khimki, dovrà volare a Barcellona, i primi, trovando al Forum il 13 quella Brindisi che in molti vedono fisicamente superiore a Milano, anche quando fa flanella come  contro Cantù per 20 minuti, per giocarsi il primo posto contro l’imbattuta (e imbattibile?) Olimpia. Poi via di nuovo per la doppia fatica ad Istanbul, tornando a casa per incontrare Sassari che ha messo in piazza le nudità oscene della presunzione virtussina come ha detto giustamente Djordjevic, uno che per dire la verità, a giocatori, arbitri, padroni, consigliori, tifosi, non si preoccupa di poter fare la fine di Sacchetti nella città del basket che, come dice Fuochi, non si fa mancare mai niente dopo un altro fine settimana da incubo per calcio a basket.

Siamo già alla Scala per ascoltare musica vera, mentre intorno esplode di tutto. Grandi spese natalizie al bar dell’indecenza. Ci tormentano con le prediche politiche di gente impresentabile e mettono nelle quasi brevi truffe di ogni genere, con le guardie che rubano ai rom, che truffano, menano e si nascondono con la scusa che le poche mele marce non devono nascondere chi fa sul serio e bene il proprio lavoro. Ci mancherebbe.  Basterebbe ricordare che la cosa vale per tutti e non dare libertà di rutto a gentaglia che scopre sempre dopo il ponte pericolante, l’argine non curato, i fannulloni della burocrazia che fanno odiare tutti quelli che invece lavorano sul serio, un po’ come i padroni dei cani, soprattutto quelli grossi, quelli da combattimento per guerriglie tipo Pincio, che non raccolgono le deiezioni dei loro “figli con o senza peli” che fanno maledire tutti gli altri, magari gli stessi che, davanti alle famiglie eccentriche che tengono in casa un maiale tibetano,  urlicchiano: uh, che schifo.

Indecenza anche la nostra cominciare questo incontro nel giorno della festa dall’Armani che ha fatto sapere a Varese e  a tutte le avversarie che l’Europa, magari, la tratta male, ma qui le distanze sono enormi. Soprattutto fra chi ha 15 giocatori e quelle poveracce che con il Covid sono fuori dall’arena da un bel po’: come e quando recupererà Trieste le 5 partite che ha saltato? Giocare ogni due o tre giorni, su questo Milano e Messina hanno ragione, sfascia tutto, impedisce di allenarsi e allora ecco che Reggio Emilia rientrata  trionfalmente battendo Treviso si è trovata in braghette di tela sotto il diluvio nel giorno in cui tornava sul campo la Cremona miracolosa di Galbiati a cui mancano 3 partite da giocare.

Tutto è confuso dietro alle maschere, gente indignata che vuole oggi quello che negava ieri, alla ricerca di santi in un paese dove spesso vedi lestofanti in abito da sera, convinti, ad esempio che i peccati dei tanti marchesi del Grillo, magari alla Juventus, alla Lazio, al Napoli, ieri a Milano, Bologna, Roma, Treviso o Siena, siano diversi dai loro. Chi non avrebbe chiamato un ministro amico per sapere come oliare la pratica di italianizzazione impossibile? Tutti, se potessero permetterselo, e in molti avrebbero ricevuto la stessa risposta: rivolgersi ad altre competenze. Quante volte avete sentito nel bar e a casa la frase: tu conosci qualcuno?

Siamo fatti così, noi e tanti altri nel mondo se la creatività, da Nord a Sud dell’Europa, a Ovest ed Est del mondo, porta sui libri e poi sul piccolo schermo, in mezzo a frattaglie pubblicitarie degne del marchese De Sade, gente mostruosa, criminali che per un dollaro in più sgozzano anche i bambini tipo quella bella vampira russa che ha squartato l’amante schifoso capace di portargli  a casa una perfida rivale, ordinandole pure la cena. Immagine che ricorda, chissà perché, tanto calcio e tanto basket di oggi, aspettando che il volley si adegui. Siamo fatti così e l’antivirus lo potremo anche trovare, ma difficilmente ci salverà davvero.

La stessa cosa guardando lo sport irreale di questi giorni: fra un colpo di tosse, la misurazione del saturimetro, il circo che non si ferma ci fa credere di essere normali, a posto con tutto. Liberare l’insulto a Conte, Messina, agli arbitri, a tutti quelli che non vincono, a tutti quelli che giocano altrove, ci fa sentire meglio. Balle, ma è il momento di credere persino al rimpianto per le per i regali difficili da comprare. Per cui nel nostro povero basket viva Buscaglia che riporta sorriso a Brescia e addio senza rimpianti ad Esposito, anche se vedendo la partita coi fantasmi Fortitudo tutti si sono accorti che le palle al piede di Vincenzo saranno le stesse dell’allenatore che l’Italia aveva mandato in Olanda dopo due finali scudetto.

Ora ci sono barricate davanti agli pseudo giornali sportivi perché sembra che alla Rai siano indignati per essere stati obbligati a cambiare l’orario demenziale della diretta concomitante e di aver trovato un allenatore che se ne fotteva, pensando che un giocatore anche importante come Belinelli dovesse prima trovare la giusta condizione e poi andare nell’arena. Al rogo Djordjevic: ma come, non aveva visto le telecamere, il suo proprietario, il presidente della Lega  fra i sedili del palazzo? Gli stessi che hanno sempre accettato gli sberleffi televisivi, quelli che non fanno caso se mancano persino i risultati, la truppa cammellata che ama leccare piedi e mani, insorgono indignati. Certo che era atteso l’esordio di Belinelli, ma gli è andata bene che il serbo geniale lo abbia tenuto seduto, così ha visto bene con chi dovrà condividere la su arte. Djordjevic ha denunciato: tante parole, nessuna umiltà. Tutto vero e vedrete che a Bologna in zona Pavaglione troveranno il modo di  dare la colpa a Sacchetti non soltanto per lo sprofondo Fortitudo, dove certi brocchi contestavano già dal primo giorno il logo “Lavoro più” sulla maglia, ma anche per il ritorno dalla nazionale da quasi imbesuiti del Tessitori, risvegliato a buoi scappati, e di Ricci, considerando che Pajola è uno serio e non si monta la testa per quattro complimenti (non smentirci ragazzo d’oro).

Già, l’argomento del giorno nella bottega del barbiere è questo licenziamento  di Romeo Sacchetti, commissario tecnico della  Nazionale che avrebbe fatto bene ad ascoltare i menestrelli in strada: la Sirena è bellissima, la società ha una storia affascinante, coinvolgente, ma questo molto prima della crisi iniziata  quasi subito dopo la fuga di Seragnoli verso la Romagna solatia, dolce paese. Bastava chiedere in giro. Senza pubblico, poi, sarebbe stato ancora più duro e tenersi in seno chi avevi silurato in Nazionale era una presunzione imperdonabile anche per chi sul campo aveva fermato Belov.

Dicono che volessero mandarlo via anche prima di Brescia. Poi hanno pensato che Petrucci si sarebbe alterato a mandare la Nazionale nella bolla di Tallin con un licenziato dal club. Pensieri dolci, gente fine, come del resto i giocatori che sul campo gli hanno fatto sapere quanto tenevano a lui. Brutta storia, ma lo sport è fatto così. Oggi sei il genio Pirlo, l’imbattuto Pianigiani, il maestro Messina, il plurititolato Allegri, il grande Ancelotti, il mago rivoluzionario Sacchi e domani ti dicono, no guardi, non abbiamo più bisogno di lei. Nessuna sorpresa allora che in Lega lascino andare in pensione una brava davvero come Loretta Lanzoni che, invece, farebbe ancora bene ad una presidenza senza intorno gente che sappia chi erano i padri fondatori e perché si lavorava insieme. Adesso non sanno neppure decidere se la retrocessione a bocce in movimento ha un senso.

Dovevano saperlo cominciando in maschera che a porte chiuse sarebbe stato meglio puntare su squadre a poco prezzo, con ragazzi del vivaio, certo un’utopia dai giorni dello svincolo e dei manager imperanti, piuttosto che cercare aiuto oltre frontiera aggravando bilanci già spremuti. Hanno preferito fingersi belli, prendendo all’ultimo giorno anche Roma, eh sì Roma è importante, basterebbe capire quale Roma, sapendo del rischio e oggi pregano che qualcuno lo ascolti questo Toti, altrimenti sarà chiusura e ritiro. Ha un senso se chi guarda da fuori ride vedendo solo quintetti con gente non di scuola italiana, se chi ama torturarci per questo basket che hanno fatto diventare davvero un altro sport, domanda, sornione, se Moraschini è italiano o se è un oriundo.

Da star male, mentre rispondiamo a chi ci scrive, poca gente, non temete, che non teniamo nessuna statistica sul tempo passato dai nostri arbitri davanti alla video assistenza. Sì, certo, molti fanno teatro, fischiano male, ma sono ben truccati per la telecamera. Casomai alla fine faremo una lista, anche se, ad esempio, la figura del direttore di gara, nella Gazza orgasmica, che usa una pagina per il ritorno di Balotelli nel Monza appena sculacciato in serie B dalla Reggiana, è stata eliminata per esigenze spazio dai tabellini, un po’ come tante altre storie sportive vere sperdute nel tutto notizie, quando va bene.

Pagelle per chi ha resistito fino a qui.

10 A TUTTI QUELLI CHE vorrebbero vedere scritte su un libro le storie che Dan Peterson fa circolare da tempo: prima la Virtus, adesso Milano Olimpia. Conoscendolo troverà anche l’editore, anche se ci sarebbe piaciuto se avesse accettato l’aiuto proposto da Buzzavo, un altro che ne avrebbe di cose da scrivere e non soltanto su Treviso.

9 A BRIENZA (Trento) e GALBIATI (Cremona) perché stanno facendo di tutto per scalzare MARTINO ( REGGIO EMILIA) dalla lotta per l’allenatore dell’anno sapendo bene che VITUCCI ( Brindisi) al momento guida la corsa.

8 A POZZECCO che ha recitato benissimo nella giornata di Belinelli, ha diretto bene la sua Sassari nella tana Virtus e alla fine ha detto quello che pensava al Beli provocante perché sembra proprio che se la sia fatta sotto lui e non l’ex compagno stretto alla novità Katic, bella scoperta.

7 All’ARMANI imbattuta che sul campo ha rispettato come doveva l’ex compagno Scola trattandolo più o meno come gli ex Nedovic e White in eurolega, anche se a Varese, per fortuna loro il grande argentino aveva compagni più deboli.

6 A MENETTI per essersi ripreso subito dalla sventola con Reggio, dimostrando che se lavori bene i giocatori rispondono, ammesso che la società non li ascolti quando si lamentano come da troppe parti, ma per fortuna al Palaverde dirigono quelli che conoscono il campo e le marionette.

5 Alla RAI se si sente offesa perché la VIRTUS le ha rubato l’esordio del Belinelli figliol prodigo che mangiava altrove da 13 anni. Se avessero chiesto in giro, dopo gli allenamenti, forse avrebbero capito. Non si pentano delle dirette alle 16 piuttosto che alle 20.45. Sbagliavano prima, non adesso.

4 A PETRUCCI che passa la scomoda palla delle non retrocessioni ai legaioli già confusi. Ora tenete pure in piedi il teatrino drammatico, ma il momento meriterebbe decisioni rapide, unione vera e non la solfa del a chi tocca tocca.

3 Ai giocatori di BRESCIA se pensano davvero che il loro pessimo campionato fosse colpa di ESPOSITO.

2 A GIOCATORI di PESARO che hanno costretto Repesa a chiedere scusa ai tifosi, anche se, conoscendolo, ci sarà qualcuno in squadra che dovrà chiedere scusa a lui.

1 Ai GIOCATORI della FORTITUDO se si possono illudere di essere assolti scaricando tutte le colpe su SACCHETTI. Buona fortuna DALMONTE e COMUZZO, ma con certa gente non andremmo neppure a bere acqua del rubinetto.

0 A SACCHETTI per una scelta sbagliata in una società che non poteva difenderlo se ha accettato che lui tenesse certi giocatori, se continua a giustificarsi dicendo che non poteva rifiutare la FORTITUDO negli stessi giorni in cui lasciava la CREMONA che gli aveva voluto davvero bene, certo ripagata. Romeo, come ESPOSITO, dovrà riflettere e se hanno lasciato senza salutare, come dicono, è l’unica cosa giusta che potevano fare per non essere ipocriti come certi giocatori.

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