La Roma di Palamara

28 Maggio 2020 di Indiscreto

Cosa c’entrano Spalletti, Di Francesco, Ranieri, Baldissoni e Giannini con Luca Palamara? L’indagine sul magistrato romano e romanista dimostrano di nuovo che in Italia lo sputtanamento conta molto di più delle sentenze: al Berlusconi politico hanno fatto più male Tarantini e le Olgettine rispetto alle leggi ad personam o al processo All Iberian. Del resto le sentenze possono sempre essere ammorbidite, mentre un bello sputtanamento è per sempre. Metodo Strauss-Kahn…

Tornando a Palamara, sfidiamo chiunque di noi a ricostruire la sua vicenda giudiziaria senza affannose ricerche su Google. Però quasi tutti abbiamo invece letto le intercettazioni in cui mezza Roma gli chiedeva favori o in cui li chiedeva lui. Intercettazioni sputtananti e irrilevanti per l’indagine, esattamente come in tanti altri casi che non riguardano magistrati. Sputtananti perché tolgono ai magistrati quell’aura di sacralità che i media gli hanno attribuito in cambio, quando va bene, di notizie: non tutti i calciatori sono Cristiano Ronaldo, non tutti i magistrati sono Falcone e molti di loro, anche senza commettere reati, sono maneggioni e traffichini come molti di noi umani.

Se Giannini mendica un posto da assistente dell’Italia di Ancelotti che sembrava profilarsi, se Spalletti si mette a disposizione per imprecisati eventi, se lo stesso Palamara va a caccia di biglietti omaggio per l’Olimpico e manda messaggi agli allenatori come se la Roma fosse lui, non siamo in presenza di reati ma solo di persone e comportamenti da Italietta deteriore, da Roma nell’accezione del Bossi di una volta, quello oggi incredibilmente ricordato come uno statista.

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