Economia

La criptovaluta di Kim Kardashian

Indiscreto 04/10/2022

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Tutti abbiamo letto degli 1,26 milioni di dollari di multa che Kim Kardashian ha dovuto pagare, dopo l’accordo con la S.E.C., per la pubblicità di EthereumMax, una criptovaluta che non è l’Ethereum propriamente detto, ma un token ad esso legato. Non sappiamo se sia una truffa e del resto nemmeno la S.E.C. ha affermato questo, limitandosi a dire che la più famosa della sorella Kardashian non ha rispettato le norme sulla promozione degli investimenti. Perché questa vicenda ci ha colpito tanto? Risposta facile: perché apre la strada a rivendicazioni multimilionarie, rendendo i personaggi corresponsabili delle cose che pubblicizzano.

La Kardashian è stata pagata 250.000 dollari per avere condiviso con i suoi 330 milioni di follower la pubblicità di Ethereum Max, malamente mascherata con un ‘This is not a financial advice’ (e dire che lei ha studiato legge). Niente di diverso da Mastrota con i materassi, da Mike Bongiorno con il Gran Biscotto Rovagnati o da Ernesto Calindri con il Cynar, tanto per fare citazioni coerenti con l’età media del nostro pubblico. In altre parole, il sistema finanziario ha usato Kim Kardashian per diffidare altri personaggi famosi dal promuovere criptovalute ed in futuro, chissà, anche altri prodotti che possano fare male ai padroni del mercato.

Da notare che negli ultimi mesi abbiamo visto pubblicità di criptovalute o di token in ogni dove, dal Super Bowl alle maglie delle squadre di calcio, senza che nessuno venisse colpito dalla mitica ‘punizione esemplare’. Ma punizione per cosa? Per una marchetta su Instagram? Non sono domande retoriche, perché il rapporto fra il vip, o anche l’influencer più miserabile, ed il suo pubblico è basato sulla fiducia. Il punto non è quindi la responsabilità di Kim Kardashian, ma la sua consapevolezza che l’EthereumMax fosse una truffa. Posto che lo fosse: nel caso il discorso dovrebbe essere allargato a tutto il mondo token.

info@indiscreto.net

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