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Calcio

La bicicletta di Ardiles

Stefano Olivari 04/08/2022

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Osvaldo Ardiles ha appena compiuto 70 anni ed una volta tanto è bello parlare di un grande dello sport senza il pretesto di un funerale, anche se non gioca dal 1989 e da un decennio non allena. Ardiles nella storia ci è entrato non soltanto perché campione del mondo 1978 con la maglia numero 2 (in Spagna avrebbe avuto la iconica 1), ma anche per il suo passaggio dall’Huracan al Tottenham dopo il Mondiale vinto, insieme e Ricardo Villa (che veniva dal Racing Club) , dove sarebbe diventato un idolo, rimanendo tale anche dopo la guerra delle Falklands. Nella storia pop ci è però entrato soprattutto per la bicicletta in Fuga per la vittoria.

Nel meraviglioso film di John Huston, uscito nel 1981, lui interpreta Carlos Rey, uno dei prigionieri di guerra messi insieme da John Colby (un grande Michael Caine) per raccogliere la sfida della squadra di una base tedesca, che poi si trasforma nella squadra della Wermacht. Ed è uno dei trascinatori insieme a Luis Fernandez (cioè Pelé) e Terry Brady (Bobby Moore) nella rimonta da 0-4 a 4-4, con rigore finale parato da Stallone-Hatch (che però il culto lo tocca con un’uscita di pugno). Una storia non originale, ispirata a un film ungherese di una ventina di anni prima e soprattutto ad una serie di partite giocate durante la guerra dalla Dinamo Kiev contro selezioni tedesche, ma rimasta nel cuore di chiunque abbia un cuore.

La bicicletta di Ardiles, dunque. Preceduta dal gol del 2-4, dopo una pazzesca azione personale, dribblando anche il portiere: non proprio la specialità di Ardiles, ma del resto non ci ricordiamo tante altre rovesciate di Pelé. Preceduta anche dall’azione, sempre di Rey-Ardiles, che porta al 3-4 segnato da John Wark (Hayes nel film). Da ricordare anche che la bicicletta, parente alla lontana del sombrero ma molto più difficile, Ardiles non l’ha mai fatta in una partita vera, come lui stesso ha raccontato, ma non è un gesto tecnico così raro: diverse volte l’abbiamo vista fare a Zidane, Ronaldinho, Ronaldo, Neymar, Denilson, eccetera. Solo in immagini sgranate abbiamo purtroppo visto quelle di Vito Chimenti, fenomeno che lo storytelling non è riuscito a sporcare. Ma fra mille anni la bicicletta sarà soltanto quella di Ardiles in Fuga per la vittoria.

 

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