Juan Jesus non è da Inter

9 Marzo 2015 di Stefano Olivari

Il 2-2 in rimonta di Napoli ha gasato, ma neppure tanto, la clientela del Bar Inter. Che è un po’ cambiata, rispetto a 13 anni fa. Ci sono sempre gli avventori storici, nessuno è riuscito ad abbandonare quel quartiere in via di peggioramento e del resto nessuno ha mai pensato di poterlo fare. Rispetto al 2002 adesso c’è qualche donna in più, anche non considerando le impiegate trentenni (perché le impiegate sono tutte trentenni?) della TuboPlast che all’ora di pranzo devono accontentarsi di pennette al ragù semifredde e di piadine con un prosciutto cotto e uno squacquerone che hanno visto tempi migliori. Il tutto mentre devono sopportare le battute e l’alito di colleghi, sposati, di vent’anni più anziani, che per fortuna dopo qualche minuto si gettano sulla Gazzetta posata sul frigorifero della Sammontana. Samantha ha 17 anni e un curriculum di bocciature più imponente delle sue cosce, che crescono ad ogni aperitivo che le porta, già dalle tre del pomeriggio, Wang-Paolo. Si è seduta sulla sedia rossa dell’Algida ad aspettare l’amica Ylenia, un po’ più grassa e tamarra di lei, per parlare della serata precedente in cui hanno dato buca a due militari terroni della vicina caserma Santa Barbara per seguire Napoli-Inter lì al bar con gli altri. Forse poi andranno all’OVS di via Marghera a prendere dei leggins. Uno degli algerini del tavolo vicino le sorride, ma senza un seguito: quel gruppetto di spacciatori non si inserisce mai nelle discussioni, nessuno conosce nemmeno i loro nomi dopo mesi in cui stanno lì dall’alba al tramonto, scomparendo ogni tanto subito dopo aver ricevuto una telefonata. Budrieri li brucerebbe per tanti motivi, ma soprattutto perché fanno casino durante le partite. L’unico di loro interessato al calcio, Hossam, è juventino.

L’Anselmo Budrieri nel 2002 era pensionato ATM da 3 anni, adesso lo è da 16: della sua vecchia carriera conserva un set di golf bordeaux, che definire lisi è riduttivo. Sua figlia Marilena è tornata a vivere dai genitori dopo la fine della convivenza con un deejay abruzzese con il mito di Linus, al quale aveva mandato almeno un centinaio di provini. Solo che il direttore di Radio Deejay non era rimasto entusiasta dello stile (in pratica calembour continui sui titoli delle canzoni e sui titoli di cronaca di Corriere.it) e aveva lasciato perdere, con il risultato di ritrovarsi più volte D.J. John davanti mentre stava correndo al Parco delle Cave o intorno all’Ippodromo, dribblando le grigliate di peruviani. A 40 anni Marilena è disoccupata e si alza dal letto soltanto per fumare e guardare La Vita in Diretta insieme alla madre Erminia. Poi la sera esce, nessuno sa dove, per rincasare all’alba. Budrieri è l’unico del bar ad avere seguito quasi tutte le trasferte dell’Inter di Herrera. O meglio, ad avere l’età per poter raccontare questa balla. Jair correva i 100 metri in 6 secondi, Burgnich non faceva passare nessuno, Suarez faceva lanci di 120 metri. Per verificare quest’ultimo ricordo basterebbe percorrere qualche centinaio di metri, visto che Suarez, che ha una casa in via Martinetti, è un cliente fisso di un bar non molto migliore di quello frequentato da Budrieri.

Mentre aspetta Ylenia, Samantha si tormenta un pellicina e ascolta attenta la disamina tattica del Walter, mentre i dipendenti della TuboPlast pagano tutti nello stesso momento alla cassa prima di fare ritorno in ufficio: “Non ho capito perché Santon a destra e D’Ambrosio a sinistra, ma non l’ha capito nemmeno Mancini visto che poi li ha scambiati. Tremendo Juan Jesus, male Guarin e Brozovic. Benissimo Santon, sia in attacco che in difesa dove spesso era uno contro due, Shaqiri e Palacio sono saliti a partita in corso, quando Mancini gli ha cambiato posizione: Shaqiri a destra, invece che libero dietro le punte, Palacio largo a sinistra. Icardi sempre presente e con i coglioni, Mancini pensa da grande squadra senza avere una grande squadra. Ad andare bene sarà Europa League, gli converrà investire quei pochi soldi tutti su difensori centrali. Fra l’altri di difensori centrali, oltre ai due in campo, ne aveva quattro in panchina. Ma messi tutti insieme non fanno una gamba di Samuel”. Da notare che Walter sosteneva che Samuel fosse sopravvalutato fin da quando giocava nel Boca. Comunque il Roberto, il Lele, il Franco, il Gianni, il Max e il Vito lo ascoltano e annuiscono, da quasi due decenni gli danno ragione. E poi in fondo chi se ne frega, l’importante è essere ancora lì. Budrieri guarda l’ora, sua figlia deve essersi appena svegliata e adesso starà ciabattando per il salotto mentre sua moglie la guarda preoccupata. Deve tirare fino alle sette al bar, in qualche modo ce la farà. Ha comunque una certezza e la grida: “Juan Jesus non è da Inter”.

8 marzo 2015, Napoli-Inter 2-2. Marcatori: Hamsik al 6′, Higuain al 18′ st, Palacio al 27” st, Icardi (rigore) al 42′ st. INTER (4-3-1-2): Handanovic – Santon, Ranocchia, Juan Jesus (dal 39′ st Puscas), D’Ambrosio – Guarin, Medel, Brozovic (dall’8′ st Hernanes) – Shaqiri – Icardi, Palacio. Allenatore: Mancini. In panchina: Carrizo, Andreolli, Campagnaro, Dodò, Felipe, Vidic, Kovacic, Kuzmanovic, Obi, Podolski. Ammoniti: Juan Jesus, Brozovic e Guarin (gioco scorretto). Arbitro: Rocchi. Spettatori: 36.646.

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