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Atletica

Il senso di Coe contro Jacobs

Stefano Olivari 22/10/2021

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La saga giornalistica degli inglesi che rosicano, iniziata a Euro 2020, non accenna a finire e l’esclusione di Marcell Jacobs dalle dieci nomination di World Athletics come atleta dell’anno permette anche a noi di esibirci sul tema. Iniziamo… dall’inizio: se mettiamo da parte i passaporti e la simpatia personale non pensiamo che Jacobs sia stato l’atleta dell’anno, visto che le prestazioni davvero da fanta-atletica sono state quelle di Warholm. Però non esiste che nell’anno olimpico la medaglia d’oro e primatista europeo dei 100 metri, cioè la gara che tutti guardano e dove la concorrenza è più grande, non sia nei primi dieci.

Di più, considerando i dieci nomi (tutti peraltro campioni olimpici, tutti super) proposti dalla federazione internazionale governata da Sebastian Coe, la doppia impresa, perché la 4×100 non va dimenticata, di Jacobs unita ai tempi di eccellenza assoluta ed all’ottima stagione indoor, sarebbe sufficiente a mettere il poliziotto di Desenzano secondo o terzo, al limite subito fuori dal podio, giocandosela con Crouser e Kipchoge, forse anche con Ingebrigtsen. Un complotto contro Jacobs e l’Italia degli inglesi rosicanti, perché l’atletica è un mondo di cultura anglosassone e di ex colonie, in senso letterale, inglesi?

Secondo noi no, ma l’esclusione di Jacobs nasconde in ogni caso qualcosa di poco pulito. Perché il messaggio che World Athletics ha lanciato, con la debolissima scusa che Jacobs non è stato protagonista in Diamond League (è come non premiare il vincitore di Wimbledon perché non ha partecipato al torneo del Queen’s) è il seguente: sì, bravo Jacobs, ma visti i suoi miglioramenti del 2021, 23 centesimi rispetto al personale, buttiamo lì il sospetto che non sia stata vera gloria.

Già in agosto ne abbiamo parlato tante volte: mano sul fuoco per nessuno, nemmeno per Jacobs, ma piste e superscarpe hanno clamorosamente alzato il livello medio di quasi tutti. Il 9″80 di oggi non vale tanto di più del 10″00 non diciamo degli anni Settanta ma del 2016. Se a questo si somma il fatto che Jacobs è un velocista a tempo pieno solo da due anni si capisce come a Tokyo abbia trovato tutti i pianeti allineati. Ma essere al posto giusto nel momento giusto non può essere una colpa. Operazione sporca, che sdogana ufficialmente la cultura del sospetto. E ancora più sporca se basata su elementi finora sconosciuti ai più, una specie di squalifica preventiva in attesa di un appiglio per quella reale.

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