Il saluto di Hackett

24 Marzo 2009 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari

Modesto punto della situazione dopo l’overdose di 49 (c’è stato anche il turno preliminare per definire l’avversaria di Louisville) partite dei primi due turni del torneo NCAA: 12 viste per intero religiosamente, favoriti dalla notte anti-seccatori, tutte le altre lavorando o attraverso highlights.
GIOVEDI’ – Facili cavalcate per Duke e soprattutto per la Connecticut del malandato coach Calhoun. Emozionante partita fra LSU e Butler, con vittoria della squadra allenata da Trent Johnson grazie ad una terrificante prova di Marcus Thornton, giocatore dell’anno della SEC e go-to guy fisso in ogni situazione punto a punto con Butler, che ha pagato le cattive condizioni fisiche di Matt Howard. Un’orrenda UCLA salva per miracolo con VCU mentre la relativa sorpresa (ci diamo bacchettate sulle dita per non scrivere upset) è stata merito di Western Kentucky, su Illinois.
VENERDI’ – La nostra favorita per la vittoria finale, Pittsburgh, ha fatto il minimo sindacale con East Tennessee State, mentre mille emozioni ha regalato, al di là dei due supplementari, la vittoria di Siena su Ohio State in una partita di fatto giocata in casa dei Buckeyes. Thad Matta, allenatore di Ohio State, si ricorderà per anni gli ultimi secondi del primo supplementare con i suoi sopra di tre punti. Dalla panchina urlava di fare fallo, sbracciandosi, per evitare il tiro da tre, ma i suoi non l’hanno ascoltato e così Ronald Moore ha regalato al mondo uno dei millecinquecento tiri destinati ad essere definiti ‘the shot’, con pareggio e vittoria al secondo supplementare. E’ piaciuta la fisicità di USC contro Boston College, mentre l’Arizona del post Lute Olson (dimissioni lo scorso ottobre) ha esordito molto bene contro Utah.
SABATO – Tiratissima la sfida fra Duke e Texas, vinta con un’intensità che di solito non si riconosce ai Blue Devils: buonissima la difesa di Scheyer, Henderson, Singler e compagni, buone le percentuali nel tiro da fuori, discreti anche i recuperi nelle situazioni sporche. La squadra di coach K manca di mazzolatori, ma per la varietà di soluzioni se la può giocare con chiunque. Di North Carolina non hanno fatto notizia le vittorie, ma il recupero di Ty Lawson; contro LSU Hansbrough il solito combattente, ma come già si era visto durante la stagione ormai gli hanno preso le misure. Devastante Connecticut, atleticamente una squadra NBA, con Texas A & M, ma anche Villanova con UCLA non ha scherzato: con il grande Rollie Massimino (allenatore del titolo 1985, in finale sulla Georgetown di Pat Ewing) in tribuna gioco brutale in area e sporco in varie altre situazioni (criminale la gomitata che si è preso in bocca Darren Collison), buon tiro da tre e UCLA a casa. Il gioco duro è stato un po’ una costante di questi primi turni, speriamo che il metro cambi per non vedere trattamenti come quello riservato da Michigan a Blake Griffin: sgambettato in contropiede, omaggiato di manate in faccia che lo hanno costretto a giocare con i tamponi nel naso, Barkley Due ha reagito con un’aggressività da fenomeno trascinando Oklahoma nelle Sweet Sixteeen con 33 punti, 14 rimbalzi e qualche botta restituita.
DOMENICA – Qualche patema per Pitino contro Siena, fatto dimenticare da difesa e fisico, e molti patemi per Pittsburgh con Oklahoma State: sottotono il centrone DeJuan Blair, nelle fasi decisive la situazione è stata presa in mano da Sam Young e soprattutto da Levance Fields, atleta non splendido (tarchiato, meno veloce delle guardie di prima fascia) ma con grande personalità. In omaggio a Daniel Hackett vista tutta la prevedibile, anche se la partita è stata equilibrata, uscita di USC contro Michigan State: l’azzurro (speriamo) pesarese ha preso più tiri forzati del solito anche a causa dell’ottima marcatura degli Spartans su Taj Gibson, ma l’uomo decisivo della partita è stato Travis Walton che da specialista difensivo si è trasformato per l’occasione in una specie di Dwight Howard (per una notte). La stella nativa di Compton DeMar DeRozan ha fatto il suo dalla media, ma ha difeso male rinunciando a qualche tiro da tre prendibile e sbagliandone qualcun altro: anche per questo Hackett (in campo per i soliti 40 minuti) davanti al padre Rudy (assistente di coach Floyd) ha chiuso, forse, la sua esperienza universitaria con una prova personale buona (13 punti, 5 assist, 3 recuperi) ed una sconfitta di squadra. Per come si era messa l’annata due mesi fa una buona chiusura, adesso Hackett pensa di rendersi disponibile per il draft: molto ottimisticamente può valere la metà del secondo giro, ma va detto che appena sotto le chiamate dei big la soggettività dei giudizi rende da bar qualsiasi congettura. Vista anche la passeggiata dei campioni di Kansas su Dayton, con un Cole Aldrich strapotente.
E ADESSO? – Da giovedì si riparte con semifinali e finali dei regional. Nella East Region (si gioca a Boston) Pittsburgh-Xavier ed un imperdibile Duke-Villanova (per noi le 4 del mattino di venerdì). Nel West (Glendale), Connecticut-Purdue e Missouri-Memphis. Venerdì le altre semifinali. Nel Midwest (Indianapolis) Louisville-Arizona e Michigan State-Kansas, nel South (Memphis) North Carolina-Gonzaga e Syracuse-Oklahoma. E’ evidente che nelle Sedici l’intrusa è Arizona, ma solo a livello di seeding (12 nella sua parte di tabellone): la mano fatata di Nic Wise, la completezza di Chase Budinger ed i rimbalzi dinamici di Hill potrebbero dare fastidio a Louisville. Pronostico dopo il primo weekend: a Detroit vannno Pittsburgh, Connecticut, Kansas e Oklahoma. Appuntamento a martedì prossimo…
stefano@indiscreto.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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