Il paese dove i giornalisti si credono importanti

26 Maggio 2010 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
Siamo già in crisi di astinenza da calcio giocato, quindi ci siamo ridotti a leggere i giornali. Ovviamente si parla di Mourinho, anche adesso che è in partenza e non regalerà più titoli ai cultori del ‘Ci aspettano dieci finali’. Si continuano ad analizzare le sue parole sull’ipocrisia del calcio italiano, ipotizzando chissà quale travaglio interiore. Eppure sarebbe tutto molto chiaro.
Non lo scriverà mai nessuno sui media che contano (secondo loro stessi), ma le cose stanno così: visto che non ha voluto dare il numero del telefonino ad alcuna presunta grande firma si é fatto un esercito di nemici a prescindere, trasversale rispetto all’appartenenza editoriale e di tifo (molti giornalisti simpatizzanti dell’Inter fanno a gara nel parlarne male: vedranno la cordialità di Capello…). Giornalisti che nella loro presunzione assoluta, non capendo che il proprio giornale si regge sulla pubblicità e non sui loro articoli privi di interesse per chiunque abbia un televisore, l’hanno presa malissimo. E’ andata più o meno così, stando a un testimone oculare: “José, mi daresti il tuo numero cosi magari ci sentiamo ogni tanto?”. Risposta: “No”. “José, ti va di fare un’intervista di una pagina?”. Risposta: “No”. Per noi la sua grandezza sta qui, nel fregarsene dei media. Se vinci a cosa ti serve un articolo elogiativo? Se guadagni 11 milioni cosa te ne fai di un’intervista bolsa?
Comunque comanda lui, dice quello che gli fa comodo e, attenzione, con le conferenze stampa in diretta su Sky Sport 24 i giornali non possono avere il pallino in mano e decidere di dimenticare le parole scomode. Questo non é mai piaciuto alla stampa italiana che preferisce sempre l’allenatore in difficoltà, quello che si vuole fare amici e vuole trasmettere messaggi mielosi ai tifosi, al presidente e via di questo passo. L’allenatore che traballa, ma che in cambio di una telefonata privata può contare sul giornalista che scrive quanto sarebbe ingiusto cacciarlo. Da questi meccanismi nascono gli allenatori ‘signori’ o ‘antipatici’. Non piace ai giornalisti over 50 il non avere più il potere fra le mani e non poter mandare dei messaggi semi-mafiosi del tipo “José, dai, facciamo sta intervista sennò il direttore vuole scrivere che…”.
Questa è la realtà quotidiana del nostro giornalismo, nelle metropoli e a maggior ragione in provincia dove quell’unico giornale (comprato per i necrologi, peraltro) crede di essere il New York Times. A naso, il popolo interista ha capito la storia. Quando lo speaker di San Siro pronuncia il suo nome lo stadio impazzisce. Non si era mai visto qualcosa del genere, se non in maniera soft con Mancini. La gente non é poi così stupida: sfoglia i giornali, vede le trasmissioni, sa valutare, intuisce. José ha avuto la fortuna di allenare in una società poco protetta, in parte anche per l’incapacità di alcuni dirigenti. Fosse al Milan o alla Juve sarebbe stato difficile fare il muro contro muro, nel nome dei così detti buoni rapporti fra i giornali, i direttori, i proprietari e le società. “Sai José noi siamo amici loro da sempre, ci trattano bene, scrivono sempre in maniera positiva, nascondono le notizie, sarebbe utile che tu rilasciassi delle interviste”. Avete presente i discorsi del genere, vero? L’Inter non é mai riuscita ad entrare nelle stanze del potere giornalistico, seppur Moratti goda a prescindere di un credito infinito. Ecco, Moratti non si può toccare ma tutto il resto sì. “Lei presidente merita di più”, sibilano sempre giornalisti anziani e meno anziani sotto gli uffici della Saras. Fosse povero Moratti non troverebbe alcuno di questi e si dedicherebbe magari alle bocce. Ma si sa, il mondo va avanti anche cosi.
Ecco, José ha colpito nel segno e hanno provato a dargliela sui denti con la stessa moneta. Senza riuscirci. Per farla breve a Mourinho faceva schifo tutto ciò, più ancora dei battibecchi con i colleghi che hanno sempre fatto parte del gioco (non è che con Guardiola si scambierà messaggi d’amore). I giornalisti adesso possono stare tranquilli, sul piano tecnico magari arriveranno in Italia cento allenatori migliori di lui ma in generale uno come Mourinho non ci sarà più.
Anche se Capello sarà comunque interessante da osservare: difatti non riusciamo ad immaginare Sconcerti che gli fa delle domande scomode e gli snocciola dati del tipo “La sua squadra nei primi 15 minuti fa una media di 2,4 tiri in porta, mentre nell’ultimo quarto fa 3,8 fraseggi orizzonali e 4,5 verticali, come mai?”. E della casa di Marbella nessuna chiave e nessuna vacanza a sbafo. Forse non é che sia una buona notizia, il suo arrivo ad Appiano, per i giornalisti. Per non dire che detesta gli sconosciuti che gli danno del tu biascicando cose del tipo  “Fabio, puoi spiegarci il cambio Chivu-Stankovic?”. A Madrid si parla poco di tattica e ti chiamano alle 2 di notte per commentare una notizia inverosimile. Ma é tutto più rilassato e soprattutto i giornalisti si prendono meno sul serio. Insomma, si sta meglio.
Dominique Antognoni
(in esclusiva per Indiscreto)

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