Il circo che ha bisogno dei Maradona

7 Luglio 2010 di Dominique Antognoni

di Dominique Antognoni
Abbiamo poco da dire sul Mondiale, al di là del fatto che ne abbiamo visto quasi tutte le partite (ma solo perché non c’era altro calcio guardabile in giro). Un motivo per esultare però lo abbiamo trovato. Abbiamo sentito, visceralmente, una gioia infinita per l’umiliazione subita da Maradona e da tutto il sistema mediatico schiavo del personaggio. Guardate Diego come calcia, guardate Diego come stringe la manina alla nipotina, guardate Diego come si commuove. Gli stessi che magari in privato si rendono comnto di come sia ridotta una squadra potenzialmente grandissima come l’Argentina, con un obeso ex drogato in panchina. Uno che non riesce a motivare se stesso, figurarsi gli altri. Abbiamo esultato per lo 0 a 4 strameritato di Maradona contro i tedeschi più che per il rendimento scadente in nazionale di coloro che si e ci esaltano per dieci mesi con il club. Non certo perchè ce l’abbiamo con Maradona, che da calciatore ha regalato gioie immense, ma perchè adesso uno come lui è l’ideale per il temino dell’inviato che dell’Argentina conosce a malapena quattro giocatori. Letto anche un elogio del destro (del destro) di Messi, su un quotidiano una volta glorioso…
Surreale, perfino illegale la regola che impone l’obbligo dei giocatori di presentarsi anche controvoglia. Per cui facciamo la ola quando si limitano al compitino e se ne tornano a casa presto. Devi pagare per avere, punto e basta, il resto è demagogia ma con la demagogia non si vince e non si campa. Nessuno va dal supermercato uscendo con il carrello pieno senza pagare, nessuno se la cava dicendo: “Mangiare è più importante che fare fatturato”. Vale per qualsiasi settore di attività. Pagare per avere.
Un lettore ci ha illuminati dicendo che considera il Mondiale il carnevale del calcio. Ha ragione: un circo, dove non a caso c’è posto per Maradona. Che per noi è solo un uomo malato e con la voce impastata dalla droga, mentre per tanti un Dio. Quanto dura e quanto dureranno l’immunità di Diego (cosa diremmo di Totti o Balotelli se avessero sparato a un giornalista fuori da casa loro?), le storie e le lacrime guardando la nipotina, sorvolando sulla sua nullità come tecnico? Per quanto tempo dobbiamo pagare la tassa Maradona? E’ giusto sforzarsi di considerarlo un allenatore? Sì, secondo coloro che sostengono che personaggi come lui fanno bene al calcio. Diciamo che nel periodo dell’assenza di Maradona, almeno quindici anni, i giornali si sono venduti lo stesso e la gente ha guardato le partite come prima e più di prima. Si sono assegnati Palloni d’Oro, Mondiali e Champions League senza alcun problema.  
Dopo l’eliminazione argentina, finalmente Diego se ne andrà e non lo dovremo più vedere. Fenomenale la sua impotenza nel dire qualcosa, qualsiasi cosa ai suoi giocatori al di là dei baci e degli abbracci. Fantastica la sua incapacità assoluta nel capire una partita, che fa venire in mente quel discorso di Sacchi su cavalli e fantini. Maradona non ha studiato nemmeno un giorno da allenatore: nulla di male, ma poi devi conoscere i tuoi limiti. Prima dei quarti non ha mai avuto l’occasione di dimostrare quanto (non) valesse. Per la prima volta in svantaggio, per la prima volta contro un avversario forte, per la prima volta ha dovuto fare delle scelte. Una cosa è battere punizioni e fare discorsi demagogici, un’altra allenare. E se al Mondiale hanno fallito in maniera a volte ridicola allenatori veri come Lippi, Capello o Eriksson, figuriamoci uno che era stato messo lì solo per motivi di immagine. Perchè poi a consigliarlo era il mitico Bilardo, quindi al disastro argentino andrebbe associato anche lui…
Quello che ci fa male davvero è la corrente giornalistica argentina che considera colpevole Messi.
Abbiamo letto che sarebbe partito troppo presto dal suo paese per poter sviluppare attaccamento alla maglia della nazionale. Ehi, stiamo scherzando? Se ne è andato per diventare un calciatore, infatti è il più grande. Non ci credete? Guardatelo con il Barca. Se non vi va bene, da domani per favore evitate di chiamarlo e di obbligarlo ad attraversare l’oceano per giocare contro il Venezuela.
Un discorso che applicheremmo anche agli italiani, per quanto fra di loro un Messi non ci sia. Dopo l’eliminazione le tivù andavano in giro per le strade a fare la solita domanda: delusi dagli azzurri? Le risposte erano del genere “Con tutti quei milioni che prendono pensano solo alle veline”. Invece i giocatori non prendono alcun soldo dalle nazionali. Non vi vanno bene? E che problema c’è? Lasciateli a casa, la prossima volta. Facciamo come nel basket Nba e nell’hockey Nhl: mentre si gioca o ci si allena sul serio, qualcuno con la sua testa decide di andare ai Mondiali. Chi vuole bene, chi no resta e gioca con la squadra. Stiamo parlando di libertà.
Dominique Antognoni
(in esclusiva per Indiscreto)

Share this article