I puntuali stipendi della Cremonese

9 Giugno 2011 di Marco Lombardo

di Marco Lombardo
Il nuovo calcioscommesse è materia ovviamente da bar sport, purtroppo non solo nei bar sport. Inutile dire che in questi giorni molta gente (magistrati compresi) farebbe meglio a stare zitta, anche perché a sentire gli spifferi dei palazzi di giustizia la cosa si fa spessa e quindi meritevole di conferenze stampa solo con elementi concreti da esporre.

Un collega, ad esempio, giura che il poliziotto sempre al seguito di uno dei protagonisti della vicenda gli ha confidato che una nota squadra del centrosud finirà in serie B. E non è il Napoli, per intenderci. Ma su queste basi, cioé della confidenza dell’amico del cugino, un magistrato serio può condannare qualcuno?Però, per evitare di andare dietro alle fughe di notizie, per una volta vorremmo concentrarci non su quello che è successo, ma su quello che si può fare per evitare che accada ancora. Detto che bandire gli stupidi e i criminali dall’umanità è esercizio inutile, bisogna togliere loro qualsiasi alibi per evitare che possano dire “non potevamo fare altro”. In questo senso il calcio italiano si è chiuso nel suo fortino, minacciando punizioni esemplari senza far presagire soluzioni. Tutto questo giro di parole per dire che l’assunto “per forza: non pagano gli stipendi…” può sembrare banale e retorico, ma forse non è così lontano dalla verità. Lasciamo stare Paoloni, stupido o criminale che sia. Ma prendiamo invece in esame le parole dell’imbestialito Mario Macalli, l’uomo che un giorno ha preso la serie C e l’ha chiamata Lega Pro senza che – oltre alla nuovissima e costosa sede – il resto del mondo abbia capito la differenza.
Macalli ha sbraitato: “Dire che chi delinque è perché non ha lo stipendio pagato è un’assurdità: è come dire che chi vive con mille euro al mese ha ragione ad andare a rubare. Paoloni ha sempre avuto tutto pagato al penultimo giorno del mese dalla Cremonese. Qui c’è gente che guadagna anche 20mila euro, il vero disgraziato sono io. E la Lega Pro è in massima parte pulita con imprenditori seri. E quelli che hanno preso punti di penalità sono seri pure loro: hanno solo pagato delle difficoltà. Non c’è da vergognarsi se si diventa poveri”.
Giusto, per carità. Poi però fa pensare un articolo dal titolo “Lega Pro a rischio fallimento” scritto dal Sole24Ore, dunque non dai quei beceri di Indiscreto, che più o meno recita così: in serie A il costo del lavoro per tesserato rappresenta il 64% dei ricavi, in serie B l’84%, quasi quanto in Lega Pro (85%); lo stipendio medio annuale della A è di 1,624 milioni; quello della serie B di 0,347 milioni, quello della Lega Pro è circa la Serie B meno il 30 per cento. Lordo. E però: il costo del lavoro della Lega Pro nel 2010 è diminuito quasi del 10% rispetto al 2007 (103 milioni contro i 114 del 2007-2008), grazie all’incentivo nell’utilizzare i giovani e nell’ultimo campionato sono stati 143 i punti di penalizzazione inflitti a causa dei ritardi nei pagamenti. In pratica: sono usciti (virtualmente) meno soldi ma non è bastato a nulla, anzi.
Insomma, per farla (non) breve: aldilà di tante chiacchiere il calcio – e non solo quello di Lega Pro – oltre alle punizioni esemplari avrebbe bisogno di una bella ristrutturazione. Per dire: meno squadre per tutti, playoff anche in A per evitare tentazioni nelle ultime giornate, una legge che obblighi a pagare gli stipendi sempre e subito. Perché adesso sono concessi 90 giorni di franchigia (il Bari, serie A, qualche settimana fa ha fatto trionfalmente sapere di aver pagato gli stipendi di gennaio, febbraio e marzo…), mentre di solito le aziende normali al 27 sono già lì con i bonifici. Provate voi a non ricevere regolarmente lo stipendio da mesi e trovare un giorno uno che ve li offre in nero: che fareste? Questo insomma per cominciare, si accettano idee anche non così banali.
Perché alla fine, nel calcio dei galantuomini, c’è pure chi onestamente sostiene: “La prima cosa da regolarizzare sarebbe quella degli stipendi perchè, quando gli atleti non vengono pagati sono più a rischio corruzione degli altri. Se dicessi, però, che non c´erano avvisaglie di un caso del genere mentirei”. Non lo diciamo noi, ma il banalissimo (secondo Macalli) Giuseppe Magalini, direttore sportivo della Cremonese. La squadra di Paoloni.

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

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