I partigiani sul divano

25 Aprile 2020 di Stefano Olivari

Questo era il primo 25 aprile della storia in cui speravamo di ascoltare qualcosa di sinistra, al limite anche la solita bolsa retorica resistenziale basata su un’Italia immaginaria, quando per liberare l’Italia dal nazifascismo sono morti più militari angloamericani che partigiani italiani non militari (87.000 contro circa 37.000), cioè quelli che secondo il giornalista collettivo sarebbero I PARTIGIANI, ignorando il ruolo dei nostri militari nella Liberazione e tante altre cose: ad esempio siamo sempre rimasti colpiti dal sacrificio, in Italia, dei 4.000 polacchi del generale Anders. Praticamente questi sono venuti a morire per un paese fiancheggiatore-subalterno dei nazisti, che solo pochi anni prima avevano distrutto la Polonia.

Invece questo 25 aprile è diventato la festa dei partigiani da divano, quelli che resistono al coronavirus semplicemente smettendo di vedere altre persone, di lavorare, di vivere. Gente non pacifica, ma semplicemente molle e paurosa, che cerca nella medicina le risposte all’orrore della propria vita. E pazienza se dieci medici seri presi a caso dicono sulla pandemia dieci cose diverse, per questa gente e per qualcuno dei loro eletti è sempre pronto il mantra ‘Ce lo devono dire i virologi’. Il nuovo mito è LA SCIENZA, come se la porcheria in circolo non fosse stata originata proprio dalla scienza (ah, no, il debunker de’ noartri dà la colpa il mercato dei pipistrelli).

Cosa vogliamo dire, anche se secondo alcuni lettori di Indiscreto (ci domandiamo perché lo rimangano, leggere giornalisti che si disprezzano è una perdita di tempo) dovremmo vergognarci, nientemeno? Che il lockdown ha avuto il suo perché nel breve periodo (gli ospedali della Lombardia non sono collassati) ma che a due mesi dal cambio di tutto siamo al punto di partenza, con in più un’economia in ginocchio e un morale a pezzi. Non è ovviamente un problema soltanto italiano, perché certi meccanismi di chiusura e di accettazione del controllo li vediamo in quasi ogni paese. Il fascismo sta arrivando, e questo fascismo chi canta Bella Ciao sul balcone non lo mette al muro ma lo addita come esempio di bravo cittadino.

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