Tennis

Erba d’oro

Marco Lombardo 25/11/2008

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In tempi di crisi, anche lo sport fa i conti e spesso ci perde. Così capita che campionati come la Major League di baseball e quello di Formula Uno debbano affrontare la recessione, o che interi tornei di tennis spariscano per mancanza di sponsor, così com’è successo agli Open d’Olanda venduti in blocco alla famiglia Djokovic. C’è però un’eccezione, un simbolo delle racchette che non passa mai di moda. E anzi: s’ingrandisce. È Wimbledon, ovviamente, il torneo più amato. Dove la tradizione del «predominatly white» non passa mai di moda. Tanto che – con l’economia mondiale in declino – i suoi organizzatori si permettono di stanziare 55 milioni di sterline per prendere la piena proprietà del sito in cui i Championship sono disputati. Un vero e proprio patto con la federazione britannica che l’All England Lawn Tennis and Croquet Club ha stipulato per assicurare al torneo un futuro radioso e al tennis britannico una prospettiva. L’accordo infatti prevede appunto lo stanziamento della somma, che sarà versata dal 2009 al 2012 passando alla federazione il 100 per cento dei profitti delle due settimane di gara. Poi, dal 2013 al 2053, la percentuale dei profitti girati per lo sviluppo del tennis di Sua Maestà passerà al 90 per cento. «Abbiamo assicurato al tennis britannico 40 anni di benessere -ha detto il chairman dell’All England Tim Philips -. È il nostro impegno per continuare lo sforzo per far crescere il nostro sport e il nostro torneo». Tanto che, dopo la creazione del tetto apribile che adornerà il campo centrale dalla prossima edizione, sono già previsti nuovi lavori al campo numero 1, con l’obbiettivo di aumentare anche i posti per il pubblico. «Nel 2008 Wimbledon ha avuto il numero record di spettatori: 475.812. Esoprattutto ha incassato quasi 26 milioni di sterline. Per fare questa operazione non avremo bisogno neppure di chiedere un prestito: i soldi ce li abbiamo in cassa». Di questi tempi non è da tutti.
Marco Lombardo
(per gentile concessione dell’autore, fonte: Il Giornale)

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