Di Malindi in peggio

20 Febbraio 2013 di Stefano Olivari

Da qualche settimana si legge di turisti e residenti italiani rapinati, o peggio, nella località più note del Kenya (cazzo, sembra l’attacco dei vecchi articoli di Piero Ottone: questa la capiscono solo gli over 40 che leggono Repubblica e l’Espresso). L’ultimo, recentissimo, a Malindi. Sotto certi aspetti niente che Marek Hamsik o chiunque di noi, anche con lo Swatch, non sappia già. Il tamarro è sempre dietro l’angolo e vuole sempre ciularti la catenina, si sa (intorno al Napoli c’è comunque anche altro). Il problema non risiede solo nei fatti, ma nelle reazioni: a metà fra lo stupito (il turista antipatico che si lamenta di qualcosa, grande classico del vecchio Tg4 di Emilio Fede, o ricorda eventuali disagi con tono da reportage di guerra) e l’ottimista (“Mai avuti problemi con la popolazione locale, tutti simpaticissimi e cortesi”). Ci sembra una cosa troppo grossa per non essere notata: a Napoli o a Milano nessuno muore di fame, chi è in fila alla mensa della Caritas sta comunque un piano sopra a chi non può stare in fila da alcuna parte ed è costretto a sperare, nella migliore delle ipotesi, che sua figlia possa fare la serva in un resort e suo figlio l’addetto alla security per cifre che non consentono una vita accettabile nemmeno in Kenya. In altre parole, se noi non avessimo qualcosa da mangiare e ci togliessero il televisore è probabile che andremmo a derubare o ammazzare qualcuno. Finché arriviamo a fatica alla fine del mese, invece, possiamo discutere su chi sia meglio fra Ingroia e Maroni. Non è difficile da capire,  ma siamo ancora qui, dal punto di vista giornalistico, con l’italiano brava gente che concepisce qualsiasi nefandezza ma non riesce ad accettare che ci sia qualcuno che lo odia perchè muore di fame. Non si possono risolvere tutti i problemi del mondo, ma evitare di fare i padroncini (la pensione percepita al lordo in molti paesi lo consente) dove la gente sta male, ma male davvero, sarebbe consigliabile. Soprattutto per la propria salute.

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