Cugini di Agnelli

21 Aprile 2021 di Stefano Olivari

La Superlega è appena nata, ma è già finita. Dopo il ritiro delle sei inglesi il progetto di Florentino Perez ed Agnelli, con i soldi (promessi) di JP Morgan, è naufragato e si trasformerà, al massimo, in un gruppo di pressione per ottenere più soldi dalla UEFA e dai suoi fantasmagorici nuovi sponsor (erano nel cassetto?). Però adesso con potere contrattuale pari quasi a zero, per la gioia di Ceferin. Senza contare i sospetti da qui all’eternità su arbitraggi e dintorni, con l’iconico ‘You pay’ di Chiellini che finalmente troverà una giustificazione.

Di tutti gli eventi degli ultimi due giorni non ci ha colpito però l’idea dei 12 club, visto che se ne parla dagli anni Ottanta, né tanto meno la reazione della UEFA, degli esclusi e di molti tifosi, quanto l’approssimazione dilettantistica con cui il progetto è stato portato avanti. Una svolta epocale è stata buttata lì, in un ambiente ovviamente ostile perché toccava gli interessi di tanti, senza alcun impegno vincolante dei membri. Che uno ad uno si sono ritirati, fra promesse e pressioni.

Questa vicenda rappresenta la fine calcistica di Andrea Agnelli. Di sicuro della sua credibilità come dirigente internazionale e forse anche della sua presidenza della Juventus dopo, 11 anni, 9 scudetti e tanto altro (anche due Champions sfiorate, perdendo in finale contro le favole sportive Sassuolo e Benevento… ah no, erano Barcellona e Real Madrid), visto che nel gruppo Exor a dare la carte è John Elkann. Il quale, secondo il Corriere della Sera, starebbe pensando ad Alessandro Nasi, uno dei mille parenti della galassia Agnelli, che di Exor è vicepresidente e che a noi del bar era noto come fidanzato di Alena Seredova, l’ex signora Buffon. A questo punto per il 43enne portiere il futuro dirigenziale alla Juventus appare, eufemismo, più difficile (non ci scommetteremmo). Per non parlare della permanenza di Pirlo, con o senza quarto posto.

Il fatto che il frontman di questo disastro, insieme a Florentino Perez, sia Agnelli non ci deve far dimenticare la presenza-assenza di Milan e Inter. Più palpabile quella rossonera, con Gazidis a tessere trame e fare pubbliche relazioni, più dettata dalle circostanze (non vendere con una pistola puntata contro) quella nerazzurra. Da non elettori di Sala diciamo che Sala ha fatto bene a non regalare San Siro e una speculazione immobiliare servita a gente che oggi è qui, domani forse no e dopodomani sicuramente no. Certo un dirigente dei due club milanesi che ci mettesse la faccia sarebbe il minimo, senza la scusa dei proprietari lontani. Nemmeno Agnelli è proprietario, nel senso di maggior azionista, della Juventus. In particolare l’Inter che sta volando verso lo scudetto sembra un cavallo scosso, come al Palio di Siena: va avanti ma non sa bene verso dove. Speriamo che alla curva del Casato non ci sia un arabo.

Questa storia ha visto l’aborto di un progetto di plastica, con un marketing ridicolo (incredibile che non ci si sia giocati l’immagine di qualche calciatore famoso), un progetto che però ha toccato nervi scoperti visto che la Champions League attuale è esattamente quel campionato di ricchi indebitati che la UEFA degli ultimi due giorni ha detto di voler combattere. Ma come al solito di ogni vicenda bisogna cogliere il lato umoristico. Tipo la sfilata di dirigenti del calcio italiano, in molti casi pregiudicati sia per la giustizia ordinaria sia per quella sportiva, che si sono improvvisati difensori dei valori del calcio di una volta. Ma non è che il topo di appartamento sia meno ladro di Madoff.

Torneremo altre volte sui dettagli di questa storia pazzesca, ma anche sui suoi aspetti seri (primo fra tutti  il modo in cui oggi si guarda il calcio, senza necessariamente essere giovani). Per oggi chiudiamo qui, perché è domenica, alle 14.30 si gioca Milan-Sassuolo e dobbiamo arrivare con due ore di anticipo a San Siro per prendere un buon posto e poter vedere le maglie rossonere, senza sponsor e senza stranieri ad indossarle. Certo dovremo scegliere una partita su otto, essendo tutte in contemporanea, ma noi mettiamo i valori dello sport davanti a tutto.

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