Cucina trascendentale

21 Agosto 2011 di Simone Basso

di Simone Basso
La Vuelta stramba, Rodman per l’eternità, la profezia su Sabonis, la religione lituana, la gara dell’anno, il valore di Serena Williams e la passione di Ullrich.

 1. Tempo di Vuelta, non ricicliamo vecchi spunti perchè sui quotidiani c’è già chi lo fa per noi. Caccia a una maglia rossa più stramba del solito: il Giro di Spagna estivo ha sempre vissuto di una bipolarità acclarata, da una parte la classifica generale, dall’altra il pensiero ai Mondiali settembrini. Quest’anno le condizioni del tracciato, tappe corte, molte salite “cattive”, il meteo da spiaggia mediterranea, cozzano contro le esigenze del percorso iridato di Copenaghen: infinito (266 chilometri), scorrevole e con l’incognita della pioggia e del vento. Il lotto dei favoriti per la corrida iberica è bello nutrito: lo Squalo Nibali, alla ricerca di un bis storico, Menchov, Purito Rodriguez (la nostra fiche), Scarponi, Anton (vedremo se ripeterà i Vam dell’anno scorso…) e, perchè no, il trio di fratturati della Grande Boucle, Wiggins, Brajkovic e Van den Broeck. Martedì, sulla Sierra Nevada che trent’anni fa consegnò l’amarillo definitivo a Giovanni Battaglin, la prima verifica delle loro ambizioni.
2. La noia sartriana della pallacanestro estiva, tutta chiacchere e distintivo, si è eclissata nel dì della festa per la classe 2011 nella Hall of Fame. Finalmente premiato, per lo scorno di molti, il Bad News Barnes della generazione X, ovvero Dennis Rodman. Introdotto da Phil Jackson, ha pianto per metà del tempo del suo discorso; il Verme, piaccia o meno, rimane uno dei pochi personaggi veri espressi da quel circo. Autentico, tamarro, delinquenziale, divertente. Ha detto, tra un singhiozzo e l’altro, che non ha mai giocato per i soldi: noi lo abbiamo amato, malgrado le paccottaglie da Barnum, proprio perchè sul parquet ha sempre espresso la sua purezza contraddittoria. Anche sul palco di quella cerimonia si è denudato, come faceva ai tempi gloriosi dei Bad Boys e degli UnbeataBulls: un fuoriclasse specialista dei rimbalzi e degli intangibles; sottovalutato da troppi nell’arte della lettura del gioco, inenarrabile come stopper su qualsiasi tipo di lungo. Per referenze chiedete a Karl Malone, l’ultimo quarto della celeberrima gara6 delle Finals 1998 fu roba da clinic, e Shaquille O’Neal; quest’ultimo, proprio durante uno statement game nella stessa stagione, fu tenuto dal Verme a zero punti nell’ultimo periodo e nel supplementare. Qualche anno prima, era il 1996, gli chiesero in che maniera riuscisse a cancellare, fisicamente e tecnicamente, un giocatore con quel tonnellaggio extra. Nella risposta c’è tutto Rodman: “I’m from Oklahoma. I used to pick up cows that weighted 450 pounds and carry them on my back. Shaquille O’Neal is no load.”.
3. Ennesima grande annata in quel di Springfield, la celebrazione della Chicago dinastica si completa con l’introduzione nell’Arca del Maestro Venerabile Tex Winter, l’uomo che ha creato e sviluppato i concetti tattici della Triangle Post Offense. Altro festeggiato di lusso è stato Chris Mullin, da New York con furore, la mano sinistra che nel basket si è più avvicinata alla carezza soave di John McEnroe. Infine, last but not least, Arvidas Sabonis: il più grande giocatore europeo di sempre. Ci ha sorpreso e confortato, in un filmato d’epoca, la profezia del Grande Vecchio, Mister Celtics Red Auerbach; uno che il giochino l’ha sempre visto con qualche minuto di anticipo rispetto ai comuni mortali. Sabas, un mostro, è perfetto per agganciarci ai prossimi europei in terra di Lituania.
4. Una nazione che non avrà bisogno del marketing pubblicitario per amare l’avvenimento: tre milioni di lituani venerano la pallacanestro come una divinità, riverberando lo stesso rapporto carnale, intenso, che altri popoli hanno con lo sport. A livello dei belgi con il ciclismo e dei canadesi con l’hockey su ghiaccio. Non è casuale che esprimano l’ultima (unica?) scuola tecnica europea: l’ideale di una disciplina che parte dall’arsenale individuale, i fondamentali, ma sempre inserito in un contesto collettivo. Le spaziature, gli angoli di passaggio, il post, i tagli: a livello giovanile la maturità dei “bambini” lituani, al di là dei risultati, è evidente. E’ il segno tangibile di una cultura specifica che si costruisce con la passione e il lavoro.
Un’organizzazione che permette, nella sola Kaunas, di avviare millecinquecento ragazzi nelle sei (!) accademie di quella città; la stessa che, di riflesso, vende cinquantamila biglietti dei Fiba EuroBasket 2011 in appena due ore…
5. A una settimana dall’avvenimento clou dell’atletica, i Mondiali, una breve introduzione al duello dei campionati. Infatti, dopo l’infortunio che ha privato i 100 metri di Tyson Gay, l’antiBolt, la gara delle gare a Daegu saranno gli Ottocento. Che vivranno sulla sfida tra il Principe della specialità, il favoloso David Rudisha, e l’emergente, il talentuoso Abubaker Kaki. Non siamo a Coe-Ovett ma poco ci manca: il keniota è l’evoluzione estrema del doppio giro; arriva dai 400 e del giro della morte ha la falcata strepitosa, in un esercizio che pare forzare i limiti fisiologici conosciuti. Il sudanese, con lo chassis più da mezzofondista classico, sembra l’unico con il potenziale e la cilindrata giusti per infastidirlo. L’appuntamento è in Corea del Sud, il 30 Agosto, alle due del pomeriggio in Italia.
6. Il cemento americano che scotta, quello più veloce, difficilmente racconta bugie. E’ diventato, nell’era dell’omologazione delle superfici, la cartina tornasole di un tennis sempre più esasperato. Qualche parola, dopo le esibizioni vincenti di Stanford e Toronto, dovrebbe essere scritta su Serena Williams. Il pressapochismo ha coniato lo slogan facile che accomuna le due sorelline; in verità Venus, comunque una campionessa, non è mai stata nella stessa categoria di Serenona. Che in una Wta in piena crisi ricorda a tutti, quando ne ha voglia ed è sana fisicamente (you know what I mean…), la distanza siderale che la separa dal resto del mondo. Non è solamente una questione di potenza fisica ma di classe: è una hors catègorie anche e soprattutto nell’interpretazione delle partite. La sua palla, nei momenti che contano, è pesantissima perchè lascia andare il braccio; in quei frangenti mostra la personalità che la concorrenza, ahiloro, non possiede. In Canada, nel clutch della finale con la Stosur, ha segnato il territorio con un rovescio lungolinea cyberpunk, quasi impossibile: è il marchio dei Grandissimi e, quando in futuro racconteremo delle massime espressioni del tennis rosa, ci si dovrà ricordare di lei…
7. Alla faccia dei poveretti che commentano da lontano, grande successo di partecipazione al recente Giro delle Dolomiti amatori. Nello scenario meraviglioso dei Monti Pallidi, in mezzo al serpentone di bufali, i più attenti hanno notato la sagoma curiosa di un cicloturista teutonico. Sovrappeso ma non troppo, esibiva la pedalata di uno con le stimmate da professionista: tale Max Kraft (che in tedesco suona “Massima Potenza”), numero 500 di dorsale. Avvicinato in albergo, malgrado il tentativo di rimanere in incognito, lo sfregaselle si è rivelato Jan Ullrich. Contento di pedalare non per denaro ma per il semplice piacere di farlo. Prosit, Ulle.

“Il fratello di Robert, Paul, emerge da un manicomio in cui era ricoverato e rileva il ristorante per dispensare ciò che egli chiama la “Cucina Trascendentale”…Impercettibilmente la qualità del cibo declina fino a che egli serve letteralmente immondizia, mentre i clienti sono troppo intimiditi dalla fama di Chez Robert per protestare. Esempi di menu: Zuppa di orina chiara di cammello con lombrichi bolliti Filetto di pesce elettrico stagionato al sole spruzzato con Eau de Cologne e guarnito con ortiche Supréme di placenta di bue cotta in lubrificante di ricupero, servita con salsa piccante di tuorli d’uova marce e cimici tritate Formaggio Limburger marinato con orina di diabetico annegato in Meta Flamb
oyant Così i clienti muoiono tranquillamente di botulismo…” (da “Il pasto nudo” di William Burroughs, 1959)

Simone Basso
(in esclusiva per Indiscreto)

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