Corriere della Sera in periferia

28 Settembre 2023 di Stefano Olivari

Volete leggere il Corriere della Sera nella periferia Ovest di Milano? Arrangiatevi. Come al solito prendiamo un caso personale, i proverbiali cazzi nostri, per fare un discorso più ampio, sul fatto che la crisi dell’editoria cartacea dipenda in parte dalla distribuzione. In altre parole sia quando vogliamo comprare un normalissimo quotidiano sia quando cerchiamo una rivista di nicchia (nel nostro caso, ad esempio, Nocturno) o un fumetto popolare (l’ormai illeggibile Tex) spesso non sappiamo dove andare, se non alle edicole della metropolitana.

Per farla breve: nostra madre, 87 anni e con qualche difficoltà nell’andare a piedi da sola, non può vivere senza il Corriere della Sera ed è per questo che era abbonata da anni al servizio Oresette, in sostanza un abbonamento per riceverlo a casa, portato da distributori di zona in buona parte di Milano. Sta di fatto che il distributore è fallito lo scorso giugno e che in 4 mesi nessuno è subentrato, evidentemente perché è antieconomico consegnare giornali a domicilio a poche persone. Bene, è il mercato. Allora quando possiamo pur non abitando vicini glielo portiamo noi, oppure ci organizziamo con vari conoscenti.

Ma le quattro edicole di zona (compresa quella di via Gulli, dove ogni mattina interagivamo con l’immenso Luisito Suarez e con il proprietario del Plastic Lucio Nisi, anche lui scomparso, grande lettore di giornali come Suarez) sono tutte fallite, sostituite una da un negozio di capsule compatibili e tre da niente. Quella di fianco al deposito ATM addirittura è stata sradicata. Non è un discorso di centro o periferia perché anche in centro le edicole propriamente dette stanno sparendo. Per fortuna, tornando nella periferia Ovest, c’è il vicino PAM di via Forze Armate, che dal lunedì al sabato ha i quotidiani, ma comunque non sempre si ha il tempo di mettersi in coda dietro a 120 vecchi ognuno con uno stracchino e mezzo etto di bresaola da pagare in contanti. Con questo non vogliamo dire che la gente non legga i quotidiani perché non ha l’edicola sotto casa, ma certo chi non trova un prodotto non può comprarlo.

Il declino delle edicole si materializza in varie tappe. La prima è che dove una volta lavoravano in due o tre di una famiglia lavora solo uno, magari chiudendo al pomeriggio. La seconda è che ai giornali si affianca ogni tipo di cianfrusaglia, da bigiotteria di serie Z a giocattoli, manco si fosse al mare (la variante è quella dei servizi, di solito fotocopie o fax). La terza è che l’attività venga ceduta o subappaltata a famiglie di extracomunitari (nelle metropolitane siamo a questo stadio), gente motivata e che può trovare interessanti anche incassi bassi. La quarta è l’inevitabile chiusura, inevitabile dal punto di vista degli edicolanti: perché dovrebbero tenere in piedi un’attività economica in perdita solo perché ogni tanto a noi piccolo borghesi va di leggere un giornale cartaceo?

Il problema è semmai degli editori, che non possono vivere di sole copie digitali o sito web, se no al di là dei proclami con numeri gonfiati, tipo le fascette dei romanzi, lo avrebbero già fatto pubblicando solo un migliaio di copie per ricattare il politico di turno. Detto che i distributori semiautomatici di strada, modello Vienna ma diffusi anche in altri paesi civili, da noi durerebbero tre giorni, ci sembra che si punti troppo poco sui supermercati (in tanti i giornali non li hanno proprio) e su altri punti di passaggio (perché sono spariti i giornali dagli Autogrill?). La strada più ovvia sarebbe la vendita con consegna a domicilio, ma andrebbe fatta direttamente.

stefano@indiscreto.net

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