Coronavirus, i vecchi devono morire prima?

11 Marzo 2020 di Indiscreto

Il coronavirus può contagiare tutti, ma è letale soprattutto per i vecchi visto che per provocare la morte deve quasi sempre essere in abbinamento ad altre patologie. Questo non toglie che che in Italia ci siano casi molto gravi, da terapia intensiva, anche fra i giovani. Gli ultimi dati della Protezione civile dicono comunque che fra i morti il 2% è tra i 50 e 59 anni, l’8% tra 60 e 69, il 32% tra 70 e 79, il 45% tra 80 e 89 e il 14% oltre i 90 anni. C’è un 1% che balla, saranno decimali, non stiamo a sottilizzare.

La questione, sollevata dalla Siaarti, Società italiana anestesia analgesia rianimazione e terapia intensiva, è un’altra. Essendo quello del coronavirus fondamentalmente un problema di strutture sanitarie, non di gravità in sé del virus, la Siaarti si è giustamente posta il problema di cosa fare nel caso (e ci siamo vicini) occorresse effettuare scelte fra pazienti, a parità di condizioni. Questa la risposta: “Puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la maggior speranza di vita”. Traduzione: con ospedali e reparti di terapia intensiva al collasso, in caso di necessità bisogna privilegiare i più giovani.

Una posizione di buon senso, che non fa notizia con il bambino scelto al posto dell’ottantenne ma ne farebbe un po’ di più con il cinquantacinquenne preferito, si fa per dire, al sessantenne. Non che i vecchi valgano meno dei giovani, ma l’età è alla fine l’unico criterio di scelta oggettivo e non discriminatorio. È poi ovvio che la soluzione migliore sarebbe quella di aumentare i posti nei reparti, ma non si può inventare in pochi giorni ciò che è stato tagliato in decenni. Si va quindi verso soluzioni di tipo militare, cioè la scelta del male minore.

Non siamo ancora a questo punto, è bene precisarlo in un momento in cui tanti fanno allarmismo, quindi gli 81 anni di età media dei decessi dipendono soltanto dal virus e dalle condizioni preesistenti di chi ne viene contagiato. Ma una regola ci vuole, a meno che non si preferisca la raccomandazione dell’amico del cugino che dice di conoscere il primario. Esiste un criterio più onesto dell’età? Se sì, non ci viene in mente.

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