Barbara un po’ sciupata

16 Giugno 2014 di Stefano Olivari

Cucina Milanello, via Aldo Rossi 8, Milano.

Alla ricerca di esperienze estreme, gli inviati di Pagando il conto hanno provato per voi il ristorante annesso alla nuova sede sociale del Milan, che come posizione (ormai l’unica differenza fra il giornalista e l’addetto stampa è che il giornalista scrive ‘posizione’ e l’addetto stampa ‘location’) sconta tutti i difetti della sede stessa. Il principale è che non è in centro, nella vecchia via Turati, ma in zona Portello-Fiera dove complice l’Expo si stanno costruendo uffici per aziende in diminuzione e case per una classe sociale in estinzione. Per farla breve: insieme a Dominique Antognoni e Andrea Ferrari ci dovevamo vedere per motivi di lavoro (ovviamente non è nato niente di costruttivo) in zona e così la scelta del locale-replica (così avevamo letto) della cucina di Milanello è stata obbligata. Difficile da trovare per un non milanese, difficilissimo per un turista a meno che non vi sia indirizzato da una guida in torta, la nuova sede rossonera è in un palazzo come detto modernissimo ma situato in un piazzale deserto, tutto in marmo, che ricorda l’aeroporto di Kabul. Si chiama piazza Gino Valle, dal nome dell’architetto (defunto da anni) che ha progettato l’area del Portello, mentre l’indirizzo di tutto il complesso di Casa Milan (che comprende negozio, museo, uffici, eccetera) è in via Aldo Rossi. Entrando nel bar troviamo immediato sollievo dal caldo allucinante, l’aria condizionata a palla è rimasta una delle poche cose del berlusconismo delle origini che noi ex concorrenti di Doppio Slalom, renziani prima di Renzi, tanto rimpiangiamo. Pochi i panini, da autogrill in disarmo, quindi ci fiondiamo subito nel vicino ristorante. Bene arredato, a tema rossonero, con camerieri non trasandati e la vista sulla piazza. Pochi riferimenti calcistici, però, in un posto che dovrebbe essere caratterizzato è un difetto. Locale all’ora di pranzo abbastanza pieno, con qualche dirigente milanista e molti impiegati. Noi che abbiamo mangiato a Milanello centinaia di volte (quando ci andavamo e quando l’azienda ci rimborsava), dallo stesso menu dei calciatori (spaghetti al pomodoro, mozzarella, cose semplici), ci aspettavamo qualcosa di simile, magari venduto come ‘il pranzo di Inzaghi’, ma invece abbiamo trovato piatti ‘normali’, da ristorante medio. Tre primi, tre secondi, qualcosa d’altro e un’insalata definita Insalata Milanello. Provate trofie alla carbonara vegetariana e l’hamburger: buone le prime, senza sbavature, secondo Dominique un po’ triste l’hamburger e rancide le patatine. Poi prende in giro la ex contadina moldava che si lamenta della cottura della spigola… Va detto che era in uno di quei giorni in cui non gli va bene niente, addirittura asseriva di avere appena incrociato Mauro Suma. Comunque sia un piatto, una bevanda e il caffè costano solo 10 euro in un ambiente buono ma abbastanza fuori mano anche per i nostri canoni di periferia. Andrea ha provato il wi-fi (a casa ha ancora l’ISDN, forse la connessione con Jumpy) e poi ci siamo spostati nel bar, dove verso le 15 si è materializzata una Barbara Berlusconi che aveva appena incontrato Inzaghi e che stava mostrando la sede a un gruppo di persone che a occhio sembravano manager scandinavi. L’abbiamo trovata un po’ stanca e sciupata, alla fine gestire il Milan non è uno scherzo e questa faccenda del doppio amministratore delegato sta logorando più lei di Galliani.

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